Dall’Anno di Grazia 2017 sono passati sei anni, ma da allora è cambiato tutto. D’accordo, ancora nessuno pensa neppure lontanamente all’epidemia di Covid e allo scoppio della guerra in Ucraina, ma di avvenimenti quanto meno negativi, non si avverte certo la mancanza. Vediamone assieme alcuni passaggi significativi.
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Si comincia subito, a gennaio, quando una slavina travolge un elegante albergo di Rigopiano causando ventinove decessi.
A maggio, in Francia, le votazioni per l’Eliseo decretano la vittoria del più giovane presidente della storia transalpina, Emmanuel Macron (e questa, almeno, non è una cattiva notizia, se non per i suoi oppositori);
A giugno, a Manchester, viene portato a termine un sanguinoso attentato nel corso del concerto della cantante Ariana Grande, con ventidue vittime e decine di feriti;
Ad agosto, a Ischia, si verifica un terremoto piuttosto pesante che devasta un’isola che è solitamente sinonimo ed emblema di serene e salutari vacanze;
Ottobre, come spesso accade in questo periodo dell’anno che registra l’effettiva ripresa delle attività dopo la pausa estiva, porta numerose novità, la maggior parte delle quali, guarda un po’!, sono tutt’altro che buone. Così si tiene in Spagna il referendum sull’indipendenza della Catalogna, con strascico di velenose polemiche ai massimi livelli e scontri di piazza. Nello stesso mese viene anche approvata la nuova legge elettorale (il cosiddetto Rosatellum Bis) complice della futura ingovernabilità del Paese. Dulcis in fundo scoppia il caso Harvey Weinstein: una pioggia di accuse a sfondo sessuale piovono (anzi grandinano) sul produttore di Hollywood, dando avvio a una linea di non ritorno nel mondo dello spettacolo che non risparmia neppure lo showbiz italiano.
Fortunatamente, però, accade anche qualcosa di buono. Niente di eclatante, almeno al momento, ma quando si tratta di notizie positive, visto i tempi che corrono, non mi sembra il caso di andare troppo per il sottile.
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Succede che nello studio di un commercialista romano s’incontrano i soci fondatori di Le Ombre di Platone ETS, Associazione culturale con innata quanto spiccata attitudine allo spettacolo e, in particolare, al Teatro. Ed è proprio lì che comincia la storia che si racconta in questo articolo e in quello che seguirà subito dopo. Ma non attraverso le mie parole; non solo, almeno.
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Dunque, un certo giorno, di punto in bianco, due o più persone, si danno appuntamento nella Capitale, negli uffici di un commercialista, decisi a a intraprendere la carriera di impresari teatrali.
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Veramente quel 16 di ottobre rappresentò solo la formalizzazione di una idea (ambiziosa, per non dire folle e temeraria) che in me e Salvatore Buccafusca, accumunati da una passione inestinguibile e ai limiti del patologico per il Teatro, aveva messo le radici già a partire dall’anno precedente: creare un soggetto con sedi operative al nord (Brescia), al centro (Roma) e al sud (Palermo) che ci avrebbe permesso di mettere insieme le nostre competenze e avviare una ideazione e una realizzazione assolutamente indipendente di spettacoli di elevata qualità artistica e commerciale. E, per dimostrare che per noi la cosiddetta quota rosa non è un dovere ma una grande opportunità, decidemmo di affidarne la presidenza alla preziosa, inimitabile e insostituibile siculo-romana Pia Di Fiore, da sempre appassionatissima di Teatro.
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Perché come nome avete scelto proprio “Le Ombre di Platone“?
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L’idea ce l’ha suggerita il mito della caverna, suggestiva e fantasiosa allegoria del filosofo ateniese, raccontato all’inizio del settimo libro settimo de La Repubblica: uno dei testi universalmente riconosciuti come fondamentali per la storia del pensiero e della cultura occidentale.
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Vuoi ricordare di cosa si tratta?
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Platone ipotizza un gruppo di uomini tenuti prigionieri e avvinti fin dalla nasciita da catene che li immobilizzano nell’oscurità di una caverna. Le ombre proiettate dalla luce esterna sulla patete della grotta, anche se causate da oggetti inanimati dalle più svariate forme, per essi rappresenteranno indizi di realtà. Nelle nostre intenzioni, il Teatro rappresenta il mezzo più idoneo per conferire autenticità a quelle forme, in modo di trasmettere agli spettatori (sia pure per mezzo della finzione) una realistica visione del mondo esterno, fino a quando, liberati dalle catene, essi saranno pronti a confrontarsi direttamente e senza più filtri con il mondo esterno.
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Accidenti, il concetto è elaborato e complesso, ma ci sta. Ok, bene per la creazione dell’Associazione e per… il battesimo, dunque. Ma poi dalla teoria bisogna passare alla pratica. Quale fu la vostra prima produzione? Quella per intenderci che, come si dice per il primo amore, non si dimentica mai.
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Cominciammo “con il botto”, come si dice a Roma, intraprendendo una grande avventura, senza risparmio di risorse e, con il senno del poi (di cui, come sannno tutti, sono piene le fosse) condita da in pizzico d’incoscienza. Si tratta di una satira graffiante intitolata «Sua Eccellenza è servita» che firmammo proprio io e Salvatore per la regia del bravo ed esperto Giancarlo Fares. e che si decise di mettere in scena con un cast d’interpreti di notevole spessore. In rigoroso ordine alfabetico Marco Blanchi, lo stesso Salvo Buccafusca, Guenda Goria, Mimma Lovoi e Francesco Sala.
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E quale fu il riscontro di questo nottevole sforzo operativo (e anche finanziario, suppongo) ?
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Il testo era validissimo, la regia e gli interpreti decisamente all’altezza: ne venne fuori un prodotto di grande qualità il cui successo di botteghino fu però sacrificato dalla nostra inesperienza a livello distributivo. Per dirla in poche parole: ottimo riscontro da parte della critica ma qualche problema al botteghino, considerato l’esiguo numero di repliche portate in scena. Insomma, l’inevitabile scotto che chiunque decida di cimentarsi in un’attività difficile e complessa come quella scelta dalle Ombre di Platone, inevitabilmente, si trova a pagare. Ma anche un’esperienza necessaria ad affrontare i futuri cimenti.
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Dopo di che?
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Dopo di che cominciò la nostra seconda fase: una serie di spettacoli con budgt ridotto ma culturalmente significativi e di grandissima suggestione classificabili, per la grande maggioranza, nel settore del cosiddetto Teatro d’Inchiesta che, come noto, amo più di ogni altra cosa e coltivo con cura e passione. Così già nel 2018 arrivarono «Roma criminale» e «Diciannove + Uno» (in collaborazione con “Teatro Studio” di Darfo Boario Terme e “La Lanterna” di Marone) e nel 2019 «Marzia e il salumiere».
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Poi arrivò la catastrofe Covid…
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Purtroppo sì: una mazzata particolarmente forte per gli operatori dello spettacolo, di quelle, come si dici, capaci di ammazzare un toro. Ma noi ci fermammo solo nel maledetto 2020, ripartendo con intatto entusiasmo già l’anno successivo, allorché mettemmo in scena ben tre nuove produzioni. Si parla della commedia «Stasera mi butto» (con Mario Zamma e Alessia Fabiani schierati accanto a Salvo Buccafusca), del dramma «Christine e Léa – Le serve» (in collaborazione con “Teatranti” di Ospitaletto) e della pièce «Punto improprio» – (in collaborazione con “Compagnia del Barone” di Milano) che trassi da un romanzo breve di quel grande giallista italiano che risponde al nome di Enrico Luceri.
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E così ci si sta avvicinando ai giorni d’oggi…
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Esattamente. Nel 2022 è la volta di altri due episodi di Teatro d’Inchiesta, con «Zastava 999» (scritto da me e da Daniela Morandini e prodotto in collaborazione con “ÒStudios” di Milano) e «Il terzo Lago» (firmato da me e da Federico Ferrari) . Ma, soprattutto, è l’anno di un’altra grande commedia e dell’importantissimo incontro con un personaggio che…
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Fermati qui, Patrizio! Della straordinaria evoluzione in corso per l’Associazione Le Ombre di Platone ETS ci parlerà, nel prossimo articolo intervista, il tuo socio e amico per la pelle Salvio Buccafusca. Intanto grazie per questa lunga chiacchierrata e… mucha mucha mierda a Vosotros!
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Valerio Vairo