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Ormai quella di trascorrere la notte di San Silvestro al Teatro Sociale è diventata una consuetudine che molti bresciani hanno dimostrato di apprezzare. Che siano gli Oblivion, la Banda Osiris o, come è successo l’altro ieri sera, Paolo Migone, con il suo «Beethoven non è un cane» si tratta di serate il cui tema è costituito, rigorosamente (e doverosamente) da ironia e divertimento.
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Nel caso dello spettacolo presentato da Mingone in questa occasione, però, c’è da aggiungere al novero un’altra qualità, piuttosto insolita (purtroppo) per il teatro brillante italiano: un’arguta divulgazione. I numerosi riferimenti alla storia musicale (ma anche della musica e dell’arte) dei bei tempi andati , si mescolano armoniosamente con riconoscibili riferimenti alle tante stranezze e deviazioni dei giorni d’oggi. Insomma, una goccia di amaro astutamente spalmata e resa di più gradevole (in certi casi gradevolissima) ingestione.
Lui, Paolo Migone, merita grande apprezzamento per la padronanza di palcoscenico e pubblico e per la disincantata autoironia che permea ogni passaggio dello spettacolo, risolvendo in spettacolo i dubbi e le incertezze dell’artista e dell’uomo. A ciò si aggiunge, soprattutto, il coraggio di rinnovarsi in una nuova e non agevole sfida culturale, di essere uguale a se stesso senza mai cedere alla tentazione di adagiarsi sulla rassicurante quanto comoda eco dei passati successi televisivi e non, innovando e rinnovandosi in ogni occasione risulti possibile.
Spettacolo non facile, né immediatamente e pienamente percepibile per tutti ma che tutti, pur attraverso diversi livelli di consapevolezza, finiscono per applaudire con convinzione.
Dopo un imprevisto quanto esilarante supplemento di spettacolo che, una volta scaduti i “tempi regolamentari” Migone regala alla platea, in attesa che scatti l’ora fatidica della mezzanotte più attesa dell’anno, gli spettatori si riversano nel foyer per il rituale scambio di auguri a base di spumante e delle ghiottonerie di ordinanza, con il mattatore della serata che non si sottrae a piacevoli chiacchiere e all’ormai irrinunciabile cerimonia del selfie.
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Da Brescia è tutto.
Buon anno da parte mia e di GuittoMatto, Bresciani! Sia seduti in platea che in movimento, nella vita.
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