Ex Libris (60) – Il dono di Paola… con tutto ciò che ne consegue.

Attenzione: la parola dono, soprattutto in un certo tipo di letteratura e cinematogrefia, non è esattamente quella alla quale, nei dizionari dei sinonimi e dei contrari, corrispondono termini come regalo, presente, offerta, omaggio, strenna, gratifica, regalia, mancia, elargizione, erogazione, concessione… etc. etc.

In questo caso, a mio modestissimo avviso, quanto preannunciato ed espresso dal titolo del nuovo romanzo di Paola Barbato (appunto «Il dono» edito da Piemme, in commercio dallo scorso maggio) è più vicino a quanto riportato da uno dei gruppi più legati alla tradizione religiosa:

«Oltre che ai propri consacrati, il Demonio conferisce a ignare persone comuni particolari poteri che possono essere interpretati come doti naturali o segni distintivi da utilizzare per emergere, dominare o aiutare gli altri. Nella quasi totalità dei casi questi poteri sono stati acquisiti per discendenza diretta o per lo sconfinamento nel mondo dell’occulto e dell’esoterismo.Queste persone sono liete di scoprire in se stesse un potere fuori dalla norma, non si interrogano sull’origine di esso, se ne allietano, e rischiano di farne sempre più uso, aprendo così un varco agli spiriti maligni che finiranno per manipolare o possedere il malcapitato»

Ma, come al solito, è meglio cominciare da…

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La trama:

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Cornee, cuore, polmoni, pancreas. fegato, rene destro, rene sinistro. Il corpo di un trentenne deceduto a causa di un incidente stradale regala vita e nuove speranze a sette malati che, senza il trapianto, morirebbero a breve. Quello che ancora non si sa (ma che si scoprirà ben presto) è che il donatore , sotto l’apparenza di un giovane uomo di bella presenza e dotato di un fascino magnetico, è in realtà uno spietato serial killer, tale Valerio Felici, responsabile dell’atroce morte di ben diciannove persone.

Tutto nasce da qui, e scusate se è poco. Dopo di che l’inserimento di una parola misteriosa (“gauna“) ingarbuglia e rende decisamente suggestiva la vicenda e la narrazione. Si tratta di un termine arcano proveniente dalla notte più oscura dei tempi e da paesi remoti, da riti tribali e cannibalismo, che definisce l’attitudine delle varie componenti del corpo umano a cambiare dall’interno l’anima di chi, in un modo o nell’altro, si trova a inglobarle in sé,

Dunque, per la scorbutica ispettrice Flavia Mariani e la sua eterogenea squadra investigativa, non appena si manifestano le prime “stranezze”, prima delle quali il crudele quanto sanguinoso parricidio e matricidio portato a termine da un insospettabile giornalista (prima e anche dopo il fattaccio uomo solitamente mite e gioviale al limite della perfezione) che del serial killer ha ricevuto e ospita il muscolo cardiaco la priorità è una soltanto: si tratta di individuare al più presto chi siano i trapiantati e, soprattitto, che cosa stanno facendo e/o architettando.

«È stato il mio cuore. Non sono stato io» è la frase che l’assassino utilizza per spiegare l’insopiegabile atto di violenza. E tanto basta.

S’ingaggia così una di quelle anaerobiche e sincopate corse contro il tempo e contro le tenebrose trame di un misterioso burattinaio destinate a sfociare in un finale ansiogeno quanto sorprendente, la cui narrazione, lo affermo senza tema di smentite, è una delle attività in cui più si distingue ed eccelle la solida e fantasiosa scrittrice gardesana.

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La  mia lettura:

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A proposito di “dono”: non si può negare che a Paola Barbato Madre Natura ne abbia riservato uno molto importante, visto il mestiere che pratica, completo di tanti sotto-doni a esso correlati. Sto parlando del talento (non so dire in quali proporzioni innato e coltivato) di quanto riassumibile nella definizione di “sapere scrivere”, nelle sue articolazioni di stile , creatività, fantasia e capacità di ideare, costruire e scaricare nelle pagine dei romanzi meccanismi narrativi particolarmente articolati e complessi.

E allora, diciamo subito che questa sua nuova opera non fa eccezione a quanto sopra: nelle 421 dense pagine de «Il dono» (424 se si aggiungono gli ormai consueti greetings), si riesce a mantenere sempre alta e coinvolgente la tensione narrativa, pur mantenendo fino alla fine un rigoroso filo logico.

Racconta la leggenda che i maestri vasari cinesi dell’epoca Ming imprimessero con l’unghia di un dito (tenuta appositamente sempre lunga e tagliente) una minuscola ma visibile screziatura nei manufatti appena portati a termine: un tentativo di scongiurare l’invidia degli Dei nei confronti di tanta magnificenza tecnica e artistica, inarrivabile anche per loro.

È  solo ed esclusivamente in questa ottica, che mi appresto a sottolineare l’unico appunto che mi è venuto in mente nella lettura del romanzo: la complessità dell’intreccio (come nella maggior parte delle precedenti opere) è tale che a un certo punto Paola si sente in dovere di spiegare al lettore cosa sia successo davvero. Peccato, però, che il cosiddetto e classico “spiegone finale” venga in un certo senso a mitigare in chi legge quella tensione che un finale così deliziosamente drammatico richiederebbe.

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Titolo: Il dono
Autore: Paola Barbato
Editore: Piemme
Anno edizione: 2023
Pagine: 432 p.,
Prezzo: € 19,90
EAN:9788856690095

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Paola Barbato, entra nel 1997 nella Sergio Bonelli Editore, nel 2005 nella Rizzoli e da lì verso l’ignoto. Lombarda, nata a Milano, cresciuta nel bresciano, vive ora in quel di Verona con il compagno Matteo Bussola (disegnatore e scrittore), le figlie Virginia, Ginevra e Melania e svariati pet. Qui di seguito i suoi romanzi più belli (e più tosti):

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