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Nell’ormai lontano settembre del 1928, il grande scrittore newyorkese Willard Huntington Wright, meglio conosciuto con lo pseudonimo di S.S. Van Dine, introdusse il suo articolo pubblicato sulla rivista The American Magazine, in cui venivano elencate le venti regole della narrativa gialla, con queste parole: «Il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale; anzi uno sport addirittura. Per scrivere romanzi del genere ci sono leggi molto precise: non scritte, forse, ma non per questo meno rigorose, e ogni scrittore poliziesco, rispettabile e che abbia rispetto di sé stesso, le deve seguire.»
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Non è questa la sede, né l’occasione giusta, ovviamente, per riportarle qui. Ciò che vi posso assicurare, però, è che nell’ottavo episodio della saga del brescianissimo Giudice Albertano non ce n’è una sola che non venga rispettata dall’autore, Enrico Giustacchini.
In «Il giudice Albertano e il caso del giullare triste», dunque, c’è certamente il pieno rispetto dei canoni della letteratura poliziesca, ma c’è anche molto di più-
Appropriatezza e padronanza del linguaggio, eleganza di scrittura, equilibrio narrativo e padronanza della struttura dei capitoli, abile costruzione della trama, ma, soprattutto lo sfoggio di un’erudizione culturale e storica che permette a Enrico Giustacchini, senza nessuno sforzo apparente, di condurre il lettore nel tredicesimo secolo, guidandolo con sicurezza all’interno delle magioni più opulente di nobili e ricchi mercanti dell’epoca, come nei vicoli più oscuri gremiti di plebe senza speranza alcuna di riscatto, nelle selve più intricate, nei carrugi (in questa occasione) che s’intersecavano abbarbicati al porto di Genova. Di descrivere cospirazioni, tradimenti, odi inestinguibili e amori sin troppo appassionati, tali da sconvolgere le menti, oltre ai cuori.
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La trama: nel luglio del 1243, nel giardino di proprietà di uno dei maggiorenti di Genova, città in cui Albertano si trova temporaneamente per motivi legati alla sua attività “politica”, viene rinvenuto, assassinato con una coltellata, un giovane soldato rubacuori. Nei pressi del cadavere, un pugnale, un guanto intriso di sangue e otto vasi di rose damascene. Chi lo ha ucciso? Forse il giullare che è stato visto allontanarsi al galoppo? Albertano, ovviamente, alla fine verrà a capo del mistero, allacciando tutti i fili aggrovigliati dall’assassino… e dal caso.
L’ennesimo colpo (di arco o di balestra, s’intende) tirato magistralmente da Giustacchini e andato a bersaglio, come sottolinea la decisione del Giornale di Brescia di metterlo in vendita nelle edicole, associato al quotidiano.
Da leggere senza esitazioni sia da parte dei bresciani che dei “forestieri”.
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Albertanus causidicus Brixiensis fu un magistrato, filosofo e stimatissimo intellettuale che visse a cavallo tra XII e XIII secolo. Sembra che il trattato dal titolo “Liber consolationis et consilii”, da lui scritto nel 1246, abbia ispirato uno dei “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer.
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Titolo: Il giudice Albertano e il caso del giullare triste
Autore: Enrico Giustacchini
Editore: Liberedizioni
Collana: Giudice Albertano
Anno edizione: 2020
Copertina: Andrea Giustacchini
Pagine: 168
Prezzo:
EAN: 9788885524934
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Enrico Giustacchini, critico, giornalista e narratore, è stato a lungo vicedirettore di “Stile arte”. Ha collaborato inoltre alla pagina culturale di “Oggi” e del “Corriere della Sera”. Attualmente scrive per il “Giornale di Brescia”. Studioso dei rapporti tra arte e moda, ha pubblicato numerosi saggi sull’argomento, due dei quali – dedicati al “tonalismo” di Ottavio Missoni – raccolti in volume. Ha condotto per diversi anni, al fianco di Gualtiero Marchesi, una ricerca sulle autonome potenzialità espressive della forma nell’alta cucina; da critico, ha curato il catalogo dell’attività di importanti pittori e ha realizzato i testi interpretativi di “Bellezza eterna”, straordinario e anticonvenzionale omaggio di Alda Merini e Mimmo Rotella a Marilyn Monroe. Notevole successo ha riscosso il libro “Permette, maestro?” , venticinque interviste ai protagonisti dell’arte internazionale, da Botero a Rauschenberg, da Oppenheim a Yoko Ono. Questo è il suo quarto romanzo, preceduto da “La settimana dello stupore”, “Il quattordicesimo verso del sonetto” (illustrato da Ornar Galliani) e “L’uomo che uccise Gesù Bambino”.
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Il Lettore