Goodmorning Brescia (205) – Per fare bene il Direttore ci vuole “equilibrio dinamico!

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Quando nel 2015 Gian Mario Bandera arriva a Brescia come direttore del CTB, in sostituzione di Angelo Pastore (chiamato a Genova), ha alle spalle una carriera pluridecennale nell’ambito dello spettacolo, cominciata nel 1982, che lo ha portato a relazionarsi con tutte le principali realtà teatrali italiane. Intenso, fruttuoso e costellato di affermazioni e successi il suo percorso con Gli Incamminati. Come organizzatore teatrale ha maturato un’ampia esperienza presso il Teatro Manzoni di Monza, del quale ha programmato le Stagioni di Prosa dal 1993. È stato amministratore del Centro Servizi per lo Spettacolo di Milano e della Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro di Milano, nonché Presidente dell’Associazione Imprese Stabili di Produzione Teatrale, associata all’Agis nazionale, e membro del Consiglio regionale dell’Agis Lombarda.

Quello che è successo dopo, lo sappiamo tutti: in sei anni di appassionato quanto indefesso lavoro, Bandera ha rafforzato e consolidato la già prestigiosa posizione del Centro Teatrale Bresciano all’interno del panorame a dello spettacolo italiano, facendone una delle realtà più belle e feconde.

Inutile dire che, quando si è presentata l’occasione di intervistarlo, ho chiesto all’amico Bonera.2 di affidare a me, almeno per questa volta, il timone di Goodmorning Brescia.

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Una laurea in Economia e commercio ottenuta all’Università Cattolica di Milano e un’intensa passione (direi una vita) per il Teatro. Qual è il collegamento?

Molto semplice. Durante gli anni dell’Università ho dato il mio contributo, come volontario, ad una cooperativa universitaria che organizzava tra l’altro eventi e feste popolari. Contemporaneamente un gruppo di amici “artisti” aveva conosciuto Giovanni Testori e si era ripromesso di allestire il suo ultimo lavoro drammaturgico, “Post Hamlet”, durante il Congresso Eucaristico Nazionale che si sarebbe svolto a Milano nel 1982. Avevano bisogno di qualcuno che tenesse i conti…

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Una lunga amicizia con quello che rimane l’ultimo dei “mostri sacri” della recitazione nazionale, Franco Branciaroli. La gloriosa avventura vissuta con Gli Incamminati. Conoscenze ed esperienze di grandissimo spessore che le hanno lasciato dentro… cosa?

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All’amicizia con Franco Branciaroli aggiungo quella con Emanuele Banterle, scomparso prematuramente dieci anni fa. Tre amici che hanno dato vita, ognuno per le proprie capacità, ad un sogno, meglio, a una ipotesi di lavoro, che, nel luglio del 1983, stava solo su un pezzo di carta sottoscritto davanti al notaio. Conoscenze, rapporti, relazioni che mi hanno lasciato la convinzione che il teatro è un grande strumento, uno dei pochi rimasti, capace di suscitare contemporaneamente domande ed interrogativi alla persona, individuo spettatore, così come di ricreare una comunità che intesse relazioni e rapporti. Il valore culturale del teatro quale fattore di crescita e rinascita così come ci ha indicato il Presidente Mattarella durante la sua visita a Brescia.

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Un mio caro amico, imprenditore nel settore del turismo, si è lasciato sfuggire questa frase: «Se c’è qualcuno che se la passa peggio di me, a causa dei guasti (economici, ma non solo) causati dalla pandemia, è certamente il direttore di un ente teatrale.» È d’accordo con lui? Potrebbe quantificare i danni subiti dal CTB per questo inatteso e prolungato fermo e spiegare quali sono le strategie che s’intende mettere in atto per una rapida uscita dalla crisi?

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Si, concordo sulle difficoltà vissute, superate solo grazie al sostegno del MIC e dei soci fondatori, in particolare il Comune di Brescia. Il danno più grosso, a mio parere, al di là di quelli economici, è stata la mancanza di relazione con il pubblico, solo parzialmente supplita dagli spettacoli proposti in streaming. La partita da giocare nella prossima stagione è il recupero dei nostri spettatori cercando di tornare ai numeri, fortemente in crescita, della stagione 2018/19. Non sarà facile e lo squilibrio a cui andremo incontro nella stagione 2021/22 sarà molto forte. Occorrerà un grosso lavoro di comunicazione e di ripresa di relazioni per ricostruire il legame di reciproca fiducia che si è involontariamente spezzato.

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Quali sono i criteri cui s’ispira, ogni nuova stagione, per una programmazione che riesca a metter insieme qualità artistica, gradimento da parte del pubblico e un buon ritorno reddituale?

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Equilibrio dinamico. Trovo questa definizione di Cristina Pezzoli, illuminata regista che ci ha lasciato lo scorso anno, di una disarmante verità. «Equilibrio dinamico che richiede continuo ascolto e adeguamento del peso per non cadere».

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Brescia e il C.T.B. – Il C.T.B. e Gian Mario Bandera – Le Istituzioni e il C.T.B. – Gian Mario Bandera e il Territorio. Mi sono reso conto di come, durante la Sua “reggenza”, questi collegamenti siano sempre più intrecciati tra di loro e di quanto la città che la ospita occupi i suoi pensieri anche al di fuori del ruolo professionale da lei rivestito. Riesce a spiegare, dopo questi intensi anni, quali sentimenti la legano alla Leonessa?

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Mi sento a casa. Non saprei dirla meglio.

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Da tutti coloro che hanno o hanno avuto occasione di lavorare con il C.T.B. a qualsiasi titolo, un coro unanime: «Qui ci sembra di stare in famiglia». Qual è il segreto di questa coesione?

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La passione di persone che amano il loro mestiere. Il mestiere del far teatro che è un insieme di capacità, artistiche, culturali, relazionali, tecniche e manuali. Senza questa passione, che ho trovato forte e radicata arrivando al CTB, non è possibile lavorare bene e “sentirsi in famiglia”.

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Riesce a darmi due titoli, tra i tanti che le è capitato di intercettare nella sua prestigiosa e ormai lunga carriera? Uno riferito allo spettacolo più bello che le sia capitato di far andare in scena. L’altro allo spettacolo che tanto avrebbe voluto mandare in scena ma che non le è mai riuscito di acquisire.

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«Medea» regia di Luca Ronconi; «L’annuncio a Maria» di Paul Claudel.

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Nel momento (ci si augura lontanissimo) in cui dovrà consegnare il testimone della direzione del Centro Teatrale Bresciano in altre mani, quale sarà la prima raccomandazione che si sentirà di fare al suo successore?

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La ringrazio per il “lontanissimo”! Non disperdere mai, anzi valorizzare, l’immenso patrimonio, culturale, relazionale, comunitario, che il lavoro della Compagnia della Loggetta, prima, e del CTB poi hanno lasciato e stanno lasciando alla città di Brescia.

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Inevitabilmente siamo arrivati in prossimità della conclusione di questo nostro dialogo. Le chiedo, come sigillo, di concludere sinteticamente questa frase: «Secondo Gian Mario Bandera il Teatro è…»

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Il luogo dove lasciare aperta la domanda.

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Non so perché, ma alla fine di questa intervista mi resta dentro un dubbio. Ovvero, un sospetto. O, per dirla ancora meglio, una speranza. Conoscendo un po’ Gian Mario Bandera, uomo tenace e volitivo che non rinuncia facilmente a un obbiettivo (né tantomeno a un sogno), non mi stupirei affatto se, quanto prima, quello spettacolo che fino a oggi gli è sfuggito, «L’annuncio a Maria» di Paul Claudel, come un prezioso disco volante, possa prima o poi planare a Brescia, proprio sulle assi del palcoscenico del Teatro Sociale.

Sarebbe molto bello, no?

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