Veramente le giornate particolari sono state tre, ma delle altre due vi riferirà l’amico GuittoMatto con altrettanti articoli. Tutto ciò premesso, andiamo a vedere cos’è avvenuto di così singolare nella nostra città ieri, domenica 28 gennaio. In particolare cos’è accaduto a ME, naturalmente, visto che Brescia per sua natura è un luogo in cui argomenti da trattare, nel bene e nel male (ma più nel bene, per fortuna) non manca mai.
Per farla breve: nel pomeriggio di ieri sono andato a vedere due spettacoli, uno di fila all’altro, passando dal geniale Spazio Illich, area dedicata da Biagio Vinella all’accoglienza e alla somministrazione al pubblico di eventi non convenzionali con artisti non convenzionali al Teatro Colonna.
Nel primo è andata in scena una pièce di alto contenuto sociale e civile, nell’altro sostanzialmente una fiaba nell’ambito della rassegna “Storie in famiglia” che il Teatro Telaio sta proponendo ai bambini… di tutte le età storie fantastiche di quelle che riempiono gli occhi e il cuore di meraviglia e che suscitano un unico commento: «Ohhhh!»
Ma andiamo per ordine (cronologico).
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Alle 16, dunque, ero nello spazio delegato agli eventi (l’altra metàdel locale almomento ospita invece le creazioni artistiche di Biagio Vinella, sulle quali torneremo in un’altra occasione) al numero 22 di Via dei Mille. Questa volta ilo padrone di casa si è impegnato in proprio, esibendosi nel monologo di sua ideazione, creazione e produzione «U +».
Una vivace satira sulla progressiva alienazione derivante dalla politica industriale, ormai generalizzata e globalizzata, di razionale ai limiti dell’inverosimile e del paradossale i processi produttivi, alienando (per dirla con un termine marxiano e non necessariamente marxista) per fini mirati esclusivamente al profitto, anche a costo di calpestare la dignità dei dipendenti, milioni se non miliardi di lavoratori.
Così il protagonista della storia, degradato da persona a Unità alla mera figura di addetto all’induzione umana, percorre all’ingiù quel vero e proprio inferno dantesco rappresentato da certi cosiddetti “posti di lavoro”. Finché…
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Spettacolo in cui si riconosce senza alcuna difficoltà l’ironia amara e corrosiva che, da sempre, accompagna la visione di Vinella della società contemporanea, arricchita, in questo caso, da un’interpretazione attoriale appassionata e assolutamente priva di incertezze e sbavature.
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Di: Consuelo Ghiretti e Francesca Grisenti
Con: Consuelo Ghiretti/Elena Gaffuri e Francesca Grisenti
Pupazzi: Ilaria Comisso
Costumi: Maria Barbara De Marco
Musiche a cura di: Davide Zilli e Rolando Marchesini.
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Alle 18,30, invece, dopo una rapida transizione, ero confuso tra la folla di cuccioli di essere umano accompagnati da madri, padri, zii, zie, nonni e nonne che gremivano la platea del teatro di via Chiusure che, bisogna dirlo, probabilmente necessiterebbe di una sistemazione al limite della ristrutturazione.
Una storia fantastica («Senti che scoperta!», dirà senz’altro qualcuno), nella quale si si narra della storia di tre giovani lavandaie che abitano in una piccola casa, in un piccolo villaggio vicino a una piccola fonte. Le tre ragazze («Lava, strizza, stendi e piega» è la filastrocca – leit motiv che scandisce le loro giornate) si trovano loro malgrado alle prese con un certo tipo di curiosità che, in un mondo malevolo e insidioso, può rivelarsi molto pericoloso per chi la esprime e la manifesta.
Insomma: «La curiosità uccise il gatto…» , come recita un noto proverbio inglese. Che aggiunge subito dopo però: «…ma la soddisfazione lo riportò in vita».
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E, in effetti anche in questa occasione le cose vanno proprio così. In questa fiaba della tradizione popolare, raccolta da Italo Calvino in Fiabe Italiane, la protagonista Lucia, come le sorelle, cade nell’inganno del cattivo Naso D’Argento ma, a differenza delle sorelle, riesce a scoprirlo nelle sue bugie e nelle sue verità, calandosi nei suoi panni e ingannandolo con le sue stesse bugie, riuscendo così a salvare non solo se stessa, ma anche le sue due sorelle, per riportarle in quel posto sicuro dove vanno riposte e custodite le cose utili a diventare grandi, compresa, a volte, qualche menzogna spacciata, per così dire, per uno scopo superiore.
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Sagace ed educativo il testo, brave le interpreti, immaginifica e suggestiva la scenografia, nel solco di quanto abitualmente praticato ed espresso dalla sensibilità pedagocica e dalla professionalità artistica di tutte le produzioni del Teatro Telaio.
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