Ma quanto coraggio ci vuole, per rispettare un Classico?

  L’Innominato ne I promessi sposi   (capitolo XIX)

«Di costui non possiam dare né il nome, né il cognome, né un titolo, e nemmeno una congettura sopra nulla di tutto ciò: cosa tanto più strana, che del personaggio troviamo memoria in più d’un libro (libri stampati, dico) di quel tempo. Che il personaggio sia quel medesimo, l’identità de’ fatti non lascia luogo a dubitarne; ma per tutto un grande studio a scansarne il nome, quasi avesse dovuto bruciar la penna, la mano dello scrittore. Francesco Rivola, nella vita del cardinal Federigo Borromeo, dovendo parlar di quell’uomo, lo chiama «un signore altrettanto potente per ricchezze, quanto nobile per nascita», e fermi lì. Giuseppe Ripamonti, che, nel quinto libro della quinta decade della sua Storia Patria, ne fa più distesa menzione, lo nomina uno, costui, colui, quest’uomo, quel personaggio.»

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L’Innominato secondo la Treccani

L’Innominato È così chiamato da Alessandro Manzoni, ne I promessi sposi, Francesco Bernardino Visconti, uno dei feudatari di Brignano Ghiaradadda, designato da una grida del governatore di Milano, nel 1603, come capo di briganti. Sulla scorta di un accenno, contenuto in cronache milanesi del 17° sec., Manzoni ha poeticamente ricreato la storia di questo bandito, che s’impegna a far rapire Lucia su istigazione di don Rodrigo, ma che, prima indispettito, poi pentito dell’azione malvagia, e turbato dall’atteggiamento e dalle parole di Lucia, trascorre una notte tormentata da incubi e angosce. Sente all’alba suonare le campane che festeggiano l’arrivo nei pressi del cardinale Borromeo, e da lui si reca a far confessione dei propri peccati. Collaborerà poi col cardinale per riunire Lucia a sua madre.
Nella prima stesura del romanzo l’Innominato, chiamato il Conte del Sagrato, è descritto in maniera più fosca e delittuosa; tinte e suggestioni che nell’edizione definitiva Manzoni ha corretto e approfondito nel ritratto psicologicamente potente e perfetto del grande peccatore pentito.

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Lo spettacolo

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«Finalmente!» viene da dire, mentre ti dolgono i muscoli delle braccia e si spellano le mani per i troppi applausi.

«Finalmente che?» chiederà il solito curioso, ed è proprio qui che si voleva arrivare.

Finalmente c’è (che Dio lo benedica!) un “adattatore” che si rifiuta di stravolgere un testo meraviglioso, oserei dire senza eguali, come la narrazione della conversione dell’Innominato opera di un certo Alessandro Manzoni che, anzi, viene fatto salire sul palcoscenico, insieme ai personaggi che così mirabilmente ha creato e descritto, per accompagnarne la vita scenica con la lettura diretta delle pagine dei Promessi sposi.

Finalmente (che Dio lo ri-benedica!) c’è un regista, che in questo caso coincide con l’adattatore, che mette in scena un classico nel classico in modo classico, senza cedere alle malevole sirene dell’innovazione a tutti i costi, alla diabolica seduzione di un indisciminato épater le bourgeois, alle comode scorciatoie della destrutturazione del testo, del metateatro, delle suggestioni della post avanguardia e di altre nuove (ma neanche tanto) tendenze.

Insomma, ne «La notte dell’Innominato» si avverte e si assapora quel delizioso gusto retro dei grandi sceneggiati della TV anni ’60, che proprio nel capolavoro di Manzoni toccò probabilmente il vertice più alto. Datato, ma mai sorpassato, come non può e non potranno mai esserlo il mascarpone e i savoiardi inzuppati nel caffè nel tiramisù.

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Bravissimi gli attori Gianluigi Fogacci, Valentina Violo e Simone Ciampi, mentre per quanto riguarda Eros Pagni, beh, per lui stento davvero a trovare un aggettivo positivo all’altezza di questa sua ennesima grandiosa prestazione attoriale.

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Suggestiva ed evocativa la scenografia tradizionale ed elettronica realizzata nel laboratorio del CTB.

Teatro gremito in ogni ordine di posti, in quella che si è rivelata un’autentica festa del Teatro. Per quanto riguarda il gradimento manifestato da tutti gli spettatori (a cominciare dal mio) mi sembra di essere stato alquanto esplicito.

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La notte dell’Innominato è la nuova produzione Centro Teatrale Bresciano e Teatro de Gli Incamminati che, dopo il successo del debutto nazionale e delle recite al Piccolo Teatro di Milano, approda ora a Brescia per la Stagione 2021-2022 dello Stabile bresciano.

Adattato per la scena e diretto da Daniele Salvo, lo spettacolo vede come protagonista uno dei più grandi interpreti del teatro italiano, Eros Pagni, affiancato da Gianluigi FogacciValentina Violo e Simone Ciampi; le scene sono di Alessandro Chiti, i costumi di Daniele Gelsi, le luci di Cesare Agoni, le musiche di Patrizio Maria D’Artista, le videoproiezioni sono a cura di Michele Salvezza. Lo spettacolo debutterà martedì 2 novembre 2021 al Teatro Sociale di Brescia (via Felice Cavallotti, 20) e resterà in scena fino a domenica 7 novembre (tutti i giorni alle 20;30; la domenica alle 15:30).

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PS – Leimmagini dello spettacolo sono scatti di Masiar Pasquali