Dove eravamo rimasti? Già, la prima parte di questo lungo articolo-intervista, pubblicata pochi giorni orsono, che ha visto protagonista Patrizio Pacioni, si è fermata quando è arrivato il momento di parlare del sesto anno di attività delle Ombre di Platone, associazione culturale nata nell’ottobre del 2017. Più precisamente avevo interrotto lo scrittore e drammaturgo romano nel momento in cui stava per svelare il momento di autentica svolta che ha cambiato (in meglio) il percorso dell’Associazione.
Non ci resta allora che riprendere esattamente da dove ci eravamo interrotti, lasciando che a proseguire la narrazione di questa appassionante storia sia Salvatore Buccafusca, palermitano doc, anch’egli attore, regista e autore a tutto tondo. Non prima, però, di ricordare che, per chi lo volesse, la lettura della prima “puntata” di questo servizio è immediatamente disponibile cliccando qui:
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Dunque, correva l’anno 2022 e…
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Insomma, Salvo, vuoi essere tu a raccontare cos’è accaduto nel 2022 di così eclatante e sconvolgente ?
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Sono qui per questo, no? È semplicemente successo che, nei primi mesi dell’anno, non ricordo se era gennaio oppure febbraio, ci è stato proposto il testo di una commedia brillante intitolata «Una come me» scritta da Mauro Graiani, che ci è piaciuto subito e molto e che abbiamo deciso di mettere in scena al più presto, affidando la regia a Francesco Branchetti e scegliendo come interpreti, insieme a me, Matilde Brandi e Andrea Zanacchi.
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Tutto qui? Non mi sembra che una nuova produzione possa rappresentare per una compagnia teatrale un passaggio così straordinario, o semplicemente insolito.
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Non che non lo è, soprattutto per noi delle Ombre di Platone che in meno di sei anni di attività abbiamo portato in scena ben dieci spettacoli e che, per la fine dell’anno e per la prossima stagione, abbiamo già in programma di produrne almeno altri tre (di cui certamente avremo modo di parlare più avanti.
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Complimenti per la capacità decisionale dimostrata e per la sagace scelta artistica, ma non vedo ancora cosa ci sia di così straordinario in tutto ciò.
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Lo spiego subito. Francesco Branchetti è uno che il Teatro lo ha scelto come abitazione principale e che lo conosce in ogni più recondito anfratto. E prima che sia tu a fare altre domande, voglio subito spiegarti di chi e di cosa sto parlando. Oltre a essere un ottimo regista, Francesco è anche un interprete versatile capace di rivestire in palcoscenico qualsiasi ruolo, brillante o drammatico che sia, un o di quelli che, come si dice, sanno fare squadra; grazie alla considerazione professionale universalmente nutrita per lui nell’ambiente e al suo carattere solare, è anche un ottimo promotore e distributore di spettacoli, tutti selezionati con rigorosa attenzione per intrinseche qualità tecniche e artistiche. La simpatia, il rispetto e la stima tra noi sono stati tanto immediati quanto assolutamente reciproci. Ed è proprio il mio/nostro incontro con lui ad avere innescato uno di quei “processi virtuosi” che comportano una brusca accelerazione nei programmi di un’iniziativa come la nostra che, di suo, porta con sé già un bagaglio di serietà professionale e di competenze artistiche ampiamente sperimentate e riconosciute nel mondo dello spettacolo.
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Se ho ben capito è stato come se un’automobile già dotata di suo di un motore affidabile, potente e tecnologicamente avanzato, si trovi da un momento all’altro a essere rifornita con un carburante nuovo e dalle caratteristiche rivoluzionarie.
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Esattamente: proprio così! E a proposito di automobile, lo sai che questa definizione per indicare il mezzo di trasporto più familiare per l’umanità, declinandolo al femminile, fu un neologismo creato da Gabriele D’Annunzio?
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In effetti non lo sapevo. Adesso, però, puoi aiutarci a capire in cosa esattamente è consistito questo “cambio di marcia”?
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È presto detto: forti dell’esperienza maturata e guidati e presentati da un personaggio autorevole quale Branchetti, abbiamo assistito a un’improvvisa apertura (dovrei meglio dire spalancare) di porte alle quali pensavamo sì di poter arrivare, ma non in così breve tempo. Parlo di alcuni dei più importanto Teatri d’Italia che hanno accettato di ospitare i nostri spettacoli, primo tra tutti il Parioli di Roma. Parlo di interpreti di primo piano che si sono detti disponibili a partecipare senza riserve al nostro progetto. Parlo della possibilità che in questo contesto ci è stata data di predisporre programmi ancora più ambiziosi per il futuro immediato e più remoto; come quello che, nelle nostre intenzioni ci porterà a rappresentare nelle più prestigiose sedi nazionali degli spettacoli estivi all’aperto una delle nostre operazioni più ambiziose, un autentico colossal storico che ci aguriamo farà pensare (e ridere) nella prossima stagione migliaia e migliaia di spettatori. Nel frattempo, naturalmente, si andrà avanti con la nostra ordinaria produzione di qualità, che prevede tra l’altro la prossima messa in scena di una pièce ispirata al celeberrimo Mastro Titta (intitolata «Il mantello scarlatto», scritta da Patrizio Pacioni, debutto del prossimo 27 novembre a Brescia) e di una nuova drammaturgia firmata ancora dal nostro Home Dramaturg insieme a Daniela Morandini, che farà rivivere la figura della più grande pittrice italiana, Artemisia Gentileschi («Artemisia – La Pittora»). Come se non bastasse, altri importanti cantieri sono in corso di avvio. Ti sembra poco?
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Non mi sembra assolutamente poco, tutt’altro. Anzi, devo dire che, unendo questa intervista a quella rilasciata dal tuo socio, ci siamo fatti un quadro piuttosto completo e senza dubbio stimolante dell’alacre attività delle Ombre di Platone.
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Alla prossima chiacchierata, allora. Se c’è una cosa sicura è che sia io che Patrizio saremo sempre disponibili… e che avremo sempre grandi novità di cui informarvmettere al corrente chi ha la bontà e la pazienza di seguirci. E sono già tanti.
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