Simone Cristicchi: un ricco Poverello

Si è concluso poco fa al Teatro Sociale il debutto della nuova produzione del Centro Teatrale Bresciano intitolata «Franciscus – il folle che parlava agli uccelli». Cominciamo dalla fine, cioè dal lungo e scrosciante applauso che è seguito al calare del sipario: il giusto tributo a un Simone Cristicchi in forma smagliante, capace di dare vita e sostanza sia alla figura ispirata e santa di Francesco che a quella del suo opposto, il sapido mercante di stracci Cerncio, simboli di spirito e carnalità, di pratica mercantile e di visionaria ascesi contrapposti, sì, ma anche complementari.

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Ph Edoardo Scremin

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Sullo sfondo di una scenografia realizzata dal bravissimo Giacomo Andrico, che riesce a mettere insieme (e non è cosa per niente di poco conto) essenzialità, funzionalità e grande capacità evocativa, il mattatore dello spettacolo non si ferma praticamente mai. Canta, accenna movimenti di danza, recita cambiando continuamente toni e accenti. Molto efficace risulta anche la scelta “linguistica” utilizzata per la narrazione: Cristicchi ricorre a un continuo alternarsi tra un dotto italiano, una lingua franca a metà tra il gramelot di Dario Fò e il pittoresco miscuglio di termini e accenti tra i più disparati tra latino, volgare medievale, francese, spagnolo e tedesco, proprio dello strambo monaco Salvatore (non a caso ex-dolciniano) che un grande Stefano Fresi interpretò in modo magistrale nel film «Il nome della rosa».

Una parola a parte meritano le musiche originali firmate dalla cantautrice Amara, che contribuiscono non poco a creare quella forza di attrazione del pubblico verso il palcoscenico, potente e attrattiva, capace di coinvolgere gli spettatori, quasi rendendoli protagonisti, in ciò che si sta svolgendo in scena.

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Ph Edoardo Scremin

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Prima del commiato, quanche considerazione sul testo portato in scena: ben pensato, ben congegnato e ben scritto, risolto in un ritmo narrativo vivace e costante, dalla tumultuosa vocazione al fatale incontro con Sorella Morte. Qualora se ne limitassero alcuni passaggi a mio avviso eccessivamente didattici su temi come il consumismo, la guerra, i cambiamenti climatici et similia, di grande attualità, sì!, importantissimi, certo!, ma anche, se non trattati in modo anticonvenzionale, agevoli escamotage attira-consensi, mi spingerei a definirlo perfetto.

Ma la perfezione, si sa, non è di questo mondo.

Forse la incontreremo in un’altra vita. Forse” potrebbe essere il laconico ma sempre pacato e sereno commento del santo-laico Francesco disegnato da Cristicchi.

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