Branciaroli/Kaufmann si fa simbolo di chi è discriminato

È andata in scena ieri sera la prima di «Il caso Kaufmann», drammaturgia tratta dall’omonima opera del giornalista Giovanni Grasso per la regia di Piero Maccarinelli. Nel libro (edito da Rizzoli nel 2020) l’Autore accompagna il lettore in una riflessione sulle conseguenze dell’odio, e sulla disarmata a sorprendente efficacia del suo unico antidoto, l’amore. Pur trattandosi di un’opera di fantasia, la descrizione delle condizioni detentive del prigioniero e le modalità processuali dell’epoca, condizionate dalla follia Hitleriana, dalla succube accondiscendenza di una certa burocrazia ma anche di molte persone comuni, rese cieche e fanatiche dalla propaganda nazista, son descritte sulla base di un attento e approfondito studio di autentici carteggi processuali.

.

.

Di questo spettacolo, allestito dal CTB in co-produzione con il Teatro Parioli di Roma, il Teatro Stabile di Torino e il Teatro Stabile di Verona si già occupato giorni fa Bonera.2 in occasione della conferenza stampa tenutasi nel foyer del Teatro Sociale di Brescia. Potete leggere il suo articolo cliccando sul sottostante link:

.

.

.

La trama:

.

Nella Germania hitleriana, nell’incombere cupo dell’avvio della “soluzione finale”, Leo Kaufmann, uno stimato commerciante ebreo, vedovo ed alto esponente della Comunità ebraica di Norimberga, , è stato condannato a morte per essersi macchiato del reato di “inquinamento razziale”. Nonostante si sia sempre dichiarato innocente, attraverso un’istruttoria sommaria basata su testimonianze di comodo, la Corte di Norimberga ha infatti stabilito l’esistenza di una relazione di carattere sessuale tra l’anziano ebreo e la poco più che ventenne “ariana” Irene Seidel. È la vigilia dell’esecuzione, e Kaufmann, recluso nel carcere di massima sicurezza di Stadelheim (Monaco di Baviera) chiede di poter vedere il cappellano. Non per una conversione in punto di morte ma per far recapitare a Irene un ultimo messaggio. Davanti al prete cattolico nelle ultime e angoscianti ore prima della fine Kaufmann ripercorrerà per noi la sua drammatica vicenda, sconvolgente scontro tra discriminazione, pregiudizi e odio raziale da una parte e la (calpestata e vilipesa dal Reich) giustizia dall’altra.

.

.

Lo spettacolo:

.

Doverosamente premessoo che lo spettacolo incontra le consuete quanto probabilmente quasi inevitabili difficoltà di trasposizione teatrale di un testo nato per la lettura, questa volta si parte dalle scenografie, schematiche ma quanto mai suggestive e idonee a veicolare il messaggio che, attraverso la pièce, s’intende trasmettere al pubblico. Sul lato destro (nella prospettiva di ci è seduto in platea) del palcoscenico è collocata una grande gabbia: la cella nella quale l’ebreo Leo Kaufmann attende che s compia il suo tragico e ineluttabile destino. A sinistra, invece, c’è il mondo esterno, che poi così esterno proprio non è, visto che, per gran parte del dramma, occupato dalla sede del tribunale speciale che giudica il (già preventivamente condannato) . Per passare dalla tragica attualità ai ricordi del passato, in questo modo, Branciaroli si trova a uscire e rientrare continuamente dal perimetro di sbarre dal quale, evidentemente, non , non sarà, né probabilmente è stato mai libero, anche prima che gli venisse rivolta l’infamante accusa.

.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Il-caso-Kaufmann-cast©Laila-Pozzo04-1024x980.jpg

.

Detto questo, è sottinteso che l’idea registica, simbolica e al tempo stesso evocativamente claustrofobica, funziona alla grande, così come i tempi e i ritmi della narrazione scenica, scandita dalla prestazione del classico Franco Branciarooli e dagli altri compagni di scena (tutti all’altezza della situazione) tra i quali, a mio avviso, si distingue per una corta ma significativa incollatura la sempre fresca recitazione di Viola Graziosi, nei panni di Irene Seider, giovane bellezza capace di risvegliare, oltre ai sensi (ma soprattutto a sentimenti creduti sopiti) , anche la fame di vita dell’anziano ebreo.

.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è CTB_Il-caso-Kaufmann_ph-Umberto-Favretto-10-1024x681.jpg Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è CTB_Il-caso-Kaufmann_ph-Umberto-Favretto-27-1024x645.jpg Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è CTB_Il-caso-Kaufmann_ph-Umberto-Favretto-17-1024x681.jpg

.

Efficace la scelta delle musiche retro, che contribuiscono all’effettuazione di un salto all’indietro in un passato oscuro capace di lasciare nell’anima degli spettatori l’orrore indicibile per la decandenza ideologica di una intera generazione di tedeschi (e non solo) e brividi di paura che da quell’abisso, dopo che sono trascorsi tanti anni, per arrivare ai nostri giorni, il mondo sia uscito davvero.

Da quanto sta accadendo in questi giorni, personalmente, mi sia consentito di dubitarne almeno un po’.

.

.

.

 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è GuittoCirc.png   GuittoMatto

.

immagini fotografiche inserite a corredo di questo articolo: ph Laila Pozzo

 

.