Goodmorning Brescia (251) – Una mera coincidenza? No, è la magia del Teatro.

Pochi giorni fa, nello Stato di Israele si è scatenato l’inferno. Un autentico massacro, opera di folli terroristi, ha lordato di sangue luoghi che, per storia e tradizione religiosa, dovrebbero essere consacrati alla Pace (e la maiuscola non è un refuso). Tra pochi giorni, al Teatro Sociale, andrà in scena la pièce scritta da Giovanni Grasso pere la regia di Piero Maccarinelli intitolato «Il caso Kaufmann» che proprio dalla questione razziale, in particolare ebraica e dagli obbrobri derivanti dal razzismo è ispirata.

No, non si tratta di fortunate coincidenze. Si tratta invece di ciò che spesso accade a chi produce e distribuisce Teatro con occhio sempre attento alle problematiche (non poche e non semplici) che caratterizzano la multiforme, mutevole e oltremodo complessa realtà del mondo in cui viviamo. A chi è sempre sul pezzo quando si tratta di accadimenti e/o di idee che non cessano mai di ripetersi.

Ed è proprio della tradizionale conferenza stampa di presentazione delle nuove produzioni del Centro Teatrale Bresciano che si è tenuta poco fa nel foyer del Teatro Sociale, che vi si sta per riferire. 

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Franco Branciaroli tra la presidente Camilla Baresani Varini e il direttore Gian Mario Bandera

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Apre come di consueto Gian Mario Bandera, che sottolinea come in questa occasione non si presenti solo o semplicemente uno spettacolo (in preparazione da due anni e realizzato in co-produzione con il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile di Verona e il Teatro Parioli di Roma) nel quale il CTB ripone la massima fiducia enutre le migliori aspettative, ma anche e soprattutto l’esordio della cinquantesima stagione e l’annuncio del prossimo cinquantenario del Centro Teatrale Bresciano. Prima di passare la parola alla presidente, il direttore sottolinea la oltremodo positiva partenza della campagna abbonamenti e biglietti i cui esiti vanno ben oltre i già eccellenti riscontro del 2019 (ultimo anno pre-Covid). «Si può a buon motivo affermare che, almeno per quanto riguarda Brescia, il Teatro è finalmente tornato!» annuncia con palese soddisfazione.

Camilla Baresani esordisce ringraziando il Ministero della Cultura e gli sponsor partner a2a, Fondazione ASM e BCC Agrobresciano che hanno permesso con il loro sostegno di realizzare questo significativo progetto e manifesta orgogöio per una produzione particolarmente voluta e incredibilmente attuale in questi giorni di drammatici accadimenti e di risorgente antisemitismo.

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Il regista Piero Maccarinelli e l’autore del testo, Giovanni Grasso

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«L’idea di trasporre il romanzo (molti dialoghi e poche descrizioni come è consueto nel mio stile di scrittura) pubblicato nel 2019 ma scritto già anni primi.  Per trasformarlo in un copione è stato necessario asciugare il testo facendo riassumere in alcuni casi dai personaggi in scena quanto agito da quelli forzatamente esclusi dall’azione scenica» rivela l’autore dell’opera Giovanni Grasso. «Si parla essenzialmente di due grandi tabù: uno è costituito dalla grande differenza di età tra Kaufmann e la ragazza amata (scandalosa e inaccettabile per la società del tempo), l’altro dalla commistione di razza severamente vietata dalla giustizia nazista in nome dell’assoluto divieto di qualsivoglia inquinamento razziale» spiega subito dopo, parlando di un testo aderente alla realtà ma con essa non coincidente, come inevitabilmente quasi sempre accade allorché il Teatro riproduce episodi della Storia o semplicemente della cronaca.

«La chiave di lettura più interessante di questa pièce, secondo me, è che l’indifferenza è peggio dell’odio» dichiara il regista Piero Maccarinelli. «Quella che comincia con il primo sputo ricevuto da un uomo che la gente ignora o finge di ignorare» spiega subito dopo. «Tra l’altro questa è la prima volta che mi capita di lavorare ) con lo straordinario Franco Branciaroli. Quanto alla grande progfessionalità e all’entusiasta collaborazione tecnica proprie dello staff del CTB, invece, è cosa che mi è nota da tempo».

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Franco Branciaroli tra Camilla Baresani Varini e Gian Mario Bandera

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Ed è proprio l’attore principale di questo lavoro, precedendo i compagni di scena che cioncluderanno l’incontro descrivendo in modo approfondito e suggestivo il legame che si è instaurato tra interpreti e personaggi, a prendere la parola. «Si tratta di uno spettacolo analitico in cui tutto è accaduto e tutto dev’essere raccontato, in cui bisogna rendere teatrale informazioni e fatti che altrimenti rimarrebbero e apparirebbero piatti e monocordi. Ho scelto la via di immedesimarsi nel personaggio non “com’è” al momento in cui si svolge la scena (cioè nell’imminenza oscura e terrificante della morte) ma “com’era” nella vita di ogni giorno, in tutte le sfaccettature del suo porsi a se stesso e al mondo esterno, compresa quella ironia e autoironia di stampo squisitamente ebraico».

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L’incontro si conclude con la proiezione del suggestivo promo dello spettacolo preceduto dalla notizia, riferita da Gian Mario Bandera, che subito dopo il debutto bresciano lo spettacolo andrà in scena a Roma e a Torino.

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Monaco di Baviera, carcere di Sta delheim, cella di massima sicurezza. Sono le ultime ore di Leo Kaufmann, condannato a morte per aver commesso il reato di “inquinamento razziale”. Nonostante si sia sempre dichiarato innocente, la Corte di Norimberga ha infatti stabilito l’esistenza di una relazione di carattere sessuale tra l’anziano ebreo e la poco più che ventenne “ariana” Irene Seidel. È la vigilia dell’esecuzione, e Kaufmann chiede di poter vedere il cappellano. Non per una conversione in punto di morte ma per far recapitare a Irene un ultimo messaggio. Davanti al prete cattolico nelle ultime e angoscianti ore prima della fine Kaufmann ripercorrerà per noi la sua drammatica vicenda, sconvolgente scontro tra odio e ingiustizia.

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