Brescia città del Teatro (20) – È fatta, sì, ma ancora c’è molto da fare

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Di Teatro, per fortuna, ci sono tante tipologie. C’è il Teatro che io ho battezzato facile, quello che strizza l’occhio agli istinti più materiali ed epidermici, che sollecita i succhi gastrici degli spettatori. Poi c’è il Teatro (cosiddetto) alto, quello che nessuno osa mettere in discussione, soprattutto perché nessuno, o quasi, capisce i messaggi che si vorrebbero veicolare. C’è il Teatro classico, quello sperimentale, quello alternativo…

Questa volta, in questo articolo, ci si occupa, invece, di Teatro d’impegno sociale. E, siccome ciascuno di coloro che si occupano di questo tipo di Teatro, inevitabilmente, sconfinano nel civile e nel politico… capiterà senz’altro un’altra occasione per una meditata riflessione su questa pur necessaria premessa.

Parliamo dunque di «ÈFFATTAAAA!», lo spettacolo messo in scena poche ore fa dalla Compagnia Teatrale Borròso di Fobap Anffas Onlus al Piccolo Teatro Libero di San Polino, per la regia di Fabio Maccarinelli.

Tutto nasce da un furto. Un furto molto particolare, visto che l’oggetto ne è una sfera di luce e l’autore (anzi l’autrice) una specie di essere alieno a metà tra una ninfa e un automa.

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«Cosa rappresenta, la Sfera?» chiedo nel caloroso e rilassato dopo-spettacolo a Fabio Maccarinelli che ne ha diretto la messa in scena, pur perfettamente consapevole che non è certo al regista, che va indirizzata una domanda del genere.

Una risposta arriva, però. «Nella mia interpretazione la Sfera rappresenta quegli strumenti e quei valori che dovrebbero rimanere sempre e comunque patrimonio comune a disposizione di tutti, e che requisire egoisticamente per sé finisce inevitabilmente per corrompere».

Inutile dire che la Sfera verrà restituita, grazie anche alla presa di coscienza e di posizione opera della collettività e dopo un rapido ma significativo itinerario esplorativo della disabilità, alla quale anche gli attori sono partecipi e protagonisti non solo in scena ma anche nella vita di tutti i giorni.

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Protagonisti al punto che saranno essi stessi ad abbattere il muro che viene loro costruito attorno, per imprigionare non solo tutto ciò che in qualche modo è “diverso” ma anche le nostre paure nei confronti di quel che esce da una scala di valori precostituita quanto ingannevole.

Ottima la costruzione registica, essenziale ma fantasiosa e suggestiva la scenografia, lodevole la recitazione di tutti gli attori (semplicemente Anna, Marta, Luca, Giancarlo, Samira, Nina, Giorgio, Gabriella, Sverio. Lidia, Francesca, Manuela… ma mai come in questa occasione i nomi contanto poco) che davvero, come fanno gli atleti, s’impegnano a superare ogni difficoltà derivante dalla propria condizione.

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Riuscendoci in pieno, come testimoniano e attestano i convinti e ripetuti consensi e applausi tributati dai 100 che gremiscono il Piccolo Teatro.

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