(a)Verne, di spettacoli così!

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L’opera:

Il romanzo di Verne (pubblicato per la prima volta nel 1864) oltre a notevolissimi elementi di novità, contiene spunti che rivelano chiari collegamenti con la letteratura precedente. Un esempio tra tutti Edgar Alla Poe che aveva anticipato in alcuni racconti fantastici quella tipica commistione di elementi scientifici e immaginari c Giacomo Casanova, nel suo Icosameron. Per non parlare della discesa all’inferno di Dante Alighieri, che porta il Sommo Poeta fino al centro del pianeta. In questo romanzo Verne probabilmente sapeva di fare molta più fantasia che scienza. Era infatti già ben noto che il centro della Terra doveva giungere a temperature insopportabili per gli esseri umani, sebbene la cosa fosse ancora in discussione tra molti scienziati dell’epoca. Era anche ben noto che più ci si avvicinava e più si avevano scosse sismiche di magnitudo molto più potenti di quelle ad oggi conosciute per via dello scivolamento delle placche oceaniche e continentali. Verne, nel complesso, tiene molto più in considerazione l’esigenza di presentare una trama spettacolare che quella di fornire corrette informazioni scientifiche o di formulare congetture ragionevoli sulla struttura dell’interno del pianeta.

La trama:

Orientato dalla scoperta di una pergamena misteriosa, il professor Otto Lidenbrock di Amburgo decide di esplorare il centro del pianeta. Accompagnato dal nipote Axel e dalla guida islandese Hans, entra nel mondo sotterraneo attraverso il cratere di un vulcano spento. Man mano che scende nel ventre della Terra, scopre un fantastico mondo pieno di grotte, passaggi, tunnel e strapiombi, ma anche un mare illuminato da aurore boreali in cui vivono creature estinte da milioni di anni… Scritto in un’epoca in cui la scienza geologica muoveva i primi passi, Viaggio al centro della Terra è soprattutto un grande racconto d’avventura, tra i più belli che la straordinaria fantasia di Verne abbia creato.

Al cinema:

Viaggio al centro della Terra 3D (Journey to the Center of the Earth) è un film in 3D del 2008 diretto da Eric Brevig. Più che il remake dell’omonima pellicola di Henry Levin del 1959 è in sostanza un seguito ambientato nel XXI secolo, del romanzo di Verne, che si svolgeva invece nel XIX secolo.

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Foto © Masiar Pasquali

 

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Foto © Masiar Pasquali

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Lo spettacolo:

In certe occasioni (e «Viaggio al centro della Terra – Racconto in do maggiore per voce solista e servo di scena» è una di queste) per un critico risulta difficile da dove cominciare con gli apprezzamenti: la scenografia, gli attori (In questo caso l’attor e), o la regia?

Dunque meglio andare per ordine e cercare di collegare  in modo funzionale quegli elementi  che contribuiscono a offrire al pubblico un buono spettacolo.

Cominciamo allora dalla scenografia, suggestiva nel ricreare attraverso la realizzazione di elementi di carta l’atmosfera del teatro di una volta e geniale nell’adozione di alcuni accorgimenti semplici ma di sicura efficacia: da una poltrona a tutto servizio, che da elemento di salotto ottocentesco tipo “Club dei Viaggiatori” si trasforma in base d’appoggio, in imboccatura di un pozzo e in avventurosa zattera, alle onde tempestose evocate dal frenetico agitare di grandi fogli azzurri.

Di Graziano Piazza si può dire che appare talmente calato nel personaggio di Axel, da potersi ipotizzare che  al momento di partorirlo, sua mamma abbia pensato intensamente alla lettura giovanile dei romanzi di Verne. Ispirato, sempre perfetto in ogni momento dello spettacolo, dalla narrazione avventurosa e coinvolgente dei fatti, alla riflessone, alla concitazione dell’azione. Se dovessi  assegnare un voto pere la prestazione di questa “prima”, opterei per un nove solo perché la perfezione non è di questo mondo.  Anche l’apporto in qualità del silenzioso “servo di scena”, escogitato per l’occasione dalla regia, di Nicola Pighetti è assolutamente inappuntabile.

Elisabetta Pozzi, la cui valentia da attrice è universalmente nota, si rivela e si conferma anche regista al tempo stesso fantasiosa e attenta a ogni dettaglio, capace di gestire un testo di non facile approccio per il teatro con i tempi e i ritmi giusti. Una sorpresa solo per chi non la conosce abbastanza, che accende l’attenzione e il desiderio di sperimentarla ancora presto anche in questo ruolo al di là delle quinte.

Ottimo e pertinente anche l’accompagnamento musicale predisposto da Daniele D’Angelo e la (come sempre) perfetta gestione delle luci di Cesare Agoni.

Il generoso pubblico bresciano, manifesta tutto il suo gradimento con sonori applausi e ripetuti richiami in scena (ne ho contati sei ma forse me ne è sfuggito qualcuno) di Graziano Piazza.

Per chi non c’era, restano ancora poco meno di quattro settimane per andare a goderselo al Teatro Mina Mezzadri.  Occasione, a mio avviso, da non perdere.

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VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA da Jules Verne regia Elisabetta Pozzi con Graziano Piazza drammaturgia Elisabetta Pozzi, Daniele D’Angelo musiche Daniele D’Angelo scene Matteo Patrucco luci Cesare Agoni costumi Mariella Visalli produzione Centro Teatrale Bresciano.

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