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Da tempi non sospetti (quindi dal mio sempre) detesto l’utilizzo di termini anglofoni al posto di equivalenti vocaboli d’Italica origine e fattura e, almeno in questo, credo che il signor Gabriele D’Annunzio sarebbe pienamente in accordo con me.
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Con altrettanta sincerità aggiungo, però, che difficilmente si potrebbe trovare un termine più calzante di quell’ “evergreen” che l’erudito articolista Massimo Tedeschi sceglie sull’edizione odierna bresciana del Corriere della Sera per definire Costanzo Gatta, autore del libro «Gabriele D’Annunzio umorista» (Ianieri Editore).
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Del Vate, Costanzo Gatta ha esplorato in profondità e con la sua consueta e risaputa arguzia, ogni “diramazione” letteraria e psicologica e, secondo alcune indiscrezioni a mia conoscenza, presto indagherà un aspetto biografico molto ma molto personale e particolare, con un’opera di ampio, anzi (considerato il tena che tratterà) ampissimo respiro. Il tema di 4questa sua ultima uscita, in sostanza, è un’ampia carrellata su quell’aspetto ironico e autouronico che non poteva assolutamente essere assente in una personalità complessa come quella del grande scrittore pescarese di nascita e gardesano di adozione. Una ricchissima carrellata di battute, motti, definizioni sferzanti e corrosive, un vero arsenale verbale più potente di una batteria di artiglieria per smantellare certezze e presunzioni altrui, ma anche strettamente personali, senza riguardo nei confronti di miserevoli vizi ma anche di mistici ideali e nobili sentimenti, quali la santità, il coraggio e l’amore.
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Insomma, un libro “dotto”, frutto di una conoscenza ineguagliabile del personaggio trattato e di noteviole competenza storico-letteraria ma, al tempo stesso, una lettura godibile e stuzzicante anche a livello di semplice (ma intelligente) intrattenimento.
Lo consiglio, sicuro di riscuotere, poi, il vostro grato consenso.
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Bonera.2