Oggi, giorno particolarissimo, lascio (come successo già altre volte) provvisoriamente il timone di «Goordmorning Brescia» a Patrizio Pacioni.
Più tardi tornerò per raccontarvi un altro aspetto di questo serena e felice vigilia di Mille Miglia.
Bonera.2
Mai come nella 1000Miglia non è tanto l’evento in sé, la gara, la competizione a fare la differenza.
Ciò che colpisce è la partecipazione dei bresciani, la voglia di esserci, l’emozione e l’entusiasmo che ci fluttua intorno.
Impiegati che, nella lopro pausa, sacrificano il pranzo per girare tra le meravigliose automobili d’epoca che s’impadroniscono della città, coniugi e amanti che fino a ieri faticavano a trovare qualcosa da fare veramente insieme, riuniti dai richiami, dalle bellezze e dalle suggestionia della sempre magica Freccia Rossa, cavalcando un sogno lontano, inconsapevolmente si riavvicinano, anche fisicamente, magari arrivando, quasi per sbaglio, a prendersi per mano dopo chissà quanto tempo che non accadeva.
Forse sono troppo romantico. Forse solo troppo ingenuo, Forse non sono abbastanza smaliziato da vedere e riconoscere la malizia del marketing-business, flauto incantatore che ha il solo scopo di sedurre il più alto numero di consumatori.
E se anche fosse?
Oggi è una meravigliosa giornata per NOI bresciani. Noi bresciani, sì, anche quelli come me che sono nati a Roma e altrove.
Dunque poche ore fa, all’ora di pranzo, appunto, sacrificando la pausa e il pranzo, appunto, mi sono incontrato con l’amico Giulio Rottigni e mi sono lasciato andare alla corrente delle immagini, delle sensazione, che come onde ideali sommergevano il centro della città.
Mi e ci hanno attratto i bolidi, naturalmente. Le aggressive Alfa, le sempre eleganti Lancia, le Porsche prodotte dalla potenza germanica, le ingegnose Renault di Francia, le aggressive ed esuberanti macchine yankee, come le Lincoln e la Oldsmobile, ma a colpirci di più…
A colpirci di più sono state due macchine molto meno note e particolari ciascuna per cause di verse.
La prima la sportiva Cisitalia, che ha “ballato una sola stagione” per dirla liricamente: pochissaimi i modelli usciti dalla fabbrica quasi artigianale, dal 1946 al 1963. Tra i modelli immessi sul mercato anche la “202“, esposta niente meno che al Moma di New York come opera di arte moderna.
Poi la minuscola Isett , microvettura monovolume che venne prodotta (tra il 1953 e il 1956) dalla casa automobilistica italiana Iso di Bresso su idea e progetto dell’italianissimo Ermenegildo Preti , prodigioso esempio di inventiva nazionale, capace di precedere di settant’anni, nella concezione, una certa Smart.
Un’ottima intuizione, visto che tra il 1955 (quando la BMW ne acquistò il brevetto) e il 1962, la BMW Isetta divenne non solo la prima automobile al mondo a basso consumo di carburante (bastavano tre litri di benzina per percorrere 100 km) a essere prodotta in serie, ma conseguì l’incredibile record di oltre 161.000 unità vendute.