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Si è tenuta stamattina al Teatro Sociale la consueta conferenza stampa di presentazione delle produzioni del Centro Teatrale Bresciano (in questo caso in collaborazione con il Teatro Biondo di Palermo) in procinto di andare n scena in città,
Come di consueto introduce Gian Mario Bandera, ricordando l’importanza e il fascino del debutto stagionale 2021/2022 segnato da《Il delirio del particolare》 che arriva in un momento quanto mai complesso, caratterizzato dalla difficile gestione del repentino passaggio dal 50 al 100% nella fruizione delle poltrone del teatro. Un cambiamento che al CTB si sta facendo di tutto per velocizzare quanto più possibile.
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«Una ripartenza storica che sono felice venga celebrata con un’opera scritta da un drammaturgo contemporaneo italiano giovane e messa in scena da un giovane e talentuoso regista avvalendosi di un cast di grande valore. Un impegnativo lavoro che, pronto da un anno, arriva finalmente in palcoscenico.» sottolinea poi Camilla Baresani Varini.
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«Sono molto contenta anch’io della ripresa dell’attività, ovviamente…» dichiara una visibilmente emozionata Maria Paiato «…ma anche un po’ spaventata dall’idea che si possa (finalmente!) ricominciare un’attività ordinaria, cioè così com’era prima della pandemia, o quasi.» confessa però subito dopo.
«E il tutto accade attraverso un testo bello. poetico e profondo, l’opera ideale che mi consente di dare vita a un personaggio di grande spessore. Spettacolo gentile e delicato ma anche non sprovvisto di ironia, in alcuni momenti anche tranchant.»
Interviene poi il regista Giorgio Sangati, mettendo in risalto che quella portata in scena è una storia contemporanea che parla anche di memoria. «Mi sento onorato di lavorare con attori di grande talento ed esperienze e sono felice di farlo qui a Brescia, città che ha sempre ospitato con grande affetto ed empatia le mie attività. Un testo in cui, attraverso la storia di Carlo Scarpa (uno dei più grandi maestri di architettura del novecento) si afferma e si dimostra che la bellezza (frutto più raro e prezioso di quanto si possa reputare) è frutto di tanta cura e di indefesso lavoro.» è la sua dichiarazione.
Carlo Valli ricorda come, più o meno un anno fa, la compagnia fosse arrivata alla soglia del debutto allorché, all’indomani della prova generale, fermati dalla recrudescenza del virus, furono costretti a tornare, mestamente, a casa.
«Riannodare il filo reciso proprio qui a Brescia, che è realmente una città in cui il Teatro è amato, praticato e frequentato con singolare passione e amore, è ancora più bello.»
«È stato un autentico privilegio avere partecipato a questa messa in scena con Giorgio e gli altri compagni di avventura» si associa convinto Alessandro Mor la compagnia. «A un anno di distanza da allorché vivemmo insieme, in questo stesso posto, una situazione drammatica in cui l’attenzione era tutta rivolta a quanto accadeva fuori e questo teatro appariva un rifugio sicuro.»
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Delle considerazioni di commiato si fa carico ancora Camilla Baresani Varini, mettendo in luce come la scelta del testo di Vitaliano Trevisan sia legata alla storia di un grande architetto italiano con la memoria al centro ma anche, soprattutto, con il racconto della Bellezza portata avanti da un grande artista che lavorava sodo per dare cose buone alla gente e lustro all’Italia.
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