Brescia città del Teatro (21) – «Le voci di Anna», mosaico di donna

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L’incomparabile bellezza di un Teatro (il Sant’Afra) gremito di spettatori convenuti (tra l’altro) per assistere non a uno spettacolo “leggero”, a una divertente commediola, bensì a una pièce “impegnata” dedicata a un personaggio-simbolo della Storia non solo dell’Europa orientale, ma del mondo intero. Una donna divenuta, con il proprio martirio, un simbolo della libertà di stampa e della lotta contro i regimi oppressivi che infestano il mondo intero.

Come ormai di tradizione, in rappresentanza del Comune di Brescia, introduce l’evento Roberta Morelli, Assessore alle Pari Opportunità e alle Politiche Giovanili.

«Quello che sta per andare in scena è il secondo spettacolo teatrale dei sette che ho proposto per il mese in corsodedicato al ciclo di appuntamenti Insieme contro la violenza sulle donne che fa da contorno e arricchisce la ricorrenza del 25 novembre» annuncia, non curandosi di nascondere tutta la soddisfazione propria e della Giunta per il successo che sta arridendo alla rassegna.

«Il Teatro è molto importante, per la diffusione del bello e delle idee…» aggiunge poi, «…ma le iniziative del Comune di Brescia non si fermano certo qui. Ricordo la Rete Interistituzionale contro la violenza, attiva principalmente nella formazione delle operatrici, l’opera condotta congiuntamente con le organizzazioni antiviolenza Casa delle donne, Butterfly e Cerchio della Luna che operano sul territorio, e alle quali si aggiunge Il cerchio degli uomini, la protezione dei bambini vittime di violenza, la lotta alla tratta, lo sportello contro ogni tipo di discriminazione e, non ultima, la Rete dei Comuni che -con Brescia capofila- hanno realizzato e/o stanno per realizzare nel proprio territorio di pertinenza le panchine rosse di grande valore simbolico

Poi si spengono le luci, si alza il sipario e comincia «Le voci di Anna (per non dimenticare Anna Politkovskajaja)». Regia di Valbona Xibri con Marina Ivaschenko.

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In una scenografia materiale minimal ma di grande suggestione, supportata da un incisivo intervento della scenografia elettronica, composta di foto e filmati di notevole valore storico e impatto emotivo, la talentuosa Marina Ivaschenko si è mossa dimostrando un magistrale controllo del corpo e dello spazio, fornendo con gli innumerevoli cambi di abbigliamento e di look, oltre che convariazioni recitative di primo livello, il quadro sfaccettato di una donna inflessibile nelle proprie convinzioni ma, allo stesso tempo, di fervida immaginazione e di genuina femminilità.

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Della sua limpida prestazione attoriale, di particolare rilievo la capacità di riempire con il cangiare dell’espressione del volto e una dirompente gestualità i ricorrenti momenti di silenzio che, lungi dall’appesantire la narrazione, l’arricchiscono di quelle pause necessarie a sollecitare e favorire la riflessione da parte degli spettatori.

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Brava, decisamente brava lei, così come è da lodare la fantasiosa. nitida e lineare regia di Valbona Xibri che salita sul palcoscenico (pur con una timida riluttanza) a fine spettacolo, riceve anch’essa il robusto, prolungato e ripetuto omaggio di applausi da parte di tutto il pubblico.

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