Il brillante fluid gender di un “matrimonio Bostoniano”

Boston Marriage è un testo scritto da David Mamet per la regia di Giorgio Sangati, è interpretato da Maria PaiatoMariangela Granelli e Ludovica D’Auria.

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Quella che è appena andata in scena al Teatro Sociale NON è la prima nazionale di questo spettacolo, produzione congiunta del Centro Teatrale Bresciano e del Teatro Biondo di Palermo. Il debutto nazionale è avvenuto infatti nel marzo scorso a Palermo, seguito da una fortunata tournée le cui tappe sono state Cagliari, Sassari, Asti, Cuneo, Livorno, Modena, Lugano, Ravenna… e che si concluderà al Teatro Gobetti di Torino.

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L’Autore:

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David Mamet, figlio di un avvocato e di una insegnante (entrambi ebrei russi), nasce a Chicago nel 1947. Dopo gli studi presso il Goddard College, nel Vermont, intraprende la carriera di drammaturgo. Nel 1976 un trio delle sue opere lo rende noto e apprezzato. Si tratta di The Duck VariationsSexual Perversity in Chicago e American Buffalo.

Nel 1981 scrive la sceneggiatura del film di grande successo di critica e di cassetta Il postino suona sempre due volte, tratto dall’omonimo romanzo di James M. Cain. diretto da Bob Rafelson e interpretato da Jack Nicholson e Jessica Lange. Nell’ 82 (con la sceneggiatura de Il verdetto) è per la prima volta candidato all’Oscar. Quattro anni dopo, ancora un grande film: Gli Intoccabili, diretto da Brian De Palma. Sua anche la trasposizione della già citata Sexual Perversity in Chicago di sua composizione (1986).

A partire dal 1987, Mamet si cimenta con successo anche nella regia cinematografica, dirigendo La casa dei giochi, Homicide e altri tredici film.

Nel 1984 si è aggiudiucato il prestigioso Premio Pulitzer. Figura inoltre tra i fondatori dell’Atlantic Theater Company ed è insegnante in prestigiosi istituti accademici dedicati al mondo dello spettacolo.

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La trama:

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Anna (la padrona di casa) è una disincantata quanto disinvolta signora di mezza età. Dopo il divorzio, ha allacciato una relazione, più sessuale che sentimentale, con un uomo ricco che, oltre a coprirla di regali costosi, la mantiene passandole un consistente appannaggio mensile. Dal suo passato riemerge però una sua vecchia fiamma, Claire, che la va a trovare. In realtà la donna è lì solo per avere consigli in merito alla travolgente passione che l’ha colta per una giovane amante. Con questa premessa parte una girandola rutilante di equivoci e colpi di scena, con il contrappunto di una giovane quanto (almeno in apparenza) imbranata cameriera, fino all’imprevedibile e scoppiettante scioglimento finale.

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Lo spettacolo:

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Di tanto in tanto, fortunatamente, ci s’imbatte nello spettacolo perfetto. Anzi, quasi-perfetto, visto che (ahimé!) la perfezione non è roba per noi miseri mortali. In effetti in Boston Marriage  funziona tutto, ma proprio tutto. A cominciare dal testo geniale e spesso esilarante scritto da quella autentica eccellenza della narrativa teatrale e cinematografica a tutto tondo che risponde al nome di David Mamet. Non da meno la nitidezza narrativa e il ritmo scenico impostati da una regia di cui ci è già capitato di occuparci su queste pagine elettroniche in termini decisamente lusinghieri. Per non parlare dell’a meravigliosa (no, non è una esagerazione, si tratta proprio dell’aggettivo giusto)  Maria Paiato, egregiamente affiancata da Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria.

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E, a proposito della protagonista della pièce, ci sia consentita digressione, piccola ma non di poico conto: ci sono moltissimi attori e attrici di grande talento, ma con lei non ci si limita a questo. Oltre a essere di una bravura mostruosa, infatti, Maria Paiato dimostra, in ogni occasione, anche l’oculatezza con la quale (e lei può permetterselo) sceglie le scritture da portare in palcoscenico arricchendole con la propria recitazione.

Detto ciò, bisogna assegnare anche un bel dieci alla scenografia, attenta in ogni dettaglio, ricca di tendaggi ottocenteschi, sontuosi e pretenziosi allo stesso tempo nello spirito del periodo storico. Per i costumi perfetti, per la felice scelta e applicazione delle luci.

E quella frase che, a mio modestissimo avviso, riassume e simboleggia con grande efficacia lo spirito della pièce. Quando, parlando del suo amante-protettore, Anna dichiara con spudorato candore: «Certo che è sposato. Se non avesse una moglie, a cosa gli servirebbe un’amante

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Insomma, per chi già non lo avesse fatto, mi sento di esprimere un invito univoco e vigoroso: sbrigatevi a prenotare una poltrona per una delle repliche in programma. Assicuro, senza tema di smentite e/o contestazioni postume, che si tratta di soldi spesi nel migliore dei modi.

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In scena al Teatro Sociale di Brescia fino al 14 maggio 2023

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