Elena Marrone: una mente e un cuore spesi per il palcoscenico.

A tu per tu con Elena Marrone attualmente impegnata nelle prove del dramma «L’erborista», scritto da Patrizio Pacioni e Federico Ferrari, diretto da Salvo Buccafusca che andrà in scena in anteprima nazionale al Teatro Parioli di Roma lunedì 18 marzo. Un’opera di grande drammaticità che, come recita il sottotitolo “una storia nera, quasi vera” è ispirata a un drammatico fatto di cronaca relativo agli abusi di ogni tipo perpetrati per anni da una setta operante nel nordovest d’Italia ai danni di numerosi soggetti fragili-. Una vicenda che, atutt’oggi, non ha ancora completato l’iter giudiziario.

Si tratta di un’operazione importante, sia per la produzione (anzi, co-produzione, visto che accanto alle Ombre di Platone ci sarà nientemeno che Enfi Teatro), sia per la prestigiosa sede del debutto nazionale, fissato il prossimo 18 marzo al Teatro Parioli di Roma. Sia nell’intervista che state per leggere che nelle altre che seguiranno con altri componenti del cast, avremo modo di tornare più in dettaglio in argomento.

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Dunque, Elena: sei nata nell’umbra Terni, dove hai fissato anche la tua residenza. Credo di non sbagliare molto se dico che si tratta di una città che, fino a non moltissimi anni fa, è stata citata soprattutto per la presenza delle Acciaierie; da qualche anno a questa parte, sembra però che abbia innestato una marcia in più per quanto riguarda gli interessi culturali con particolare attenzione all’attività cinematografica e teatrale. Me lo confermi?

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La mia città ha una storia che va molto oltre la presenza dell’acciaieria. È assolutamente innegabile che l’attività della grande fabbrica siderurgica abbia costituito una tappa importante nella nostra storia, ma non va dimenticato che quello di Terni è un insediamento molto antico. Ci sono stati molti tentativi negli anni di dare nuovo impulso alla cultura con il Caos per esempio (un centro culturale che comprende museo e teatro che sorge su un vecchio complesso industriale), il centro multimediale, l’Accademia di Gastone Moschin e di Carlo Rambaldi, l’Università di Scienze e tecnologie della produzione artistica o l’approdo a Papigno di Roberto Benigni con i suoi studi di posa.  Purtroppo non tutti questi tentativi hanno avuto successo e ci troviamo ancora nel vergognoso impasse di un teatro comunale chiuso da più di quindici anni (il teatro Verdi), inaugurato nel 1849. Un locale storico dotato di uno dei primi impianti elettrici d’Italia e con una capacità di accoglienza di quasi mille posti. Speriamo di vederlo di nuovo aperto prima possibile, anche perchè (con i suoi attuali trecento posti) il teatro Secci non è in grado di soddisfare la richiesta di una provincia che conta oltre centoventimila abitanti.

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Una cosa che interessa particolarmente i lettori di questo tipo di articoli è venire a conoscenza di quale sia stata la scintilla che ha fatto scattare negli artisti intervistati l’amore per il palcoscenico e a quando risale questo fatalissimo incontro.

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La mia (immensa!) passione per il palcoscenico è nata con me. Ho iniziato con la danza quando avevo solo otto anni, poi mi sono imbattuta nel mio primo laboratorio teatrale al liceo… e non me lo potevo certo lasciare sfuggire!

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Non mi è difficile immaginare che, da quel momento in poi, si sia avviato quel quel lungo e meticoloso lavoro di preparazione artistica e professionale che costituisce il bagaglio essenziale e necessario di chi ha la seria intenzione di diventare un buon attore.

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Bravo. Le cose sono andate esattamente in questo modo: dopo avere conseguito una laurea in scienze e tecnologie della produzione artistica, mi sono specializzata in produzione cinematografica. Ho anche iniziato a lavorare nell’animazione turistica, prima come istruttrice di fitness e coreografa, poi come responsabile degli spettacoli. Nel frattempo ho frequentato l’Accademia STAP del teatro Brancaccio a Roma.

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E, una volta arricchito il tuo”bagaglio tecnico” e affinato la preparazione, suppongo che siano arrivati i primi ingaggi e i primi incarichi.

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Infatti. Ho cominciato tenendo diversi laboratori per ragazzi e adulti, ho ottenuto e svolto in modo (credo) piuttosto buono l’incarico di dirigere una rassegna teatrale nella mia città e ho partecipato a diversi spettacoli sia come regista che come attrice. Nel frattempo ho cominciato a cimentarmi con l’ideazione e la scrittura di diversi testi teatrali.

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Commedia o tragedia? Sorrisi o palpiti di tensione? Qual è la maschera che preferisci calarti sul volto prima di salire in palcoscenico?

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Quando iniziai a recitare ero solo un adolescente e pensavo che la tragedia fosse la cosa che mi riusciva meglio. Con il trascorrere del tempo, confesso di avere cambiato idea. Ricordo ancora che quando espressi i miei dubbi a una delle registe con cui ho lavorato, lei mi rispose, semplicemente, che “se avevo i tempi per la tragedia avevo anche quelli per la commedia“. Grazie a lei ho iniziato a spaziare di più e mi trovo a mio agio anche nella commedia.

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Ed eccoti arrivata qui, al tuo attuale impegno, vale a dire l’allestimento del dramma «L’Erborista», il cui debutto si avvicina a passi da gigante. In proposito ti faccio due domande: quali sono state le sensazioni e le suggestioni emanate dal testo che ti hanno spinto a imbarcarti in questa impresa e come si svolge il lavoro con il regista Salvo Buccafusca e con i tuoi compagni di lavoro che, pure, i nostri followers avranno modo di conoscere meglio prossimamente.

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Per quanto riguarda «L’Erborista», devo dire che la trama mi ha molto colpito. Ho subito iniziato a fare ricerca, non limitandomi alla storia in sé, ma allargando le informazioni al grave fenomeno trattato nel dramma, in particolare cercando informazioni e testimonianze sull’attività di un certo tipo di sette. Volevo capire come interpretare il mio personaggio (una ragazza che riesce a uscire dalla setta e denunciare) e ho notato una cosa molto inquietante: qualsiasi fosse l’estrazione sociale o la nazionalità delle donne intervistate, tutte mostravano le stesse emozioni e raccontavano la stessa storia interiore. Su questo mi sto basando per costruire il mio personaggio, cercando di capire come si possa entrare nel meccanismo della setta, cosa può portare una persona ad accettare certe cose (che in precedenza non avrebbe mai accettato) e come da questo meccanismo ci si possa a un certo punto risvegliare e “fare la cosa giusta”, uscendo da una spirale di dolore e violenza che, immancabilmente, lascia le persone coinvolte (le vittime) svuotate e sole.

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Ti chiedo un’ultima cosa. Non si tratta di una domanda particolarmente originale, lo ammetto, ma risulta praticamente immancabile in questo tipo di colloqui: puoi anticiparci qualcosa di ciò che vedi nel tuo orizzonte artistico e professionale vicino e lontano?

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Non so cosa mi aspetta il futuro, non so con esattezza cosa voglio fare “da grande”. Spero che il teatro continui a lungo a fare parte della mia vita, perché mi dà una grande gioia ed è qualcosa che da sempre faccio senza rendermi conto del tempo che passa. Spero di crescere come attrice anche se la mia ambizione più grande è quella di essere una regista e di vedere in scena i miei testi.

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E per finire, qui di seguito, a completamento dell’intervista, un elenco (spero esaustivo) delle esperienze artistiche di Elena Marrone:

Laboratorio teatrale liceo classico(regia):
Antigone, Sofocle
Le rane, Aristofane
Le nuvole, Aristofane
Gli uccelli, Aristofane
L’assassino di Germanico, originale
Chi non ha il suo Minotauro? – yourcenar
Laboratorio “teatro sotterraneo “ (regia e drammaturgia)
Casa dolce casa
La nave dei mediocri
Il ruggito della pecora
Il muro

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Rassegna teatrale di drammaturgia contemporanea “Shakespeare è morto (e pure io non mi sento tanto bene)” organizzazione e partecipazione con gli spettacoli originali:
Si sta facendo tardi
Il baule
Compagnia teatrale “la luna errante” (regista e attrice)
Rosencrantz e Guildenstern sono morti
Il maestro e Margherita
Il mercante di Venezia
Sogno di una notte di mezza estate
Madame Bovary c’est moi
Polvere di fata
La Rosa di Gerico

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Attrice:
Decoupage de femme (regia Isabella Russo)
Livietta e Tracollo (regia Paolo Baiocco, prod. teatro Cucinelli)

 

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Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è GuittoCirc.png    GuittoMatto