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Dunque mi trovo a scrivere per il secondo giorno di seguito ispirandomi a un articolo pubblicato sull’edizione bresciana del Corriere della Sera.
La colpa, naturalmente, non è mia, ma ancora una volta di Costanzo Gatta che, in questa seconda occasione, scrive di Teatro come sa fare lui, chiamando per di più in causa (oltre all’uraghese Marta Ossoli e al suo compagno di recitazione piacentino Mino Manni (ed ecco che anche la città dei “pisarei e fasò” fa il bis in questa rubrica), anche scrittori come Omero, Alessandro Manzoni e Pirandello.
Ovvio che in un blog come questo, in cui tanto si ama sia il Teatro che la Letteratura, e in una rubrica come «Goodmorning Brescia» una tale “provocazione” non poteva rimanere ignorata e/o inaccolta.
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Lo spunto che ha ispifrato l’articolo è uno spettacolo tratto dall’ «Odissea» ripresa da Valerio Massimo Manfredi, noto storico e narratore. Come ormai d’abitudine i due leggono lo spettacolo unendo armoniosamente paroile, creado un unicum godibile e suggestivo di recitazione, canto e musica.
Al di là del valore della pièce, ciò che più colpisce è il percorso artistico intrapreso dai due (incontratisi sotto lo sguardo complice di William Shakespeare, cresciuti e prospettati tra un capitolo e l’altro de «I promessi sposi»: la ricerca di una riproposizione di grandi classici tesa a suscitare il giusto interesse del grande pubblico nei confronti di autentici capolavori.
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Quando arriveranno a Brescia (anzi, torneranno, considerato il fortunato precedente de «Il fu Mattia Pascal» al teatro Mina Mezzadri Santa Chiara) a Brescia, prevedo che se ne occuperà (molto volentieri) l’amico e collega GuittoMatto.
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Bonera.2