Le città invisibili, ovvero l’insidioso fascino dell’inconsapevolezza.

Non è la prima volta (e con ogni probabilità non sarà l’ultima)  che ci capita di parlare di uno spettacolo dopo esserci occupati della sua presentazione in conferenza stampa.

.

Accade così anche per Le città invisibili. Il futuro è un dovere, ambizioso (doppio) spettacolo attualmente in scena a Brescia nell’ambito della programmazione estiva del C.T.B.

Per chi, prima di dedicarsi alla lettura di questo articolo, avesse tempo e voglia di dare un’occhiata al precedente, datao 6 giugno u.s. e firmato dal collega Bonera.2 nell’ambito della rubrica Goodmorning Brescia, questo è il link che ce lo condurrà con la massima facilità e velocità:

.

.

Lo spettacolo:

Anche se, in questo caso, sarebbe probabilmente più corretto “gli spettacoli“, visto che nell’ambito della sontuosa quanto ambiziosa kermesse di «Le città invisibili», di scena nell’insolita location dell’Hangar 68 (di cui in seguito ci sarà modo di occuparsi più in dettaglio) sono due, intitolate «Il Palazzo» e «L’Impero».

.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Città3-1024x682.jpg
Fotografo: Laila Pozzo

.

Pienamente consapevole della provocazione, confesso che, pur avendo assistito, con profonda partecipazione emotiva e con grandissimo piacere a «L’Impero», non andrei e non andrò a vedere «Il Palazzo». Una scelta apparentemente contraddittoria che si badi bene, però, è dettata esclusivamente da una mia personalissima sensibilità e che vado a spiegare nelle righe successive.

.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Città2-1024x590.jpg
Fotografo: Laila Pozzo

.

Le città invisibili è una narrazione di vite, collegate come possono essere collegate le esistenze di due gemelle, ma al tempo stesso separate e distinte. Assistendo a questo spettacolo, dopo il preambolo comune che (se non concettualmente almeno nei colori e nei toni) non può non ricordare il celeberrimo dipinto Il quarto stato di Pellizza da Volpedo, è proprio alla vita di una delle due che si ha accesso, mentre quella dell’altra, contemporaneamente, viene narrata e rappresentata da un altra parte dello spazio teatrale per altri spettatori. Dunque, come capita per ogni persona che capita di incrociare nel corso del proprio percorso di vita, non è possibile per nessuno conoscerla con ottica onnisciente: l’uomo non possiede le ali, come un’aquila che scrita dall’alto del cielo, ma piuttosto conduce la propria esistenza come una formica, che vede e discerne solo ciò che si presenta sul proprio cammino.

Dunque?

Dunque ieri sera all’Hangar 68, essendo stato indirizzato insieme a metà degli spettatori presenti ad assistere alla rappreIrsentazione de L’Impero, ho avuto modo di conoscere da vicino e condividere la storia di Irma, la gemella chiamata da un padre assente nella quotidianità e nella vicinanza emotiva alle due figlie, ma per esse fin troppo presente nella costante mancanza, in un paese remoto e alieno oltre ogni immaginazione, a collaborare alla conduzione di un’iniziativa economica ambiziosa quanto di rischiosa realizzazione e conservazione. Della sorella Elvira (da lei inopinatamente quanto brutalmente divisa a causa di un telegramma di trentanove parole) sappiamo invece che rimane nell’entroterra bresciano, a presidio del Castello, ovvero dell’azienda agricola di famiglia, e tanto ci deve bastare.

Il resto… lo conosciamo per come ci viene riferito da lettere, telefonate, testimonianze di altri. O raccontato dalla magia (straordinaria in questo caso, doveroso ammetterlo) del Teatro.

.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Città4-1024x682.jpg
Fotografo: Laila Pozzo

.

Ecco. Se non andrò a vedere Il Castello è proprio ed esclusivamente per questo, giusto o sbagliato che sia: perché è stato straordinario e mi ha toccato nel profondo partecipare praticamente “in tempo reale” alle peripezie di Irma, ignorando in parte ciò che contemporaneamente accadeva a Brescia a Elvira. Perché altrettanto non potrei fare, non potrei cioè godere di paragonabile bellezza e di così intimo coinvolgimento personale, se ora decidessi di vedere la storia dalla parte di conoscendo già cosa è accaduto alle due gemelle nel lontano e misterioso oriente della fantasia.

Tutto qui. Scelta del tutto opinabile, me ne rendo conto, che non intendo certamente imporre o solo consigliare ad altri. Ma, almeno, in qualche modo, ritengo adeguatamente motivata da parte mia.

Detto ciò, non mi resta che parlare della parte più propriamente artistica e tecnica di questo complesso e sontuoso spettacolo.

Mai fuori controllo la regia di un’opera articolata e complessa come questa, e non è cosa di poco conto. Insomma, un Fausto Cabra sempre più ispirato, attento, geniale e in palla, se mi si consente il termine.

Bravissimi gli interpreti, tutti, senza esclusione.

Straordinaria (e non è aggettivo buttato lì a caso) la scenografia mobile, perfettamente inserita, se non dinamicamente intrecciata, nella singolarissima location sagacemente scelta per l’evento: un contenitore che richiama sfumature neo futuristiche contribuendo non poco alla creazione di un’atmosfera generale al tempo stesso astraente ed evocativa.

Letteralmente entusiasta il pubblico, dopo un finale onirico e drammatico al tempo stesso che lo ha visto finalmente riunito, proprio come Irma ed Elvira al crepuscolo del loro cammino terreno; presente, attento e partecipe per tutta la durata della rappresentazione nonostante l’inconsueta durata dell’evento (globalmente poco meno di tre ore).

Del resto è così che vanno le cose quando si somministra al pubblico uno spettacolo di eccellente concezione e fattura, e questo lo è.

.

.


ideazione e regia Fausto Cabra
drammaturgia originale Marco Archetti Silvia Quarantini
performers, Manuela Mandracchia, Mariangeles Torres, Franca Penone, Alberto Onofrietti, Francesco Sferrazza Papa
Guglielmo Poggi, Silvia Quarantini, Luca Nencetti, Alessandro Mor, Edoardo Ribatto, Mimosa Campironi, Gian Marco Pellecchia, Silvia Beltrami, Michela Beltrami

drammaturgia sonora Mimosa Campironi
scene e costumi Eleonora Rossi
assistente ai costumi Bruna Calvaresi
light designer Cesare Agoni
assistente alla regia Alberto Bellandi
produzione Centro Teatrale Bresciano

.

.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è GuittoCirc.png   GuittoMatto