«Quando con Daniela Morandini, preziosa coautrice di questa sofferta pièce e di altre che verranno, pensammo di scrivere questo dramma, non potevamo prevedere ciò che di lì a poco sarebbe venuto e, soprattutto, quale sarebbe stata la situazione del mondo al momento di metterla in scena. In poco meno di tre anni è cambiato il mondo, è cambiata la vita di tutti, e non certo in meglio» dice Patrizio Pacioni, rivolgendosi ai tanti spettatori che hanno gremito il Piccolo Teatro Libero e che non vogliono saperle di finirla con i fragorosi applausi indirizzati alla compagnia ÒStudios Teatro di Milano al termine della prima nazionale di Zastava 999.
«L’opera alla quale avete appena assistito voleva essere (ed è a tutti gli effetti), partendo da una situazione storica neanche troppo lontana, una ferma e appassionata denuncia degli orrori della guerra, ma è difficile farla risuonare forte e chiaro adesso, con il sottofondo di questo assordante rombo di cannoni e delle grida di dolore e di rabbia lanciate da un popolo oppresso e martirizzato».
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La trama:
Milena e Riccardo, coppia di italiani in fuga dal logorio di una vita anonima quanto noiosa e dal loro rapporto di coppia ormai giunto a scadenza, si trovano a dover trascorrere una notte a Goli Otok, minuscolo fazzoletto di terra al largo delle coste della Croazia, conosciuto anche come Isola Calva. Un posto maledetto, a lungo sede di un campo di concentramento caratterizzato dalla durezza del trattamento riservato ai prigionieri e dall’efferata crudeltà dei sorveglianti, al cui interno si procedeva alla “rieducazione” degli oppositori politici di qualunque estrazione… o alla loro eliminazione. In assenza di altre strutture ricettive, l’unico rifugio dove trascorrere la notte, in attesa che, l’indomani, uno dei battelli che fanno la spola tra il continente e l’isola, possa imbarcarli e riportarli a terra, è un modesto ristorante che vive sul passaggio dei turisti attirati dalle memorie degli orrori del passato e in cerca di emozioni forti a buon prezzo. In questo contesto si consuma il lorovincontro con gli inquietanti conduttori del locale: Darko, ex combattente della guerra dei balcani, dai tragici trascorsi, con la giovane e problematica figlia Katica e l’inquietante presenza, confinata in una stanza interna, del padre Goran, vecchio e malato,ex internato nel campo di concentramento. Un confronto tra mondi diversi dal quale scaturiscono scintille capaci d’incendiare i contrasti e di scatenare l’esplosione di passioni e di avvenimenti drammatici, di sorprendente e inimmaginabile esito.
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Lo spettacolo:
Maiuscola prova attoriale della compagnia milanese ÒStudios Teatro, per la prima volta a confronto con l’appassionato e competente pubblico bresciano in quello che può essere definito l’avamposto e la rocca del teatro d’impegno e d’avanguardia della Città, diretto dall’esperta teatrante a tutto tondo che risponde al nome di Elena Guitti. «Non a caso è proprio su questo palcoscenico che, poche settimane fa, ha fatto il suo debutto Punto improprio, pièce gialla che ho tratto da un romanzo del noto giallista Enrico Luceri; né che ancora qui, tra due settimane, i Teatranti, ancora in collaborazione con Le Ombre di Platone (Compagnia del Barone – Ombre di Platone), metteranno in scena, a grande richiesta, una replica di Christine e Léa – Le serve (ispirato a un atroce fatto di cronaca degli anni ’30) che ha riscosso unanimi consensi al Teatro Sant’Afra nello scorso novembre; inoltre, proprio in questi giorni, si è deciso di far debuttare a Brescia, sempre al Piccolo Teatro Libero, l’altro mio dramma Diciannove più uno (Teatro Sudio e Ombre di Platone) che racconta uno dei più foschi misteri del dopoguerra. Il fatto è che la linea d’impegno civile e di denuncia sociale seguita da questo teatro (e il pubblico che abitualmente lo frequenta) risultano molto vicini, anche s enon perfettamente coincidenti, alle mie convinzioni e alle mie scelte drammaturgiche» chiarisce ancora Pacioni nell’immediato dopospettacolo. Francesco Cundò interpreta la parte di Darko, miliziano indurito e incattivito dalla guerra dei Balcani sprizzando energia e rabbia da tutti i pori; Daniela Morandini e Ivan Bonasia si calano con straordinaria disinvoltura nei panni (e nel nulla) di Milena e Riccardo, coppia ormai giunta ai titoli di coda di cinici e sprovveduti turisti italiani alla ricerca di sensazioni forti, conferendo spessore al banale anonimato dei due personaggi con il giusto mix di distacco e ironia, la giovane e sorprendente Valentina Maronese, se perdonate il gioco di parole, incarna con la straordinaria maturità di una veterana del palcoscenico… l’immaturità di Katica, fragile e spinoso germoglio di una dinastia dannata.
Impeccabile la regia di Davide Del Grosso, capace di innescare nel modo più conveniente ardite soluzioni narrative e significativi momenti di urticante ironia nell’atmosfera arcaica da classica tragedia greca, sia per la narrazione degli eventi bellici che per la spietata dissezione di sentimenti e tabù di significativa valenza psicoanalitica. Tutto ciò mantenendo sempre alto il ritmo della rappresentazione e ben desta l’attenzione e l’emozione degli spettatori. Il tutto, arricchito da geniali accorgimenti sia nella essenziale ma sorprendente scenografia che nei suggestivi e coinvolgenti interventi sonori. Voto altissimo per lui, come per tutti gli interpreti della pièce.
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Come battuta finale, a nome e per conto di tutto il cast, abbiamo raccolto le parole dell’autrice/attrice Daniela Morandini: «Il debutto di Zastava 999 è gioia e commozione. Il percorso per arrivare è stato lungo e accidentato, segnato dalle interruzioni imposte dagli accadimenti degli ultimi anni, ma i compagni di viaggio di questa avventura hanno dimostrato tenacia, motivazione e coraggio. Insieme, a partire dalla drammaturgia scritta con Patrizio Pacioni (incontro di cui sono a sarò sempre grata), abbiamo scavato nei significati e nei misteri di una storia di guerra e violenza, di ignavia e di indifferenza. La regia ha colto da subito il contesto idealeall’interno del quale far vivere questi personaggi, in una dinamica sospesa e polverosa: esseri fuori dal tempo che vagano come fantasmi, ognuno con le proprie contraddizioni e violenze. Il processo attoriale è stato intenso e complesso: dopo ogni gesto, dopo ogni suono, sentiamo sempre la necessità di scoprirne altri, per scavare sempre più all’interno di noi e della trama, tra sfumature che non finiscono mai di mutare. Il viaggio è appena iniziato, ed io sono felice e soddisfatta dell’impegno, della determinazione e del cuore che tutti noi abbiamo dedicato e continueremo a dedicare a questo progetto… e al nostro pubblico».
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Del gradimento dimostrato dal pubblico, che al termine dello spettacolo ha più volte e calorosamente richiamato alla ribalta gli attori e il regista, si è già detto..
Prossimo appuntamento con «Zastava 999» venerdì 27 maggio a Milano presso FE Teatro Fabbrica dell’Esperienza – via Francesco Brioschi 60 (+39 02 7862 4438 )
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