Ne aveva scritto sul Corriere della Sera meno di un mese fa, all’indomani del fortuito (e fortunato) ritrovamento della base del rivellino di piazza della Repubblica a opera degli operai della A2A e, venerdì prossimo; venerdì pomeriggio il giornalista Costanzo Gatta ne parlerà presso la sede della in uFondazione Civiltà Bresciana, insieme a Nicoletta Carioni, l’attore Daniele Squassina e l’architetto Giusi Villari n dotto talk show artistico-cultural-storico sulla nuova collocazione dei reperti.
Insomma, grazie al teleriscaldamento (con buona pace di chi ne contesta l’utilità e la compatibilità ambientale), proprio davanti al palazzo dei sindacati, è saltato fuori un bel pezzo delle cosiddette mura venete e, in particolare dell’antica Porta di San Nazaro.
Sì, ma che cosa è, un “rivellino”?
Nulla a che vedere (naturalmente) con l’omonimo calciatore carioca Roberto Rivellino (vincitore tra l’altro di 3 coppe del mondo nel 1970, 1974 e 1978 e inserito dal maestro Pelè nella lista dei migliori giocatori sudamericani di sempre.
No, il rivellino (o revellino) di cui si parla in questo articolo è un tipo di fortificazione indipendente generalmente posto a protezione di una porta di una fortificazione maggiore. La grande diffusione della struttura, soprattutto nell’ambito della fortificazione alla moderna, ha diffuso la parola in tutta Europa (in inglese e francesce Ravelin, in spagnolo Revellín, in portoghese Revelim) ma ne ha contemporaneamente sfumato il significato cosicché spesso sono etichettate come rivellini strutture di tutti i generi. La probabile origine va ricercata in una formazione del tipo iterativo RE + VALLARE cioè fortificare di nuovo, da cui un latino tardo REVALLO; dall’analogia con “ripa”, “riva” (che darebbe la forma intermedia RIVALLO) avrebbe, per metafonia A>E portato alla forma RIVELLO. Trattandosi di opere in genere di ridotte dimensioni si sarebbe poi affermato il diminutivo “rivellino”.
(da Wikipedia, l’enciclopedia libera).
Scrive Gatta nel suo articolo:
“Si può approssimativamente calcolare che il diametro fosse attorno ai 70 metri. Il tracciato semicircolare doveva abbracciare l’attuale piazzale della Repubblica. Poi dove oggi iniziano via Fratelli Ugoni e via Vittorio Emanuele al rivellino si allacciavano le mura. Lungo via Vittorio Emanuele esistevano poi torrette di guardia con i romantici nomi di Stelle, Sole e Luna.”
Già quasi novanta anni or sono, in occasione della posa delle fondamenta del Palazzo dei Sindacati, erano emerse alcune vestigia murarie, prontamente (ma invano) segnalate dagli operai alla direzione dei lavori cui premeva, soprattutto, poter inaugurare il nuovo fabbricato in tempo utile per festeggiare l’ottavo anniversario della Marcia su Roma.
“Quelli venuti alla luce sono dunque i resti del rivellino della porta San Nazaro, saltato in aria nel 1769 per un drammatico scoppio delle polveri. Accadde alle 4 del mattino durante un temporale. Tutta colpa di un fulmine piombato su uno dei 2800 barili che contenevano 234.822 libbre di polvere.” ricorda ancora Costanzo Gatta.
“La città pianse oltre 500 morti: 270 i rinvenuti, altrettanti rimasti per sempre sotto le macerie, 276 infine i feriti. Al di fuori delle Chiusure si contarono 6 morti.I resti trovati verranno valorizzati. Il come è ancora da studiare e secondo le direttive della Sovrintendenza.”
La Fondazione, senza scopo di lucro e per l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale, ha come fini la ricerca, la documentazione e lo studio della storia, della vita, della tradizione e del patrimonio culturale lombardi, con particolare riferimento a quelli bresciani e, come tale, favorisce, promuove ed attua ogni attività ed ogni iniziativa che abbia attinenza con le proprie finalità istituzionali.
In particolare la Fondazione (presieduta da Monsignor Antonio Fappani): – incrementa (anche con il contributo di altre Istituzioni, Associazioni, Enti pubblici e/o privati e di singole persone) la raccolta di documenti, di studi e di materiale librario afferenti le proprie finalità; |
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Appuntamento venerdì pomeriggio a partire dalle 17 presso la sede di Fondazione Civiltà Bresciana in Vicolo San Giuseppe 5.
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Bonera.2