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Novantasei anni li compie oggi, ma giocando di anticipo (com’è solito fare un Giornalista con la G maiuscola qual è) gli auguri di buon compleanno sulle pagine di Brescia del Corriere della Sera Costanzo Gatta glieli ha fatti ieri.
A proposito di anticipo: la (gran) donna di cui si sta parlando si chiama Lina Tridenti, nata il 16 dicembre 1923 a Pianezza del Lago, sui colli berici, a un tiro di schioppo da Vicenza, messa al mondo (in anticipo, appunto) da mamma Maria.
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Poi sempre di corsa, cercando di prevedere e anticipare le mosse del nemico, perché ogni ritardo, ogni sia pur minima esitazione, poteva significare la morte non so per sé e per i compagni di lotta, ma anche per la causa suprema alla quale si erano votati.
Una figura di donna straordinaria che, nel suo articolo, Gatta tratteggia con simpatia, affetto, ammirazione e grandissimo rispetto.
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Poco meno di un secolo di impegno, di passione politica, di militanza civile, di lotta contro ogni tipo si sopraffazione e, contro ogni tentazione di derive autoritarie,
La pubblicazione di un libro, scritto con Lino Monchieri e pubblicato nel 1982 dal Centro Bresciano dell’Antifascismo e della Resistenza, per fissare un’esperienza unica e indimenticabile.
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E ancora oggi, a chi le chiede il come e il perché di scelte ratalmente temerarie da rasentare il confine dell’incoscienza, «La natura ci ha fatto per la vita» risponde con grande serenità Lina che, dopo la scomparsa di Agape Nulli resta l’ultima testimone dell’epopea delle staffette partigiane.
«Siamo entrate nella Resistenza per amore della vita» .
Una spiegazione talmente bella, talmente competa, che giustamente Gatta pubblica con il dovuto risalto, che mi sembra che non ci sia proprio niente da aggiungere.
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