La lunga marcia di Viviana Simone.

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Ebbi modo d’incontrare e conoscere Viviana Simone poco più di due anni fa, prima di recarmi a Palermo per seguire la tappa siciliana della commedia «Sua Eccellenza è servita», scritta da Patrizio Pacioni e portata in scena dalla compagnia Ombre di Platone per la regia di Giancarlo Fares.

Fu in quell’occasione che la intervistai per la prima volta (chi vuole può rileggere l’articolo pubblicato nel gennaio 2019 (link: https://cardona.patriziopacioni.com/viviana-simone-il-teatro-a-tutto-campo/ )

Viviana Simone: il Teatro a tutto campo

ricavando dalla nostra lunga conversazione l’impressione di una giovane artista che nel Teatro era riuscita a trovare, al tempo stesso, un lavoro e la realizzazione di una passione intensa e genuina.

Trascorsi due anni, venendo a conoscenza del nuovo e stimolante percorso intrapreso dall’attrice, ho deciso che era arrivato il momento di “rinfrescare” la conoscenza con lei, sia da parte mia… che da parte vostra.

Dopo la nutrita e aggiornatissima biografia che trovate qui di seguito, potrete leggere le sue risposte alle mie domande.

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Viviana Simone nasce a Putignano nel 1990. Comincia a praticare il teatro sin da piccolissima: collabora con diverse associazioni culturali e teatrali del territorio barese, frequenta laboratori tenuti dalla Compagnia delle Vigne e nel 2002 prende parte al musical “Halloween”, per la regia di Antonio Minelli, che ha inaugurato il VI Festival Internazionale di Teatro e Danza per persone con Disabilità di Almagro – Spagna. Frequenta laboratori tenuti da Giusy Frallonardo e Gianluca Ferrato. Segue workshop di teatro danza con Roberto Casarotto, di tecniche vocali con Antonella Talamonti e di Commedia dell’Arte con Eugenio Allegri. Studia canto con il maestro Sebastiano Giotta. Dal 2010 al 2013 e nel 2020 è membro del cast dello spettacolo “Hell in the Cave”, per la regia di Enrico Romita. Frequenta l’accademia Fondazione EUTHECA di Roma e si diploma nel 2014. Approfondisce lo studio della Commedia dell’Arte con il maestro Carlo Boso presso l’accademia AIDAS (Versailles) e con seminari tenuti da Enrico Bonavera, Ferruccio Soleri, Michele Casarin, Adriano Iurissevich e I Nuovi Scalzi. Lavora come assistente alla regia di registi come Giancarlo Fares e Roberto D’Alessandro. Segue laboratori di teatro danza con Chiara Michelini e Michela Lucenti, di tecniche vocali con Claudia Fofi e Roberto Panzanelli, di biomeccanica teatrale con Maria Shmaevich e atelier di creazione teatrale con Alessandro Serra. Nel 2016 debutta nel cast dello spettacolo “Le Bal” (regia Giancarlo Fares, coreografie Ilaria Amaldi), nel 2018 nel cast dello spettacolo “Non si Uccidono così anche i Cavalli?” (regia Giancarlo Fares, coreografie Manuel Micheli) e nel 2019 nel cast dello spettacolo “La Commedia di Gaetanaccio” di Luigi Magni (regia Giancarlo Fares, coreografie Ilaria Amaldi, direzione musicale Massimo Fedeli). In Commedia dell’Arte lavora prendendo parte a spettacoli come “Gli Sposi Promessi – una manzoniana tragicommedia” (regia Carlo Boso, ruolo Lucia), “Antigone – tragicommedia dell’Arte” (regia Carlo Boso, ruolo Antigone), “Otello – tragicommedia dell’Arte” (regia Carlo Boso, ruolo Desdemona) e nel 2020 vince il primo premio come miglior attrice di Commedia dell’Arte del concorso “I giovani e la Commedia dell’Arte”, promosso dalla fondazione “Umberto Artioli” di Mantova (presidente di giuria Enrico Bonavera) con il corto teatrale “Misfatto d’Amore” di LiberaKānti Teatro.

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I tuoi ultimi lavori recano la firma di LiberaKānti Teatro. Com’è nata questa iniziativa? Di cosa si tratta? Un’associazione, una compagnia, qual è la sua natura? E soprattutto, quali sono le sue finalità principali?

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LiberaKānti è, come tu stesso hai detto, la firma che ho scelto per i miei lavori. Al momento non si tratta né di un’associazione, né di una compagnia in senso stretto perché non identifica un gruppo di professionisti che lavorano insieme stabilmente. Di sicuro, però, questo nome caratterizza e caratterizzerà una serie di progetti teatrali figli del mio gusto artistico. Tali progetti coinvolgeranno professionisti sempre diversi con cui avrò voglia di collaborare e che vorranno, a loro volta, collaborare con me. L’esigenza di creare questo “nome identificativo” è una conseguenza del mio voler cominciare a mostrare la mia identità artistica (che va via via consolidandosi) attraverso la realizzazione di progetti personali e indipendenti che possano raccontare ciò di cui io voglio raccontare, nel modo che ritengo più efficace per farlo, con l’organizzazione e la strutturazione del lavoro che ritengo più idonea e andando a rispecchiare quel gusto teatrale che soddisfa prima di tutto il mio essere spettatrice e poi, ovviamente, il mio essere attrice. In sintesi LiberaKānti Teatro altro non è che il tentativo di cominciare a fare le cose completamente a modo mio!

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Una curiosità personale:  c’è una “a” con un accento inconsueto per la nostra lingua, preceduta da una “k”, per giunta.   

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LiberaKānti è un nome composto: Libera è il nome del mio cane (la cosa più importante che ho!) ma anche un richiamo allo stato necessario dell’uomo, quello di essere libero perché senza libertà non potremmo dire e non potremmo agire. Kānti, in telugu (la lingua parlata in India centro-meridionale) significa luce. Ovviamente quella che vedete scritta è la fonetica della parola e visto che la “a” sarebbe una vocale lunga (per pronunciarla correttamente in italiano dovremmo scrivere Kaanti), è identificata con il macron, cioè quel piccolo segmento posto sulla vocale stessa. Quindi LiberaKānti Teatro come teatro di luce libera ma anche come teatro che libera la luce, quindi un contenitore dove ci sia un flusso libero di energia, amore, misticismo e tanto altro ma anche un contenitore che svolga una funzione attiva per liberare altri flussi di energia, amore, misticismo, etc.

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Ora che abbiamo parlato della “mamma”, vediamo di conoscere più da vicino i figli, vale a dire gli spettacoli prodotti. Partendo da «Misfatto d’Amore» che ha già ricevuto importanti riconoscimenti.

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Misfatto d’Amore” è un corto di Commedia dell’Arte tratto dal canovaccio “La creduta Morta” contenuto nel libro Il teatro delle favole rappresentative di Flaminio Scala. È una piccola pillola di teatro in Maschera nato per il semplice desiderio di volersi mettere in gioco in maniera diversa. Io non sono un’attrice avvezza a concorsi e simili ma nel 2019 non ho potuto ignorare il bando de “I Giovani e la Commedia dell’Arte” (organizzato dalla fondazione Umberto Artioli di Mantova) finalizzato alla premiazione di giovani interpreti di Commedia dell’Arte. Presa dalla volontà di mettermi in gioco, ho quindi chiamato Giovanni Solinas, un ragazzo che conoscevo ma con cui non avevo mai lavorato prima, gli ho proposto di iscriverci al concorso ed esibirci insieme con un corto e così è stato. Ci siamo iscritti, abbiamo presentato il nostro lavoro e siamo stati entrambi premiati: io con il primo premio come miglior attrice di Commedia dell’Arte e Giovanni con il terzo. A luglio 2020 il corto ha anche vinto il premio della critica GaiaItalia.com al concorso “Idee nello Spazio” del teatro Lo Spazio di Roma. Possiamo dire che “Misfatto d’Amore” è stato uno di quei progetti fatti per il semplice piacere e bisogno di fare, che però ci ha dato chiaro segnale dell’efficacia e della qualità del lavoro che siamo in grado di produrre.

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Il secondo lavoro di LiberaKānti Teatro si intitola invece «La rivalsa delle Streghe» e, se non sbaglio, è ancora in fase di perfezionamento.

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La Rivalsa delle Streghe” è uno spettacolo di Commedia dell’Arte, che vede quattro attori sulla scena (me, Giovanni Solinas, Chiara Petrolati e Francesco Pompilio) e che è nella fase terminale della sua gestazione. La prima presentazione al pubblico avverrà il prossimo 26 giugno al Teatro Villa Pamphily che ci ha ospitati durante tutta la fase di creazione dello spettacolo. È uno spettacolo che affronta un tema necessario al giorno d’oggi: la difesa dei diritti delle donne. Trattiamo quindi una tematica importante con l’allegoria e la comicità delle maschere della Commedia in modo che il risultato finale sia uno spettacolo popolare, adatto al teatro quanto alla piazza, fruibile da tutti i tipi di pubblico (adulti, bambini, avvezzi al teatro o spettatori neofiti) che possa sia intrattenere e divertire ma, allo stesso tempo, innescare un moto di riflessione e, perché no, di cambiamento nello spettatore.

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So che, a parte delle due opere di cui hai appena riferito, ci sono altri progetti in corso. Me ne puoi anticipare qualcosa?

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La Commedia dell’Arte non è il solo amore artistico che ho: amo tutti quei codici definibili di teatro fisico, il teatro danza ma anche il teatro di narrazione. Ciò che mi piacerebbe sperimentare, nel prossimo futuro è appunto la contaminazione tra tutti questi codici. Il prossimo anno sicuramente verrà alla luce lo spettacolo “Cara Libertà”, di cui ho già avviato l’idea creativa e la scrittura con la mia cara amica e collega Serena Magazzeni.  La messa in scena vorrà essere un inno alla necessità dell’uomo di essere libero e, per raccontare tale urgenza, il teatro fisico, la tecnica del teatro di narrazione e il canto dal vivo, si incontreranno per dar voce alle storie di alcune artiste (donne!) a cui è stata, in qualsiasi modo, negata la libertà di esprimersi attraverso la propria arte. Un secondo progetto di spettacolo che ha cominciato a farsi spazio è “La Luce nel Pozzo”, un lavoro in cui teatro danza e Commedia dell’Arte si incontreranno a raccontare la leggenda del pozzo di Gammazita di Catania. Uno spettacolo che nasce come pretesto per approfondire l’inestimabile patrimonio artistico popolare del nostro paese e che possa, attraverso canti, danze, poesie e racconti popolari della Sicilia, denunciare gli atti di violenza, in qualsiasi forma. Le tematiche della donna, della liberà e della violenza da combattere sono ricorrenti in questa fase di nascita di LiberaKānti Teatro, me ne accorgo rispondendo alle tue domande e sono, quindi, scelte inconsce. I progetti a cui decido di dedicare il mio tempo li scelgo in base a idee, suggestioni, urgenze e affidandomi al mio istinto che, evidentemente, mi sta spingendo verso temi molto caldi per me che sono strettamente interconnessi e/o similari. Questa è una delle magie del teatro!

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Tra i tanti termini di matrice anglofona che hanno fatto irruzione nei discorsi di ogni giorno, c’è anche la parola crowfunding. Si tratta, in pratica, di un modo di raccogliere denaro per finanziare progetti e imprese. Un’operazione che consente ai fundraiser di raccogliere denaro da un gran numero di persone attraverso piattaforme online. In Italia, per quanto riguarda il Teatro la principale piattaforma si chiama Produzioni dal basso. Che cosa c’entra con LiberaKānti?

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La pandemia e varie vicissitudini di natura personale che tralascerò in questa sede, hanno compromesso fortemente le mie finanze personali e i denari che avrei dovuto destinare alla produzione de “La Rivalsa delle Streghe”, li ho dovuti utilizzare per qualcosa che non potevo ignorare o rimandare. Avevo quindi due opzioni: la prima rimandare la produzione dello spettacolo a tempi migliori (quindi a chissà quando!), la seconda mettermi a lavoro e provare a far partire una raccolta fondi che potesse aiutarmi a sostenere le spese di produzione. Era talmente grande la necessità di non stare ferma, di creare e lavorare che ho scelto la seconda ozpione. Ho quindi attivato una campagna crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso che sarà attiva fino al 25 agosto. Il progetto è visionabile al seguente link:

https://www.produzionidalbasso.com/project/la-rivalsa-delle-streghe/

Colgo l’occasione di questo spazio per ringraziare chiunque stia credendo e vorrà ancora credere, insieme a me e ai miei colleghi, a questo progetto. Ogni donazione, grande o piccola che sia, e ogni condivisione, sono segno di grande solidarietà e supporto e possono fare la differenza. Quindi davvero: GRAZIE!

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Nel tuo mondo di artista, inteso come pratica creativa e attoriale, oltre al solido legame con le tradizioni popolari di cui ci hai già detto, c’è un pressoché costante allaccio tra recitazione, musica e ballo. Tra gli altri mi vengono in mente gli spettacoli «Le Bal» e «Non si uccidono così anche i cavalli, alla cui rappresentazione in scena ho avuto l’occasione e la fortuna di assistere personalmente. Come mai ti sei incamminata su questa strada?

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Canto, danza e recitazione sono tre arti che hanno un’unica origine tant’è che in oriente non vi è questa suddivisione netta tra le arti ma tutto rientra nella famiglia del teatro. Io ho incontrato queste tre discipline in successione: ho iniziato da piccolissima con la danza, poi ho conosciuto il canto ed infine sono approdata alla recitazione. Ho compreso che lì era la vocazione della mia vita e ho deciso di farne il mio mestiere. Molto umilmente devo dire grazie a Dio per avermi dato delle doti e grazie alla mia famiglia che mi ha permesso, sin da piccolissima di coltivarle.

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Quello che faccio è semplicemente questo: provare a mettere a frutto le doti che ho essendo fortemente convinta che l’attore è attore sempre, completamente, con tutto se stesso, con la sua voce, con il suo corpo, con la sua personalità e le sue fragilità. Un buon attore o una buona attrice debbano saper usare tutti i loro strumenti e i loro mezzi perseguendo una formazione continua vasta e completa. Canto e danza sono altri strumenti che non potrei eludere perché è anche con essi che posso recitare e se con il canto e la musica lascio andare la parte più profonda e intima di me, quella che si mostra nella sua natura e nudità, con la danza libero le energie del corpo in connessione con quelle degli altri viventi e della terra e con la recitazione indago l’animo umano e restituisco il risultato delle mie ricerche con forme artistiche che spero possano sempre contenere luce e poesia.  

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Eccola ancora in questa bella foto. Il volto dietro la maschera, siatene certi, è proprio il suo.

Ricordate, però, che le maschere, nel Teatro, sono molto diverse da quelle che, consapevolmente o meno, l’essere umano è solito indossare nella vita di tutti i giorni, per dissimulare sensazioni e sentimenti, per travisare, per ingannare il prossimo, o per fingere di essere qualcuno che non si è.

Le maschere, nel Teatro, affermano, descrivono, individuano e catratterizzano. E Viviana Simone, di queste maschere, ne dispone in gran numero, e sono tutte di fattura pregiatissima.

Andatela a vederla recitare in palcoscenico, e ve ne renderete conto da soli.

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Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è GuittoCirc.png GuittoMatto