La recitazione è certamente un atto in grado di indagare le profondità più varie e recondite del reale: un po’ ambito disciplinare, un po’ parte della condizione umana, recitare vuol dire mettere in gioco il mondo.
E il termine gioco non è casuale. Non è una coincidenza infatti che nella lingua inglese la parola designata ad indicare l’azione dell’interpretare sia play, che normalmente significa giocare, certo, ma nasconde anche in sé l’elemento primigenio di quel “fare” che sonda, smonta e ricrea il mondo, quel mettere in scena o nella vita di tutti i giorni quello scarto che pone in discussione l’uomo attraverso l’enigma dei suoi stessi gesti.
Abbiamo il piacere di avere qui con noi un’attrice che nel corso della sua vita artistica ha saputo muoversi con disinvoltura tra teatro, televisione, danza e musica trasmettendo la grande passione per arte e recitazione/gioco che dal suo spirito si rivela.
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Dunque un caloroso benvenuto a Francesca Marti. Ciao Francesca! Prima di tutto, come stai?
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Ciao! Bene, grazie. È un piacere conoscerti!… ed essere qui!
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Ti assicuro che la cosa è assolutamente reciproca! Francesca, il tuo palmares è veramente ricco e folto: dai primi esordi a teatro a sedici anni, passando per i vari tour in giro per l’Italia e in seguito per la televisione che ti ha dato l’opportunità di sperimentare ulteriormente nella tua arte. Una domanda sorge spontanea: da dove arriva la tua esigenza di recitare?
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Arriva da lontano ma fondamentalmente da vicinissimo. Credo che l’infante che tutti ci portiamo dentro saprebbe rispondere molto meglio di me se sapessi solo come interpellarlo a comando! (sorride). Ho la sensazione che i primi anni della nostra vita siano un grande laboratorio teatrale in cui giochiamo a creare e a disfare. Per poi ricreare ancora. Ecco: forse tutto è scaturito da lì, qualcosa si deve essere nascosto in valigia giungendo clandestinamente fino agli stadi più avanzati della vita in cui il recitare si è esteriorizzato.
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Hai lavorato anche con nomi prestigiosi del panorama televisivo italiano come Enrico Brignano, Lino Banfi, Alessia Marcuzzi e tanti altri. Cosa mi dici del tuo percorso in TV?
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È stato un percorso molto intenso che ha richiesto tutta la mia propensione all’ascolto. Mi sono messa in gioco su più fronti all’interno del vasto calderone della televisione e ho estratto da me stessa ruoli e capacità che neanche sapevo di possedere. Ne vado molto fiera!
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Che cosa cerchi, realmente, nella recitazione?
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Un contatto con l’aldiquà, credo. Un contatto con tutto ciò che quotidianamente ci lambisce, che solo percepiamo, ma che faticosamente cerchiamo di fermare per capirne di più. E infine restituirlo sul palco, davanti ad un microfono o a una telecamera.
La musica è un altro elemento che compone i numerosi colori della tua tavolozza. Come credi che questa si sposi con il lavoro dell’attrice e in che misura senti che essa possa veicolare il messaggio di uno spettacolo?
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La musica è come un corpo sulla scena. Ha lo stesso peso di un attore in termini di incidenza sullo spettacolo. Essa è inoltre portatrice di una magia perché scaturisce da lontano e come una pantera si getta su chi la sente, indipendentemente dal genere o dal ritmo. Amo la musica e amo cantare, è un modo di comunicare potente e liberatorio.
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Siamo giunti quasi alla fine Francesca, ma prima del congedo… qualche progetto nuovo in cui sei impegnata attualmente?
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Al momento sono impegnata in una parte davvero interessante. Non posso dire molto altro, anche per scaramanzia, a parte che il dramma si intitola «L’Erborista» e tratta di un tema molto delicato.
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Davvero non puoi rilasciare neanche una piccola, innocua dichiarazione a riguardo?
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Intanto che si tratta di una coproduzione tra Enfi Teatro e Le Ombre di Platone, il che è già di per sé una garanzia di qualità. Si tratta di un dramma sociale, una storia tratta da oscuri avvenimenti avvenuti nel nord del Paese negli ultimi trent’anni e che hanno coinvolto numerose donne. Patrizio Pacioni e Federico Ferrari sono coloro che hanno documentato e scritto questo lavoro e Salvo Buccafusca è colui che si sta impegnando a dirigere i lavori per portarlo in scena: ti dico solo che la primissima sarà al teatro Parioli di Roma il prossimo diciotto Marzo.
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Annotato sul taccuino. Grazie per la chiacchierata Francesca e in bocca al lupo per i tuoi prossimi passi nel mondo dello spettacolo!
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Grazie a te e viva il lupo!