Brescia Città del Teatro (23) – Biagio Vinella, Spazio alla creatività!

Lo Spazio Illich è (come dice il nome, appunto, che richiama lo scrittore, storico, pedagogista e filosofo austriaco Ivan Illich) uno spazio che l’autore, attore, pittore, divulgatore e performer Biagio Vinella ha approntato al numero 22 di Via dei Mille. Un autentco “porto franco” della creatività e della cultura, aperto a poeti, teatranti, artisti, scrittori a patto che… abbiano qualcosa di intelligente, di bello e di non banale da comunicare. Ciò ha portato alla presentazione di una serie di eventi di buon livello che, in breve tempo, si sono guadagnati un consistente gruppo di affezionati che hanno preso a frequentare il locale con con rassicurante continuità e con crescente interesse.

Ieri sera è stata la volta di «Il ritorno», un monologo scritto e portato in scena dallo stesso Vinella.

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La narrazione di un esule sottrattosi con la fuga a un regime oppressivo e tirannico che ha fatto dell’omologazione forzata la sua arma più potente e insidiosa. Alla ricerca del figlio, l’uomo torna nella città ormai ridotta a un cumulo di macerie dopo la devastante e sanguinosta repressione operata ai danni di un gruppo di utopisti rivoluzionari, e…

Una pièce drammatica la cui lettura può essere fatta da diverse prospettive.

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Il primo riferimento è senz’altro quello delle vicende post apocalittiche della evocativa saga a fumetti L’Eternauta (El Eternauta) ideata e scritta da Héctor Oesterheld e disegnata da Francisco Solano López, pubblicata a partire dal 1957. Nel 1969 fu ripresa e implementata con più espliciti richiami alla situazione politica sudamericana dell’epoca con le illustrazioni di Alberto Beccia che ne fece un autentico capolavoro amato in tutto il mondo. Non mancano però alcuni passaggi che possono riportare, seppure ovviamente in un contesto del tutto differente, a,l ritmo narrativo e a certe inquietanti atmosfere sospese tipiche della scrittura di Howard Phillips Lovecraft.

Venendo all’attualità, appare chiaro il riferimento alla crisi pandemica, tutt’altro che risolta, e a una sua gestione strumentalmente autoritaria.

A me personalmente, però, e sono convinto che anche molti degli spettatori presenti abbiano provato un’identica sensazione, in questo particolare e tragico passaggio della Storia, quelle macerie in cui è ridotta la città in cui fa ritorno il protagonista, siano del tutto simili a quelle delle città martiri dell’Ucraina devastate dall’aviazione e dall’artiglieria degli invasori, come Kharkiv, Chernihiv,  Kherson,  Kiev, Mariupol e Volnovakha. Stesso lo sgomento dei sopravvissuti, il rimorso di essere stati altrove durante la strage, il dolore delle amicizie e degli affetti persi, la repulsione verso quella bestia selvaggia e immonda che si chiama guerra.

Intensa e sofferta la recitazione dell’autore e interprete, essenziale ma coinvolgente la scenografia, meritati i convinti applausi finali.

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