Riccardo e le sue matite: come, quando e perché.

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Imprinting.

Konrad Lorenz teorizzò l’Imprinting basandosi sullo studio delle piccole oche selvatiche e osservando che sono programmate, dopo le prime ore dalla schiusa delle uova, per considerare come madre (caregiver) chi si è preso cura di loro in questo primo, breve ma sensibilissimo, periodo di vita. Un riconoscimento che, oltre a portare alla ricerca della vicinanza e a garantire la sopravvivenza, è anche un modo per l’animale di riconoscere la propria specie di appartenenza e apprendere così i più tipici schemi comportamentali, tra i quali il riconoscimento dei nemici naturali.

Nell’uomo, invece, l’imprinting è uno strumento nell’acquisizione dell’esperienza che occupa una posizione intermedia tra i riflessi incondizionati, come esempio di riflessi completamente inconsci e apprendimento basato sulla memorizzazione cosciente.

Tanto più ciò è valido per gli artisti, spesso

Il perché di questo pistolotto iniziale, che precede l’intervista di Riccardo Tomasi, giovane e promettente illustratore, potrete capirlo sin dalle primissime domande (e risposte), dal momento che, come spesso accade nella vita di tutti, è proprio negli anni più verdi che nascono le passioni più intense e più vere… e che le strade per arrivare a Monteselva, un po’ come succede per quelle che portano a Roma, sono davvero infinite..

Riccardo Tomasi, classe ’96, nato a Trento e residente a San Michele all’Adige, arriva a Brescia nel 2019 per frequentare la Scuola Internazionale di Comics che conclude con successo due anni più tardi. Tra i (bravissimi) docenti figura anche l’insegnante di Fumetto Chiara Abastanotti, affermata disegnatrice e illustratrice che, guarda caso, è compresa tra le “amicizie” Facebook di Patrizio Pacioni, papà del commissario Leonardo Cardona (che dà il nome al blog che ci ospita), nonché creatore del mondo e della saga di Monteselva.

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Chiara Abastianotti

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Pacioni, alla ricerca di “una matita” talentuosa e animata di entusiasmo creativo per tradurre in immagini il mondo di Monteselva e accompagnare il lancio del nuovo romanzo in uscita (ambientato a Brescia) si rivolge proprio a Chiara che, tra i suoi allievi più talentuosi da contattare, inserisce, ai primissimi posti, appunto il nome di Riccardo. Qualche tavola dimostrativa molto piaciuta allo scrittore e…

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… e passiamo a conoscere meglio Tomasi che si appresta a percorrere un pezzo di viaggio insieme a noi (e se si sa da dove si parte, spesso risulta difficile riuscire a prevedere con esattezza quale sarà il punto di arrivo). Magari, leggendo la serie di domande e risposte, si riuscirà a scoprire anche il perché del riferimento iniziale all’Imprinting.

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La prima domanda è pressoché inevitabile, in occasioni di questo genere, allorché, cioè, si lavora per conoscere (e per fare conoscere): quand’è cominciata questa tua passione per l’illustrazione e il fumetto?

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Fin da bambino mi piaceva leggere le storie di Topolino, Paperino, PK e di tanti altri personaggi fantastici che hanno stimolato non poco la mia fantasia. Poi crescendo mi sono interessato a altri tipi di fumetto come i graphic novel, horror e tanti altri.

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Sì, vabbè. Ma… il cosiddetto anello di congiunzione (da inserire in questo caso tra prime e seconde letture e l’attività di disegnatore) qual è stato?

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Premetto che per me riuscire a emozionare qualcuno raccontando una storia che sia un libro o per l’appunto un videogioco, costituisce già un’impresa incredibile e straordinaria. Ma lo è ancor di più quando si riesce a dare corpo all’immaginazione grazie al disegno, perché è proprio da uno scarabocchio, una bozza che nasce il tutto.

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Dunque, ecco che ci siamo arrivati, al disegno.

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Proprio così. Nel mio caso, anche se è piuttosto difficile da credere, la passione del disegno, oltre che a quelle che tu chiami “prime letture” ha trovato feconde radici nella “concept art” dei video game. Certo, avere una matita tra le dita per tratteggiare, abbozzare, schizzare e ritrarre, per me è sempre stato più un chiodo fisso che una semplice attitudine, ma non mi sarei mai aspettato che proprio i video game mi avrebbero preso per mano (anzi, per la gola!) per accompagnarmi e introdurmi nel mondo del fumetto.

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Passione, attitudine, chiodo fisso… va tutto bene, ma anche possedere un talento (e questo è senz’altro il tuo caso) a volte non basta: per riuscire ci vuole studio e feroce applicazione.

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Per questo devo ringraziare anche e soprattutto la Scuola internazionale di Comics di Brescia. Lì ho avuto la grande fortuna di trovare dei professionisti del fumetto che mi hanno fatto amare ancor di più il disegno. Mi hanno formato facendomi lavorare tanto, ma davvero tanto; a migliorarmi hanno inoltre contribuito anche i miei compagni di classe che, attraverso il costante e reciproco confronto, mi hanno spinto a migliorarmi giorno dopo giorno.

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In ogni settore delle umane attività, soprattutto in quelle per così dire “creative”, ci sono, inevitabilmente dei modelli ai quali, volente o nolente, ci si trova in qualche modo a rispecchiarsi, se non a immedesimarsi.

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Tra tutti i disegnatori che mi è capitato di conoscere, quelli che mi hanno lasciato qualcosa come stile artistico li posso contare sulle dita di una mano: mi riferisco ad Alessandro Barbucci (graphic novel), Gretel Lusky (maestro del colore), Dan Mora (specializzato in supereroi), Giorgio Cavazzano (universo Disney). Come vedi, si tratta di personaggi dallo stile alquanto differente, ma è stato proprio grazie a questa eterogeneità espressiva che ho potuto incanalare e grazie alla quale ho dato corpo e anima alla mia immaginazione.

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Dopo avere scandagliato il passato e le fonti, è ora venuto il momento di passare al presente e al futuro. Che cosa fa e che cosa si ripropone di fare domani l’artista Riccardo Tomasi?

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L’obbiettivo che mi sono prefissato è quello di diventare un fumettista a 360°, creando storie di mia fantasia per poi tradurle in tavole. Rendendomi conto, però, che si tratta di un progetto molto ambizioso e dai tempi non immediati, terminati gli studi ho avuto l’occasione di mettermi alla prova con dei lavori di illustrazioni promozionali su commissione, come: carrozzerie e alberghi, nonché con molti appassionati cultori dei giochi da tavolo.

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Visto che si è già fatto cenno alle circostanze che hanno portato all’incontro tra te e Pacioni, vale a dire la prossima uscita in libreria della nuova indagine del commissario Cardona che si svolgerà eccezionalmente a Brescia, consentimi di chiederti ancora questo: questa improvvisa immersione nel cupo mondo di Monteselva (e appunto di Brescia!) e la conoscenza che hai fatto del commissario Cardona e degli altri personaggi che gli ruotano attorno, quali sensazioni ti hanno trasmesso?

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Dei romanzi che vedono protagonista il commissario Cardona, una cosa che mi ha colpito subito sono stati i personaggi. Sono abituato, in altri libri, a protagonisti e coprotagonisti che per mancanza di coerenza con se stessi, finiscono spesso per perdere la propria identità. Nella saga di Monteselva, invece, ogni personaggio rimane coerentemente fedele a se stesso, riuscendo a essere fortemente caratterizzato (come nei romanzi di una volta) ma senza mai cadere nel clichet. E questo, devo confessarlo, mi è piaciuto molto e molto mi ha ispirato.

Due di essi, in particolare, mi hanno molto colpito. Il primo è Vassili Abramov, detto l’Orco : il classico antagonista, feroce e spietato, quello che mi piace definire “un cattivo vero”, senza crisi di coscienza e melensi propositi di redenzione. Credo che Pacioni, attraverso lui, rivendichi anche una dignità del Male. La seconda è Diana De Rossi, ambiziosa giornalista televisiva nonché amante di Cardona.

Appena ho approfondito la sua conoscenza, attraverso le pagine scritte da Pacioni, mi sono detto: “Santo cielo, che elemento!” Parlando schiettamente, Diana incarna esattamente quel tipo di persone che non esitano davanti a niente pur di prendersi ciò e/o chi desiderano avere, infischiandone dei danni che provocano agli altri. Penso che basti questa mia reazione per farti capire che è stata studiata e descritta dall’Autore nel migliore dei modi, no?

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Devi ancora rispondere alla domanda sulle location: la cupa Monteselva e la inquietante Brescia vista e descritta da Pacioni nel suo nuovo romanzo.

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collocazione della storia, mi piace molto l’idea di una città come Brescia, che conosco personalmente, resa così gotica. La potrei definire come una Gotham italiana e l’idea mi intriga molto. Una bella città, con le sue vie antiche, periferie e piazze storiche può essere molto suggestiva con l’atmosfera alla Batman.

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Prima dei saluti, però, mi sembra opportuno dare una piccola anticipazione sui primi approcci tra Riccardo Tomasi e la grande Saga di Monteselva, con il nostro commissario Cardona in trasferta a Brescia e con il suo spietato antagonista, Vassili Abramov, conosciuto anche come l’Orco, che lo pensa (non certo amichevolmente) all’interno dell’esotico giardino della sua villa, naturalmente a Monteselva.

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Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ValerioVairoRIT.jpg   Valerio Vairo

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NB – i disegni inseriti in questo articolo, a parte l’oca (elaborazione grafica da foto) e l’autoritratto di Chiara Abastanotti, sono tutti firmati da Riccardo Tomasi.