Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.
Non sarà certo su queste pagine che ci si straccerà le vesti di fronte all’ennesima operazione di spoils system messa in atto dal governo guidato da Giorgia Meloni.
Pratica piuttosto brutale ma ormai largamente consolidata nella vita della prima e seconda repubblica dell’amata Italia e (probabilmente) destinata a perpetuarsi nella terza, nella quarta e così via in saecula saeculorum amen. Ad aver attratto e attirato l’attenzione di chi scrive, però, in occasione della recente “squalifica” (ampiamente nell’aria) di Roberto Saviano, è qualcosa a tale prassi collegata ma, in un certo senso, dotata di una sia pure sconcertante e perversa propria natura.
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Si tratta di questo: nel caso specifico sembra che, come si suol dire, insieme all’acqua del bagnetto sia stato gettato via anche il bambino. Anzi, ben quattro bambini: insieme al licenziamento in tronco dello scrittore partenopeo, infatti, da parte della finalmente redenta e patriottizzata RAI, si è deciso che saranno oscurate (ovvero letteralmente buttate nella discarica, per non dire nella tazza del cesso), ben quattro puntate del programma «Insider – Faccia a faccia con il crimine» (titolo piuttosto accattivante e intrigante, per dire la verità) già realizzate e pronte per la messa in onda.
Generando di conseguenza un danno economico valutabile nell’ordine (se sbaglio qualcuno mi corregga, e ne sarò ben felice) di diverse centinaia di migliaia di euro.
Messa da parte ogni pur del tutto rispettabile obiezione dì carattere ideologico e altre quisquilie tipo libertà di stampa, servizio di informazione pubblica, libera manifestazione del pensiero etc. etc. ciò che mi indispone non poco è l’insensato spreco di denaro pubblico (ricordo ad abundantiam che al bilancio RAI contribuiscono con la propria pecunia sia chi sta scrivendo sia chi leggerà questo post) che balza agli occhi come stramaledetta e sempre presente ovvietà non percepita.
Insomma, l’uovo che neanche Colombo riuscirebbe a tenere dritto in verticale, stavolta risulta del tutto incommestibile, per non dire velenoso.
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Il momento dell’ovvietà non percepita :
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Veniamo al dunque.
Si vuole cacciare dai canali “pubblici” un bastian contrario scomodo e invadente, nonché tacitare a tempo indeterminato la voce molesta del reprobo Saviano?
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E davvero questo al tempo stesso il problema e l’obbiettivo?
E sia. Si metta alla gogna il reprobo e poi via!, possibilmente con un calcio nel sedere.
Peccato solo, come già si è avuto modo di rimarcare, che la mancata programmazione e messa in onda di quanto già finanziato e realizzato (le famose quattro puntate) impedisca alla RAI di intercettare un congruo numero di spettatori e -di conseguenza- di sponsor capaci di generare ricavi da inserzioni pubblicitarie idonei a sostenere i costi di produzione già sostenuti, magari lasciandoci attaccato persino un minimo di utile…
Tutto ciò premesso, qualcuno è in grado di spiegarmi al di fuori di ogni furore ideologico-iconoclastico, perché si sia deciso di perpetrare un simile spreco?
Un po’ quel che accadrebbe, ove mi si consenta un paragone terra-terra, allorché in occasione del licenziamento di un panettiere il proprietario del forno decidesse di eliminare anche tutte le pagnotte e i i biscotti lavorati nel corso dell’ultima notte di lavoro.
E queste sì che sono cose che non si fanno.
Anzi: che in un Paese che si voglia (e si possa) definire normale non si dovrebbero neanche pensare.
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Patrizio Pacioni (*)
(*) Scrittore, drammaturgo e blogger