Prima di un ciclo di tre letture in programma al Teatro Sant’Afra per tre settimane di seguito (lunedì esclusi), riunite sotto il titolo «Il nero, il rosso, il blu» prodotte dal C.T.B. Centro Teatrale Bresciano e ideate e interpretate da Maria Paiato, si è appena conclusa la messa in scena di «Le due zittelle», tratta da un testo di Tommaso Landolfi. Luci di Cesare Agoni, abiti di scena di Paola Bellinazzi, collane di scena di Miranda Greggio.
La storia è lineare ma, al tempo stesso, originale e allegorica, per non dire ironicamente provocatoria. Le sorelle Lilla e Nena, che vivono insieme alla dispotica madre (fino al tragicomico decesso di lei) e alla Fantesca, possiedono una scimmietta da compagnia. Le suore del vicino convento, un certo giorno, si presentano alla porta di casa denunciando i raid notturni dell’animale goloso, a quanto pare, di vino benedetto e di ostie consacrate. Accertato l’effettiva responsabilità del delitto, l’improvvido quadrumane viene sottoposta a un grottesco processo da inquisizione che porterà a un’irrevocabile condanna a morte.
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Se con questo trittico si è voluto effettuare un esperimento, mi preme dirlo subito, almeno a giudicare dal primo appuntamento si tratta di un successo.
Così come credo che scrivendo che Maria Paiato è (ed è stata anche stasera) un’attrice semplicemente straordinaria, non sorprenderò nessun buon conoscitore di teatro. Nella situazione più difficile che ci possa essere per un attore, senza scenografie, senza significativi aiuti da parte delle luci o dell’accompagnamento volutamente (entrambi) di tipo minimal, ha dato davvero il massimo, dando vita e caratterizzando in modo incisivo sia i personaggi principali che quelli secondari magistralmente descritti da Tommaso Landolfi. Ha saputo soprattutto, con quella magia che riesce pienamente solo sul palcoscenico, dare spessore e condividere con gli spettatori gli accenti insopportabilmente monocordi di una vita grigia e di uno sparagnino benessere (quelli delle due sorelle e del piccolo mondo ottuso e codino che le circonda).
È riuscita, inoltre, nella non facile impresa di trasmettere con assoluta fedeltà ed efficacia il messaggio di una narrazione satirica in superficie quanto sottile nel profondo, teso a sottolineare i pericoli di un conservatorismo che vede in chiunque si opponga al pensiero comune (in questo caso il giovane sacerdote che si oppone all’inutile e crudele esecuzione della scimma) una pericolosa specie di eretico da reprimere ed emarginare.
Insomma, un evento per palati fini che, però, grazie alla riuscita coordinazione di testo e voce (e anima, aggiungo) può interessare e deliziare anche i neofiti.
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GuittoMatto