Successo, a Brescia, per le irresistibili lusinghe del doppio gioco!

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Una serata piovosa, un piccolo e vetusto teatro, l’incontro di due sconosciuti (ma saranno poi veramente tali?), che accende un inquietante confronto tra uno scrittore cinico e disincantato in cerca di stimoli creativi e una giovane donna, enigmatica e affascinante, ammantata com’è di oscuri segreti.

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In sostanza sono questi gli ingredienti che Enrico Luceri (uno dei più noti e affermati giallisti nazionali, autore del romanzo breve «Punto improprio» edito anni fa da Delos) e Patrizio Pacioni, responsabile della drammaturgia che ha mantenuto lo stesso titolo (aggiudicandosi il prestigiosissimo premio Tragos), hanno magistralmente utilizzato per costruire una pièce intessuta di tensione e di mistero, che solo nel finale svela agli spettatori una verità inaspettata quanto sconcertante.

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Grandi meriti per la riuscita di un’operazione che (causa l’impatto devastante della situazione pandemica) si è prolungata per quasi due anni, va ascritto alla attenta quanto fantasiosa direzione di Fabio Maccarinelli, regista di grande esperienza del movimento teatrale bresciano, autore anche della spartana quanto efficacissima scenografia, che ha saputo fare esprimere al meglio i due attori protagonisti del dramma. Una scintillante Cecilia Botturi, impegnata nell’interpretazione di Maddalena (o Madda) caratterizzata da una personalità complessa e da repentini sbalzi di umore, e Andrea Moltisanti, che ben ha saputo animare e caratterizzare le ombre (e l’invincibile tedio) di Enrico, lo scrittore introverso e algido, si sono ben meritati i lunghi e ripetuti applausi tributati dal pubblico bresciano convenuto in gran numero al Piccolo Teatro Libero.

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Insomma, a distanza di soli quindici giorni dal grande successo riscosso al Teatro Sant’Afra da «Christine e Léa – Le serve» (portato in scena in collaborazione con i Teatranti di Ospitaletto), Le Ombre di Platone (questa volta in partnership con La Compagnia del Barone), hanno messo a segno un altro importante colpo. E analogo successo, ne siamo certi, riscuoterà (il prossimo 11 febbraio, sempre al Piccolo Teatro Libero di Brescia) la prima nazionale del dramma «Zastava 999» claustrofobico quanto appassionante storia creata da Patrizio Pacioni e Daniela Morandini, portata in scena da Òstudios Teatro di Milano in coproduzione con Associazione Le Ombre di Platone ETS.

A dimostrazione della non trascurabile circostanza, voglio aggiungere, che non servono budget milionari per offrire al pubblico spettacoli di grande dignità e stimolante appetibilità artistica, puntando esclusivamente sulla professionalità di autori, registi e interpreti.

Potrebbe sembrare un ulteriore episodio della fortunata serie di articoli della rubrica “Le Uova di Colombo”, che viene pubblicata all’interno di questo stesso blog. Evidentemente, però, per molti non è così.

Probabilmente perché, come si suol dire, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

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