La memoria marcia da 25 anni… e non si deve fermare

 

Nella strage di Capaci (23 maggio 1992) persero la vita, oltre a Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre componenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sopravvissero al terribile scoppio gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. L’agguato, opera di Cosa Nostra, scattò sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, poco distante da Palermo: alle ore 17,58, al passaggio della macchina di Falcone e di quella della scorta, di rientro in città dall’aeroporto, il sicario Giovanni Brusca aziona una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in una galleria scavata sotto la strada.

 

Nella strage di via Mariano D’Amelio (Palermo) invece, il 19 luglio 1992, vale a dire solo cinquantasette giorni dopo l’uccisione di Falcone, oltre al magistrato Paolo Borsellino perirono  i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Unico sopravvissuto, pur se gravemente offeso dall’esplosione di Antonino Vullo. Alle ore 16,58, non appena il magistrato e la sua scorta si fermarono sotto il palazzo in cui viveva la madre di Borsellino, con un telecomando azionatoa  distanza venne fatta esplodere una carica di circa 100 chilogrammi di tritolo, piazzato in una Fiat 126.

 

  

Ieri a Tempo di Libri, prima edizione della nuova kermesse editoriale di Milano, è stato lanciato il progetto La memoria in marcia, il tour in dieci tappe che porterà da Peschiera del Garda a Palermo l’autovettura (la cui sigla-radio, Quarto Savona 15, non sarà mai dimenticata) sulla quale si trovavano, al momento dell’esplosione gli uomini della scorta che seguivano la Croma di Falcone. L’evento è stato completato e arricchito dall’intervento della signora Tina, vedova del caposcorta Antonio Montinaro.

Una reliquia di straordinaria suggestione e valore morale e civile, che già è stata esposta al pubblico in altre località in occasione di manifestazioni e cerimonie per la legalità e che, nelle intenzioni dei promotori dell’iniziativa sarà utilizzata come “Memoria in marcia” attraverso l’Italia, per dare ancora più rilievo e spessore alla ricorrenza del venticinquesimo anniversario.

Il mese prossimo, poi, a partire dal 23 maggio (vale a dire esattamente 25 anni dall’attentato di Capaci) importantissimo appuntamento al moderno Teatro San Raffaele di Roma, dove sarà portato in scena dalla Compagnia Stabile Assai il dramma «Borsellino e l’Olifante» scritto da Patrizio Pacioni, per l’adattamento e la regia di Antonio Turco.

 

Compagnia Stabile Assai

Fondata nel 1982 da Antonio Turco, responsabile delle attività culturali presso la Casa di reclusione di Rebibbia, si serve dell’attività teatrale come strumento di socializzazione e riadattamento.

La compagnia è formata da detenuti e da detenuti semi-liberi che fruiscono di misure premiali, oltre che da operatori carcerari e da musicisti professionisti. I testi degli spettacoli sono inediti, scritti con la collaborazione di tutti i detenuti.

Nel 2009, la Compagnia si è esibita alla Camera dei Deputati e, nel 2011, in Campidoglio.

Nel corso degli anni, la Compagnia ha collezionato diversi riconoscimenti, tra cui la Palma d’Eccellenza del Premio Cardarelli (2007), il Premio Massimo Troisi nel 2011 e la medaglia d’oro del Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel 2012.

Sulla Compagnia è stato girato il documentario Offstage, del regista Francesco Cinquemani

«Borsellino e l’Olifante» è il terzo dramma scritto da Patrizio Pacioni che la Compagnia porta in scena, preceduto da «La verità nell’ombra» (2015) e «Diciannove + Uno» (2016).

    Valerio Vairo