.
Questa mattina alle 10,30, davanti al Duomo, si è tenuta la manifestazione-flash mob (o “manifestazione silenziosa, come viene definita nella locandina) “L’Assenza silenziosa” organizzata da Freebody Club per ribadire che «La danza, la musica e il teatro sono beni essenziali come il cibo, sono educazione al bello ed espressione dell’essere.»
Da una parte la bellezza, dall’altra la rabbia.
Da un lato la passione per l’arte dello spettacolo, declinata e praticata in ogni sua articolazione, dall’altro più concrete e stringenti necessità economiche.
Esistenze per natura e per scelta orientate e dedicate al Bello contrapposte (o perlomeno sovrapposte) alle necessità di salvaguardia di un valore primario generale come la salute.
.
.
Tutto ciò e molto di più nei pochi minuti cha hanno visto decine di ballerine danzare al cospetto di un cospicuo numero di “osservatori”: semplici passanti e cittadini appositamente giunti sul posto.
.
.
Nell’aria la consapevolezza della situazione non solo di grave disagio in cui versano migliaia e migliaia di operatori dello spettacolo, ma anche del vuoto culturale che il perdurare di questa situazione di stallo espressivo e artistico potrebbe causare, con grave danno subito dalla Comunità nel suo insieme.
.
.
Aggraziati e armonici esteticamente e strazianti psicologicamente (soprattutto per le anime più attente e sensibili) i movimenti languidi e dolenti delle danzatrici coordinate e dirette dall’infaticabile Orietta Trazzi, coinvolti nel profondo tutti coloro che hanno avuto la fortuna e/o l’accortezza di intervenire a questo importante appuntamento.
.
.
Alla fine, alte e forti, le voci di danzatori e attori (tra i quali, con entusiasmo altrettanto “verde” delle giovani ballerine presenti, ho riconosciuto, dietro le suggestive maschere bianche, quelle di Daniele Squassina e Sergio Isonni.
«La danza è la mia vita!», «Lasciateci la libertà di decidere noi cosa è indispensabile per vivere!», «Riaprite la mia scuola!», «Voglio recitare!» e appunto «La danza, la musica e il teatro sono beni primari come il cibo: non toglieteceli!» gli appelli più struggenti, drammatici e significativi.
.
.
Insomma, un testimone di forte impatto consegnato dai partecipanti alla manifestazione nelle mani di coloro al quale è demandato (in una situazione del tutto insolita nella storia dell’era contemporanea ed estremamente e obbiettivamente difficilissima da gestire per chiunque) il grave compito di conciliare esigenze irrinunciabili di tutela della salute pubblica e forse altrettanto importanti e improrogabili necessità manifestate da chi al canto, alla danza e alla recitazione ha sacrificato importanti segmenti della propria vita e che, inmancanza di idonei e immediati interventi “dall’altro”, potrebbero rivelarsi insormontabili.
.
Bonera.2