Goodmorning Brescia (59) – Somebody… di Extraordinario

Quel che inizialmente ha attirato la mia attenzione è stata un’immagine, accompagnata da un breve e significativo annuncio:


Comincia il nuovo laboratorio teatrale!
Incontri aperti, liberi e gratuiti fino a Dicembre!
Chiunque può venire!
Sei chiunque?
Sei curioso?
Stai pensando “che bello, ma non riuscirei mai a farlo?”
SEI LA PERSONA GIUSTA!
Ti aspettiamo!

«Chi è che, di questi gramissimi tempi, s’ingegna a offrire gratuitamente qualcosa di così interessante, per quasi tre mesi, per di più?» mi sono chiesto. Poi mi sono accorto che giovedì 5 ottobre è domani e, effettuando un veloce approfondimento (nella cronaca, più che in altri settori dell’informazione, una notizia che è attuale oggi diventa rafferma domani, un po’ come il pane) ho scoperto un altro appuntamento in arrivo, assai singolare: il prossimo sabato 14 ottobre, infatti, il pullman Extarordinario (un nuovo modo girovago di contatto e pratica dello spettacolo) farà tappa all’ex manicomio di Collegno, per una gita culturale e uno spettacolo circense.

«Questa è la pazzia che piace a me!», mi sono detto, e ho subito contattato Beatrice Faedi per una velocissima intervista a distanza.

Ecco cosa ne è venuto fuori.

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C’è il fondato sospetto (anzi direi più la trepida speranza) che a Brescia e nella sua provincia, si stia radicando un forte movimento teatrale. Non solo CTB, ma una serie di nuove iniziative aventi tutte lo scopo, sia pure seguendo strade diverse –a volte molto diverse- tra loro, di favorire la recitazione sia dalla parte del pubblico che da quella del palcoscenico. In questo quadro, come si colloca Somebody Teatro delle Diversità?

Somebody delle Diversità è un progetto di teatro integrato e di comunità, coordinato da una serie di attori ed educatori professionisti, ma aperto a chiunque voglia sperimentare il palcoscenico e la disciplina teatrale, senza limite alcuno, con una particolare attenzione verso chi vive ai margini e spesso non ha voce abbastanza potente per raccontarsi e raccontare (ecco perché la presenza al nostro fianco della Cooperativa Sociale La Rete è fondamentale). SomebodyTeatro ha deciso, fin dall’inizio della sua storia, di rischiare, e vuole che i suoi spettacoli vengano giudicati in quanto tali e non solo come progetti di accoglienza di ogni diversità. In poche parole chiede ai suoi utenti il grande sforzo di imparare le discipline di palcoscenico e al pubblico di non lasciarsi trasportare dal buonismo imperante in questo genere di iniziative. Ci sono attori e attrici di Somebody che, dopo un lavoro decennale continuo e costante, hanno appreso le tecniche del teatro e conoscono in maniera professionale il comportamento da tenere durante uno spettacolo e il pubblico non nota più che sono ragazzi e ragazze che seguono percorsi e servizi di formazione all’autonomia.  Questo è un risultato e una battaglia da continuare a condurre, silenziosa, per portare alla pari dignità, attraverso l’arte del teatro, chi pari dignità fatica ad avere nella normalità. Il gioco nasce dalla parola somebody, che in italiano si traduce qualcuno, pronome indefinito che connota una persona qualunque, ma che può diventare Qualcuno, con la Q maiuscola, se sale su un palcoscenico.

 

Il Teatro e la scuola, dunque. Una sfida difficile visto che la concorrenza di altri modi di espressione e narrazione, maggiormente legati alla tecnologia, si fa sentire ogni giorno più forte.

Dirò in maniera molto netta che questa concorrenza non ci spaventa. Se ci viene data la possibilità di fare teatro con ogni fascia generazionale, scopriamo che il teatro non è invecchiato affatto. Lo insegnano molto bene i bambini e il loro stupore, oggi più che mai – e proprio grazie alla tecnologia imperante! – quando scoprono che il teatro lo fanno loro, con il loro corpo, la loro voce, gli occhi e ogni loro pensiero. Colpo di scena! Il teatro è fatto dalle persone e le persone possono creare cose straordinarie, senza trucco, senza effetti speciali, solo credendoci. Una bella occasione per chi spesso si sente relegato e non trova nella richiesta di nuovi linguaggi sempre più ricca martellante e varia del mondo tecnologico il suo linguaggio, il suo modo di essere ed esistere, la sua originalità.

 

Cosa vuole dare (agli altri e a se stesso) chi si mette in gioco attraverso la recitazione? Cosa vuole e può dare a costui Somebody?

Per me fare teatro è un gesto di allegria, ma quell’ “Allegria di naufragi” cara ad Ungaretti. Quell’allegria che attraversa dolori, inquietudini, disagi, incomprensioni, quell’allegria necessaria per sentire che la vita ci appartiene. Credo che chi fa teatro con noi voglia innanzi tutto stare ben con sé in mezzo agli altri. Poi, dato che si lavora sodo, comprende che questo stare bene bisogna guadagnarselo, con attenzione verso sé e verso il gruppo, lasciando andare piano piano le difese, liberandosi un poco alla volta. E poi il teatro ti fa questo bel regalo: ti fa capire che, nel momento in cui decidi di raccontarti come persona, di colpo diventi autorevole, ma questa autorevolezza l’hai sempre posseduta, solo non ci badavi o non ci credevi. Lo spettacolo è un momento fondamentale, perché molti capiscono anche l’importanza del messaggio al mondo. Va da sé che SomebodyTeatro diventa, grazie a chi partecipa alle sue attività una voce importante, una voce di chi non ha voce un piccolo (ma per noi grandissimo) punto di riferimento. Quello che Somebody dà in cambio è la serietà del progetto, l’insegnamento, la professionalità, l’educazione all’ascolto di altri progetti, la possibilità di vivere insieme la visione di altri spettacoli, la scoperta di autori e testi di teatro, quel sentirsi al centro del mondo così salutare in ogni dove e che non è un’illusione.

 

Parlaci del progetto ExtraOrdinario

Il progetto ExtraOrdinario nasce grazie ad una sinergia abbastanza unica tra Comune di Brescia (Ass. Scalvini e Ass. Castelletti, cioè Servizi Sociali e Cultura), Centro Teatrale Bresciano e alcune realtà artistiche attive sul territorio anche con progetti in ambito sociale: Somebodyteatro, Viandanze, Compagnia Lyria, Residenza Idra, Teatro 19, Associazione Briganti. Molto importante che i due Assessorati, Servizi Sociali e Cultura, procedano a braccetto per rendere più visibile e supportare con iniziative la fiorente realtà bresciana dei progetti artistici in ambito sociale insieme al Centro Teatrale Bresciano. Abbiamo creato un Cartellone ExtraOrdinario che raccoglie tutte le attività coordinate dalle varie realtà che vi fanno parte, un carnet che offre una seria di professionisti alle Associazioni che lo richiedono, ed ora ci aspettano le giornate FUORINORMA a Dicembre, un’iniziativa ideata da SomebodyTeatro insieme ad Antonio Audino (critico teatrale del Sole 24Ore e responsabile della programmazione teatrale di Radio Rai3) durante una giornata delle quali il collettivo si racconterà.

 

Beatrice Faedi, attrice teatrale. Esperienze e progetti futuri.

Ogni tanto torno a fare quello che sorridendo chiamo il mio “antico mestiere”, l’attrice. Sarò ospite, insieme ai musicisti Alessandro Adami, Stefano Zeni e Carlo Gorio del festival “Molte fedi sotto lo stesso cielo” con un reading semiserio intorno alla figura femminile, “Altre Beatrici”. Ma mi dedico soprattutto ai miei progetti educativi, in primo luogo all’attività Somebody. Stiamo preparando le giornate FUORINORMA intorno ad Arte e Diversità e ci aspettano quattro giorni densissimi, incontro con referenti di progetti  di altre città, una giornata dedicata al corpo con una riflessione intorno alla body art, uno spettacolo internazionale, letture e workshop con maestri e tanti ospiti importanti con i quali dialogheremo e dai quali attingeremo stimoli e pensieri per il futuro. In questo senso ci proponiamo davvero di far diventare Brescia un avamposto della progettualità artistica in ambito sociale.

Dirò una cosa alla Marzullo e di questo chiedo perdono: fatti una domanda, datti una risposta. Insomma, ti è piaciuta questa intervista?

Molto. Un’intervista anomala, ho dato le mie risposte nel silenzio, scrivendole. Le ho potute meditare e naturalmente mi sono dilungata troppo.  Però sono grata a chi mi regala la possibilità del racconto, così rara di questi tempi. Una bella occasione!

 

 

    Bonera.2