Quanto sarebbe bello se davvero la pace potesse mettere… le Ali!

Non si tratta solo del Teatro, ma di ciò che lo circonda e abbraccia. Una scuola di creatività a 360 gradi dove s’insegna (e soprattutto s’impara) una creatività declinata sotto molteplici forme: musica, canto, ballo, recitazione, artigianato…

Insomma, un cuore pulsante armato di tutta la serenità del mondo (quella che un gruppo coeso di suore Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei poveri, provenienti dall’altra metà del mondo, dedite com’è giusto alla meditazione e alla tradizione monastica ma, al tempo stesso, attente anche alla formazione dei giovani e all’attualità culturale, dunque al mondo. Si sta parlando del Teatro delle Ali di Breno, alta Val Camonica, locale accogliente e dotato delle migliori e più aggiornate tecnologie dello spettacolo, dove è andato in scena con successo (sia in termini di affluenza di pubblico che di consensi registrati) il debutto del musical Pace dono e conquista – Tocca a te, scritto e diretto da Lorenzo Trombini per Accademia Arte e Vita.

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Lorenzo Trombini

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La trama:

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Due aliene si posano con la loro futuristica astronave su un pianeta
collassato, imbattendosi in ciò che resta (spiriti? anime morte, per dirla alla Gogol?) dei nativi, sterminati da una serie di eventi bellici inutilmente crudeli, quanto idioti e rovinosi e idioti nella genesi e nello svolgimento. Grazie a un reperto archeologico per la loro avanzatissima tecnologia (un tablet?) le due viaggiatrici galattiche sono in grado di ripercorrere le vicende che hanno caratterizzato il corso del ventesimo secolo. Si parte dal divampare della prima guerra mondiale (illuminata, ma solo per un attimo, dal meraviglioso atto di disobbedienza civile e militare che portò alla surreale weihnachtsfrieden, la tregua del Natale del 1914 che vide un gran numero di soldati tedeschi, inglesi e francesi uscire dalle rispettive trincee per fraternizzare nella terra di nessuno a dispetto di quanto ordinato dalle gerarchie). Si passa poi per il secondo conflitto globale, reso ancora più terribile dal folle progetto di sterminio del dittatore nazista e culminato con gli immani olocausti atomici di Hiroshima e Nagasaki, prodromi del proliferare delle armi atomiche che caratterizzò la successiva guerra fredda tra le due massime superpotenze stabilendo il precario e sempre pericolosissimo equilibrio del terrore.

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Per arrivare ai giorni d’oggi, contraddistinti da quella che il pontefice ha definito una guerra mondiale a pezzi, alimentata dalla reciproca intolleranza di intere popolazione, dai più egoisti sovranismi, dalla cieca mancanza di solidarietà, di accoglienza, di inclusione da parte degli abitanti dei paesi più fortunati nei confronti dei dannati condannati ad atroci ed endemiche situazioni di fame, di sete, di sfruttamento, di totale assenza di ogni assistenza sanitaria e di ogni concreta possibilità di autodeterminazione. Insomma, un quadro desolante che turba a tal punto le aliene da indurle a violare la consegna più severa: quella di limitarsi a osservare e rendicontare in modo del tutto neutro ai loro mandanti reggenti del supremo ordine cosmico.

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E forse sarà per il loro intervento, forse, chissà, per una tardiva ma ancora costruttiva resipiscenza, che s’innesta un processo di rielaborazione da parte degli ultimi esponenti della razza umana (alla quale -fin quasi alla fine a loro insaputa- appartengono le stesse navigatrici dello spazio) che potrà portare a un radicale cambiamento d’idee e di comportamenti capace di portare,
almeno, un briciolo di speranza.

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Lo spettacolo:

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Allestire un evento che, sottolineo, vede alternarsi in palcoscenico una sessantina di interpreti tra attori-cantanti-ballerini… e un talentuoso flautista, rappresenta di per sé un progetto piuttosto ambizioso.

Farlo affrontando la trattazione di un problema tanto attuale e complesso alza ancora di un po’ l’asticella da superare. Evidentemente Lorenzo Trombini e i suoi sodali sono dotati del coraggio necessario a farlo, e il risultato del loro lavoro è tutt’altro che trascurabile. Puntuale e fantasiosa la regia, efficaci le scenografie completamente elettroniche curate insieme a luci e audio da Event Service che accompagnano la rappresentazione, insieme alle musiche originali di Piercarlo Gatti e Ferdinando Mottinelli, suggestivi e accattivanti i brani canori creati dagli stessi Gatti (note) Trombini (parole), di buon livello medio la recitazione (ed enorme l’entusiasmo) degli interpreti e l’esibizione di cantanti e danzatrici quasi tutti frequentatori (con evidenti ottimi risultati) dei corsi. A questo proposito meritano una particolare segnalazione sia il lavoro svolto con grande fantasia, perizia e attenzione dalle coreografe Francesca Faini, Roberta Sola, Silvia De Petri e Bernard Shehu che, tra gli interpreti la prova maiuscola di Fabrizio Oby Girelli che, con straordinaria efficacia, presta fisicità e ugola ai cupi crucci del fratricida Caino.

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Elucubrazioni & mal di pancia:

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A riprova di quanto anche un semplice musical possa sollecitare, oltre ai sensi della vista e dell’udito, anche le sinapsi di uno spettatore attento, partecipe e costituzionalmente critico (o rompiscatole, se preferite), mi accingo a concludere questa recensione in un modo del tutto diverso dal solito: una riflessione di carattere al tempo stesso ideologico e filosofico.
Sarà pur vero che la speranza è l’ultima a morire, ma a volte non posso fare a meno di chiedermi fino a che punto ci si renda conto che la situazione politica mondiale si è deteriorata in una conflittualità planetaria permanente (e crescente) al punto che, se provi a usare come fioriere le bocche dei cannoni, arriva un drappello di artiglieri che spara via rose, tulipani, margherite e petunie. Una presa di posizione arida e sterile, una visione fin troppo cinica delle cose del mondo, la mia? No, piuttosto l’esperienza di chi, come me, probabilmente ha vissuto troppi cicli illusione/delusione, autentiche docce scozzesi della mente e dell’anima. Come la stagione degli hippies tutti peace and love, degli “I have a dream”, del tour interraziale del gruppo interreligioso e interculturale di Viva la gente, per chi ancora se lo ricorda: un coro che andando in tournée per tutti i continenti nel corso di oltre una quarantina d’anni di frenetica attività, s’illudeva di poter cambiare il mondo con il sorriso e con la musica folk.

E sono solo pochi esempi tra mille, purtroppo.

Perché l’essere umano costituzionalmente non è buono, né, tantomeno, lo si può costringere a esserlo. Ciò che si può tentare, con immensa fatica, è, al massimo, renderlo un po’ meno cattivo sollecitando il più basso e materiale dei suoi generalmente bassi e materiali istinti: quello di conservazione. Inutile cercare di convincerlo che la pace è bella, che l’uguaglianza è un valore morale di massima rilevanza, che l’accoglienza e l’inclusione sono
etiche. Il solo modo per indirizzarlo a non nuocere al proprio prossimo è fargli capire che, alla fine dei conti, forse non conviene neanche a lui.

«Amico caro, piromane concettuale: quando avrai dato fuoco all’ultimo albero dell’ultimo dei boschi, cosa ti resterà da incendiare, se non te stesso?»

E adesso alzi la mano chi riconosce in sé il coraggio e si ritiene pronto a intavolare e portare avanti con i cattivi, di cui ahimé è infestato il pianeta, un discorso del genere.

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con:

Greta Bianchini, Daniela Amadu, Fabrizio Oby Girelli, Glenda Cossetti, Silvia Veraldi, Davide Manzoni, Francesca Gadini, Mattia Ramus

danzatrici:

Alice Morandini, Alessia Urcan, Anita Cere, Anna Bondioni, Anna Maoret, Anna Bonafini, Ari Bensmira, Beatrice Gazzoli, Beatrice Maffessoli, Chaad Zouhir, Chiara Contessi, Elisa Cominini, Elisa Salanti, Emma Ruggeri, Lucrezia Boniotti, Sara Serrapiglio, Simona Sedani, Selen Moreschi, Giada Salanti, Giada Scolari, Giulia Stefani, Lucrezia Servalli, Lucrezia Boniotti, Martwa Galeota Lanza, Melania Cominelli, Selen Moreschi, Serena Zamboni, Sofia Maffeis, Sofia Morandini, Sofia Taboni, Simona Sedani, Sara Serrapiglio, Tania Benedetti, Viola Laidelli, Veronica Salvetti

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