Una bella sorpresa dedicata ai sognatori

Si è da poco conclusa, al Teatro Santa Chiara, il debutto dello spettacolo «Liberi tutti!», una produzione del Centro Teatrale Bresciano, ispirata all’opera teatrale «La sorpresa» (The surprise) di Gilbert Keith Chesterton pubblicata postuma nel !952, vale a dire sedici anni dopo il decesso dello scrittore, in cui vengono affrontati in modo arguto e spiazzante tipico dell’Autore, i temi del libero arbitrio, della felicità e del metateatro, con particolare riguardo al singolare e spesso misterioso di reciproca dipendenza che si crea tra il drammaturgo e i personaggi da lui creati. Secondo la critica prevalente, in un certo senso, una originale rivisitazione in chiave sottilmente ironica delle tematiche pirandelliane, particolarmente quelle trattate nella celeberrima «Sei personaggi in cerca di autore».

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L’autore:

Gilbert Keith Chesterton, scrittore e giornalista (Londra 1874 – Beaconsfield 1936) fu uno dei maggiori rappresentanti cattolici della letteratura inglese del 20º secolo, dotato di uno stile ironico e paradossale utilizzato nelle sue numerosissime opere in contrasto con il tardo romanticismo. Le sue prime pubblicazioni furono due raccolte di versi pubblicate nel 1900: The wild knight Greybeards at play (umoristico). Seguirono una serie di romanzi tra i quali particolare successo riscossero quelli accentrati sul personaggio di padre Brown, prete poliziotto.

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Lo spettacolo:

La scenografia è scarna, minimale: una tenda e qualche cubo di legno. Alcune artistiche marionette vanno e vengono, portate dalle attrici e dagli attori che compongono il cast di questo sorprendente (e la parola non è scelta a casa, come si dirà più sotto) spettacolo.

Non altrettanto minimale, anzi, articolate, complesse e intricate, sono la trama, anzi la doppia, tripla trama e l’allestimento scenico che nella discontinuità narrativa pesca, alla fine, il classico asso nel mazzo.

Un saporito e gustoso minestrone nel quale davvero i drammaturghi Otello CenciGiampiero Pizzol, insieme al regista, mettono insieme e cucinano magistralmente, coadiuvati da un manipolo di teatranti spontanei, entusiasti e guasconi quanto basta.

Di tutto, già. In due ore di spettacolo, oltre ai trasparenti riferimenti alle tematiche care a Pirandello di cui si è già fatto cenno, ho annotato nel mio taccuino godibili quanto riconoscibili tracce di clowneria circense, di atmosfere calviniane da Barone rampante, ma anche momenti di danza ritmata e macabra che non possono non ricordare atmosfere e movimenti riconducibili a Thriller di Michael Jackson. Per non parlare di un pizzico di quel futuro che Jules Verne immaginò con straordinaria e lucida intuizione, ma che poi non si realizzò mai così come pensato, evocato indirettamente da uno dei protagonisti, (precisamente il commediografo) che candidamente dichiara, parlando delle sue opere: «Questo piccolo mondo che ho creato, ma che non riesco a renderlo reale». Per non parlare della suggestione e del fascino arcano di personaggi creati a simiglianza di carte dei tarocchi ibridate con ballerine di carillon, per finire (ma sicuramente mi è sfuggito qualcosa) ad alcune piccole ma significative incursioni nello zuccheroso e infido terreno di un certo moralismo holliwoodiano.

Della fantasiosa pulizia della regia, nonché dell’impegno profuso (con felice esito) da tutti i componenti del cast si è fatto già cenno, ma piace ripeterlo. Resta da parlare della reazione del pubblico, effettivamente sorpreso, nel pieno rispetto del titolo originale del testo di Chesterton, più volte e in più modi: con i cambi di ritmo che si sono alternati in palcoscenico, prima di tutto, su un intervallo inserito nell’esibizione quasi a tradimento, nel finale che si prolunga senza annoiare in un divertito e divertente “dopoteatro” che umanizza gli attori, rendendoli ancora più simpatici e più vicini alla platea.

Uno spettacolo non per tutti, ricco com’è, accanto a lunghe parentesi sentimentali e comiche, di speculazioni psicologiche e persino (più o meno scopertamente) teologiche, ma, nonostante ciò, salutato al chiudersi del sipario da un consenso manifestato e condiviso da una grandissima maggioranza degli spettatori.

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Liberi tutti! è liberamente ispirato a La Sorpresa di Gilbert Keith Chesterton
regia Otello Cenci
drammaturgia Otello CenciGiampiero Pizzol
aiuto regia Francesco Grossi
consulenza letteraria Annalisa Teggi G. K. Chesterton Institute for Faith & Culture
con Francesca AiraudoLaura AmodeoLuca Di MartinoEnzo GiraldoValerio PersiliSofia Romano
scene Emanuele D’Antonio
coordinamento musicale Marco Mantovani
light designer Nevio Cavina
costumi Sonia Cammarata
trucco e acconciature Diadema Academy
marionette Compagna Tarassaco Teatro
produzione Meeting per l’amicizia fra i popoli
in collaborazione con G. K. Chesterton Institute for Faith & Culture Centro Teatrale Bresciano
segreteria di produzione Federica Rossi, Amanda Salvatori

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