Non a caso, come fa rilevare Massimo Tedeschi, conduttore dell’evento presso la sede di Civiltà Bresciana in vicolo San Giuseppe 5, la presentazione del libro Le X Giornate di Brescia a fumetti è stata fissata proprio oggi che ricorre l’anniversario dell’ultima stazione di quel Calvario glorioso e doloroso della nostra città.
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«Questo volume è il frutto (oltre che della intuizione e della scrittura di Costanzo Gatta e della nutrita e qualificatissima squadra che lo accompagna in questa avventura e dell’arte grafica di Rodolfo Garofalo al quale la AAB ha recentemente dedicato una personale) di un intenso lavoro di ricerca storica e di una gran cura della veste grafica», spiega il caporedattore dell’edizione bresciana del Corriere della Sera e Presidente dell’Associazione Artisti Bresciani. «Un qualcosa di nuovo e originale grazie anche allo straordinario lavoro dell’amico Costanzo Gatta, artefice di uno straordinario lavoro sul dialetto bresciano e sulla valorizzazione di alcuni personaggi singolari e significativi della saga risorgimentale, come -per esempio- il brigante/eroe Pietro Tagliani e padre Maurizio Malvestiti. Con lo stesso Costanzo (che al Corriere ho sempre definito, a dispetto della cruda anagrafe, il più giovane dei miei collaboratori, convenimmo quanto fosse opportuno rinverdire l’immortale saga bresciana ma in forma nuova, e così si fece raccontandole a fumetti in un libro che -non a caso- ha scelto di editare la Fondazione Civiltà Bresciana sul solco di quanto sempre pensato ed espresso da un altro “sempre giovane”, don Antonio Fappani.»
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Poi, prima di passare la parola alla presidente del Comitato scientifico della Fondazione Civiltà Bresciana, professoressa Carla Boroni, Massimo Tedeschi fa notare come la vicenda delle X Giornate sia sì una vicenda eroica, ma presenti anche aspetti di grande complessità, quali, per dirne una, la pessima figura fatta nell’occasione dai moderati, sia quelli che per paura scelsero la fuga, sia quelli che, pur rimanendo, non trovarono il coraggio e la dignità di spendersi completamente e fino alla fine.
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«Ho lavorato con quel vulcano di nome Costanzo Gatta per molti anni e in innumerevoli occasioni», dice la Presidente «e si è trattato sempre di una collaborazione leale, proficua e arricchente per entrambi». Dopo di che, venendo all’opera presentata, ricorda come, in questo caso, si sia scelto giustamente di non scendere dal generale al locale, ma di compiere il tragitto in senso inverso, partendo dalle caratteristiche della natura e dello spirito bresciani per meglio inquadrare fenomeni e peculiarità più d’interesse comune. «Quanto alla forma di comunicazione scelta, mi piace ricordare che furono proprio la pittura di genere e l’illustrazione tramite xilografia, serigrafia e simili a diffondere e celebrare l’eroismo espresso dai bresciani nella lotta contro gli oppressori austriaci» aggiunge subito dopo. E se secondo Mario Gorlani (Presidente della Fondazione Civiltà Bresciana) “la narrazione si rivolge soprattutto ai giovani” e nella stessa direzione si è espresso il Sindaco Emilio Del Bono, a suo avviso, a prescindere dalle modalità di comunicazione, per contenuti e linguaggio questa pubblicazione riveste il ruolo di una divulgazione di grande spessore culturale. « In Italia la valorizzazione del fumetto partì già negli anni ’70 con numerosi interventi accademici di Umberto Eco» dice ancora, per citare poi una frase dell’autore di Il nome della rosa, Baudolino e altri opere di grandissimo spessore e successo: «Quando voglio rilassarmi leggo un saggio di Hegel, quando invece sento necessità di una lettura d’impegno scelgo Corto Maltese».
A me, che l’ascolto, viene in mente l’esempio della celeberrima Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi.
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Dopo di che, prima che prenda la parola Costanzo Gatta, interviene di nuovo Tedeschi: «A dimostrazione dell’antico ma sempre valido adagio secondo il quale “La prima vittima della guerra è sempre la verità”, anche la narrazione delle X Giornate fu, in molti casi, mendace e fuorviante. È doveroso ammettere invece come, a mio avviso (e non solo mio) anche da parte dei bresciani ci furono eccessi che, però, non sminuiscono minimamente la dignità e l’eroismo dell’insurrezione, Non si può e non si deve dimenticare che dopo il primo aprile 1849, ultima dei dieci giorni di feroci combattimenti, si conteranno almeno 300 bresciani passati per le armi dagli austriaci».
Costanzo Gatta (al quale, in una illustrazione, Rodolfo Garofalo un’apparizione da cameo cinematografico) coglie lo spunto offerto da Carla Boroni sull’opportunità di dare un seguito futuro a questo progetto facendo presente quanto sarebbe utile e bello narrare con le stesse modalità altri drammatici episodi della storia e della tradizione Bresciana. Peccato che le giornate siano sempre e solo di ventiquattrore l’una.
Si sofferma poi sul rapporto con il disegnatore, cui si è chiesto un giusto mix di rispetto della iconografia tradizionale e fantasia creativa e artistica, avvalendosi della protezione di alcune immagini (disegni e documenti storici) tratte dal libro.
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Inevitabile anche da parte sua un commosso ricordo dell’indimenticabile e insostituibile Don Antonio che, come conviene anche Carla Boroni, non potrebbe che essere davvero contento di un’operazione come questa.
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Non ti conoscevo, è stata una bella sorpresa; commento intelligente, presentazione gradevole e originale.
Complimenti