Tre repliche dello stesso spettacolo nella stessa mattinata, una di seguito all’altra a partire dalle nove, per le terze medie della Scuola Secondaria Giosuè Carducci di Viale del Piave, a corredo di una serie d’iniziative varate dallo stesso Istituto per la ricorrenza del venticinque novembre, dal significativo titolo «Gli alunni della Carducci dicono no alla violenza sulle donne». Nessuna meraviglia sulla lungimiranza di chi dirige la scuola, visto che per motto dell’Istituto Comprensivo Centro 1 Brescia è stata scelta la frase di J.W. Goethe che recita: “L’uomo è un essere volto alla costruzione di senso“.
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Si parla del monologo «L’ultima volta» scritto da Biagio Vinella e già più volte portato in scena dalle ragazze del Collettivo Zazie (ce ne occupammo -in questa stessa rubrica- l’8 marzo del 2018) e interpretato, in questa occasione, dall’attrice Lia Pironi. Una iniziativa voluta e promossa, con l’egida del Direttore didattico Enzo Manno, dalla vice preside Alessandra Gerardini e dal Comitato dei Genitori.
Introduce lo spettacolo lo stesso autore, ricordando i numerosi progetti didattici ai quali ha avuto occasione di partecipare nei passati anni scolastici con positivi riscontri. Poi la parola (o la scena, se vogliamo), passa a Lia Pironi.
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Un’analisi postuma, potremmo definirla, una rivisitazione di ciò che era stato e avrebbe potuto non essere, vale a dire la memoria dolente di un incontro sbagliato, anzi dell’incontro con l’uomo sbagliato, un narcisista patologico con istinti violenti come (purtroppo!) ce ne sono in circolazione tanti. Alle lusinghe iniziali, condite di stucchevoli quanto dozzinali parole d’amore che di amore non hanno proprio niente, segue un approccio possessivo che si fa di giorno in giorno più stretto, più asfissiante, con il fine neanche troppo nascosto di destabilizzare la personalità, di creare profonde insicurezze. Insomma, un processo patologico quanto cinicamente lucido di isolare “la vittima” dal proprio ambiente, dalle amicizie più consolidate, dalle relazioni familiari, dettato dalla necessità di un uomo sostanzialmente insicuro di sé, impastato di gelosia e di volontà di controllo assoluto. In poche parole alla costruzione di un rapporto basato sulla sottomissione di una parte all’altra e non su quello spirito di collaborazione che dovrebbe rappresentare la struttura fondamentale di una storia a due. Inevitabile sbocco, dopo la violenza psicologica, quella fisica.
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Tutto ciò Lia Pironi riesce a esprimere con un’alternanza di stati emotivi di sorprendente fluidità. Dalla tenerezza, alla sbigottita scoperta del reale, alla rabbia, alla paura. Conferma, se mai se ne sentisse il bisogno o la necessità, le doti di recitazione e di potente presenza scenica espresse nell’interpretazione del dramma «Christine e Léa – Le serve» di cui a suo tempo, sempre sulle pagine di questo blog, si occupò diffusamente GuittoMatto.
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A fine spettacolo, inoltre, riesce a spiegare ai giovani spettatori che gremiscono la grande aula la sostanza di ciò cui hanno appena assistito, aggiungendo accorti suggerimenti sull’individuazione e il contrasto di eventuali “situazioni pericolose” in cui, soprattutto le ragazze, avessero la (s)ventura d’incappare. Ai loro compagni maschi, invece, è lo stesso Biagio Vinella che si rivolge, auspicando che si impegnino fin da ora a lavorare su se stessi, correggendo eventuali inclinazioni, più o meno pronunciate, che possano suggerire la nascita di istinti prevaricatori e violenti.
Suggestiva e quasi ipnotica la grafica di Milena Bosetti che per lunghi tratti del monologo sembra avvolgere e inglobare la protagonista.
Grande attenzione da parte degli studenti e convinti applausi al momento del ritorno in classe.
E…
… mi si consenta un’osservazione personale: ancora una volta ho avuto modo di constatare con i miei occhi di quanto possa risultare efficace (anche) nella didattica lo “strumento teatro”. Sono da sempre convinto che un evento come quello cui ho assistito stamattina valga da solo più di cento discorsi e di altrettante raccomandazioni ex cathedra. Vorrei, se non chiedo troppo, che anche tante altre scuole, sull’esempio della Carducci e con l’aiuto di altre amministrazioni pubbliche, intensifichino interventi esterni sotto forma di spettacoli mirati alla conoscenza di determinati accadimenti storici, politici e sociali di accertata qualità. Non saranno certamente, mi sento di garantirlo, ore e soldi spesi male.
Tutt’altro.
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