Maria Paiato si fa in… 11 e il Sociale la seppellisce di applausi

Magari sarò di parte. Anzi, no: sono CERTAMENTE di parte. Fatto sta che quando mi capita di assistere a un’esibizione di Maria Paiato, prima ancora che cominci lo spettacolo so per certo che non potrò rimpiangere in nessun modo quanto speso per l’acquisto del biglietto. Quando poi ciò che avviene in palcoscenico porta la firma di un autore sagace come Stefano Massini, pur se può apparire paradossale dal punto di vista matematico, le probabilità che si tratti di un’ora abbondante di autentico godimento artistico e di delizia dell’anima aumentano a circa il 114%. Una specie di rarissima congiunzione astrale, insomma, che si è verificata proprio ieri sera al Teatro Sociale di Brescia con la messa in scena di «Ladies Football Club»

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Lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo edito da Mondadori e uscito in libreria nel 2019.

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Formalmente vi si narra la vera storia (cominciata nel lontano 1917 reso drammatico dall’infuriare del primo conflitto globale e dal processo rivoluzionario in corso in Russia e mediata dalla fantasia arguta e disincantata di Stefano Massini) dei primi vagiti del calcio femminile in Gran Bretagna e nel mondo. Un pretesto, un caso emblematico, quello delle operaie della Doyle & Walker Munizioni ammaliate dal richiamo del pallone, per parlare ma del problematico rapporto tra le donne e una società che fatica molto (troppo) a prenderle sul serio. Di donne volitive, caparbie, in molti casi persino stravaganti, che fanno dello sport un collante di potente solidarietà di genere.

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Undici donne, dunque, ciascuna con una storia alle spalle, ciascuna con le proprie qualità e i propri difetti, i punti di forza e le fragilità, che Maria Paiato riesce a rendere vive e indimenticabili in modo mirabile. Recita da sola, ma è come se sul palcoscenico si muovessero una dopo l’altra, ma anche una insieme all’altra, tutte le componenti della squadra che scende in campo con una maglia nera e un buffo simbolo cucito sulla casacca.

E, nella voce e nell’atteggiamento di ognuna, un’espressione, un’inflessione, un semplice atteggiarsi che la rende unica, come solo una grande attrice (e Maria Paiato lo è) è capace di fare.

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Impeccabile la regia, (ma con un mostro del genere in palcoscenico non dev’essere poi compito così improbo) così come la gestione di luci e suoni. Essenziale e suggestiva quanto basta la scenografia.

Dimentico qualcosa? Sì, è rimasto da dire del pubblico che ha gremito platea e galleria del Teatro Sociale: , divertito, partecipe, estasiato, protagonista, a sua volta , di un convinto, fragoroso e prolungatissimo appaluso finale.

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