Da Stratford a Brescia, un intrigante cocktail di versi e note

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(vds. altro articolo sullo stesso argomento in data 12 marzo 2018:  https://cardona.patriziopacioni.com/goodmorning-brescia-sonetti_sinisi_malosti/)

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L’Autore:

William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1564– Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616),  soprannominato il “Bardo” o il “Cigno dell’Avon”. Della sua (anche numericamente) produzione, ci sono pervenuti  37 testi teatrali, 154 sonetti e una serie di poemi.

È universalmente considerato il più importante scrittore in lingua inglese e generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale. 

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L’opera:

Per una volta Shakespeare arrivò secondo. Anzi, addirittura  “fuori dal podio”, per rimanere in ambito sportivo. La “moda del sonetto”, infatti, nell’Inghilterra elisabettiana aveva imperversato nell’ultimo decennio del 16° secolo,  con le opere di  Philip Sidney (Astrophel and Stella, 1591), Samuel Daniel (Delia, 1592), Thomas Lodge (Phillis, 1593) ed Edmund Spenser  (Amoretti, 1595).

 La raccolta shakespeariana, scritta probabilmente tra 1593 e il 1599 ma pubblicata diversi anni dopo (1609, per le stampe dell’editore  Thomas Thorpe) si adegua (aggiungendo Lover’s Complaint)  al modello  scelto da Daniel e Lodge, che avevano fatto seguire alla raccolta di sonetti brevi un componimento più complesso.

A partire dal ‘700, parecchi studiosi più o meno autorevoli avanzarono dubbi sulla reale paternità di Sonetti, dimostratisi poi scarsamente attendibili visti i numerosissimi riscontri individuati poi con il linguaggio dell’ultimo Shakespeare.

I Sonnets sono poesie d’amore dedicate dal numero 1 al numero 126 a un giovane amico di Shakespeare (si pensa il Conte di Southampton Henry Wriothesly o William Herbert) e dal 127 al 154 a una Dark Lady dai capelli o dalla carnagione scuri. Il sonetto più famoso della raccolta è senz’altro il sonetto 18,si apre con il poeta che paragona il giovane amico (il Fair Youth) a una giornata estiva, sostenendo che mentre l’estate è breve, mutevole e non sempre perfetta, il protagonista incarna l’estate stessa, eterna, e quindi la bellezza. E mentre l’estate lascerà posto all’autunno, il suo amore vivrà in eterno. Assai diversa è la Dark Lady che emerge nella seconda parte della raccolta, l’incarnazione di un amore spesso crudele e infedele, una fascinosa figura del male, descritta come my female evil  (“la diavolessa”,  “la donna malvagia” – sonetto 144)

In “A Lover’s Complaint” o “Lamento dell’amante” (lasciando maliziosamente indeterminato il sesso) si narra di una sfortunata giovinetta, prima sedotta (attraverso  un’abile strategia di corteggiamento) da un cinico rubacuori, poi crudelmente abbandonata.

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Lo spettacolo:

All’inizio chi conduce il gioco è un tecno-pagliaccio che si atteggia, si muove, parla (e declama sonetti) come il conduttore di una hit parade televisiva, in una atmosfera circense, con tanto di risate e applausi registrati.

«Ho due amori, che si chiamano conforto e dannazione»

Il primo è un giovane maschio biondo e dalle fattezze delicate, l’altra è una femmina, nera e aggressiva.

La “dark lady” si scatena in una danza dissociata, che è l’antica malattia di un mondo fascinoso quanto ingannatore, è un condensato tossico di menzogne sottintese e spudoratamente ostentate a se stessi, è frenetica dissolutezza, tarantolata, estenuante, allucinata. I tradimenti sono nascosti sotto abiti troppo succinti, più forte della discrezione è la volontà di svelarli come carne nuda e ammiccante, mordicchiando il peccato come una dolce e letale mela avvelenata.

Poi c’è l’altra faccia dell’amore, tutto al maschile, che si esplicita in un confronto erotico nel quale la preda non vede l’ora di essere catturata e sottomessa, ma chi sottomette con il corpo, molte volte, in realtà, finisce per essere sottomesso nell’anima. Una danza sessuale più che sensuale, la rappresentazione esplicita di un amplesso rabbioso e sempre in appagante se tenuto distinto da un’empatia sentimentale, perché «Credendomi vincente ho perso tutto», come scrive il poeta.

Tutto finisce con l’amara considerazione che «L’amore è una medicina che non guarisce ma aggrava la piaga» e con lo struggente testamento del drammaturgo: «Se leggerai i miei versi dimentica chi li ha scritti».

Il tutto in una intensissima ora di spettacolo, un contenitore in cui il testo e la regia versano di tutto: dal romanticismo melodico di Modugno alla tecno-music, dalla figura arcaica del Bardo, che incombe dal fondale del palcoscenico  a una scenografia “di frontiera” postmoderna.

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Nell’insieme ben recitato, innovativo, stimolante, provocatorio, ma al tempo stesso, proprio per questa sua coplessità, di difficile assimilazione da parte di un pubblico che, comunque, ha applaudito a lungo al calar del sipario. A titolo di esempio cito il commento di uno dei numerosi studenti che, grazie alla politica di promozione nei confronti dei giovani, attuata dal CTB, assistevano allo spettacolo, colto all’uscita, sul marciapiede antistante il Santa Chiara: «Con tanto nudo sul palcoscenico, finisce che si concentra l’attenzione del pubblico sul sesso, ma lo fa smarrisce sul senso dello spettacolo».

Un gioco di parole goliardico e sfacciato che, forse, la parte più ironica del giovane Shakespeare avrebbe potuto e saputo apprezzare.

 

versione italiana e adattamento teatrale di FABRIZIO SINISI e VALTER MALOSTI

coreografie MICHELA LUCENTI

scene e costumi DOMENICO FRANCHI

luci CESARE AGONI

suono EDOARDO CHIAF

con

VALTER MALOSTI

MICHELA LUCENTI

MAURIZIO CAMILLI

MARCELLO SPINETTA

e con ELENA SERRA

assistente alla regia ELENA SERRA

direttore tecnico CESARE AGONI

macchinista NICOLA PIGHETTI, FILIPPO MARAI

capo elettricista e fonico EDOARDO CHIAF

scene realizzate nel LABORATORIO DEL CTB CENTRO TEATRALE BRESCIANO

responsabile della costruzione OSCAR VALTER VETTORE

scenografa realizzatrice MICHELA ANDREIS

costumi realizzati da BOTTEGA DEL CENCIO

sarto FEDERICO GHIDELLI

acconciature e trucco BRUNA CALVARESI

amministratrice di compagnia GAIA RICCI

FINO AL 25 MARZO AL TEATRO SANTA CHIARA MINA MEZZADRI DI BRESCIA

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   GuittoMatto