Brescia Città del Teatro (33) – Mììì! Regia made in Sicily per una commedia dialettale bresciana.

Abbiamo incontrato Marco Passarello, attore, performer, regista e anche arguto scrittore di origine siciliana (anzi, palermitana, come ci tiene a sottolineare lui) che ha scelto Brescia non solo come dimora ma anche come ambito ideale per esprimere il proprio prorompente amore per il palcoscenico e per tutto ciò che allo spettacolo teatrale è in qualche modo collegato. In particolarela sua attenzione e la sua creatività sono incentrate principalmente sull’esplorazione attenta e sempre curiosa, nonché genuinamente ironica (e autoironica) del cosiddetto “prossimo”, sia a livello di rapportoi sociali che di relazioni amorose.

L’occasione colta è quella dell’ormai prossimo debutto di una certa commedia che…

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Marco Passarello non è un personaggio sconosciuto a quegli abituali venticinque visitatori abituali del nostro sito (numero non banale, visto che lo utilizzò l’incommensurabile Alessandro Manzoni per quantificare con un pizzico di modestia e tanta ironia la quantità dei suoi lettori. Lo seguiamo con attenzione sin dai tempi gloriosi del primo Caffè Lettario Primo Piano e dei Clown-Destini di cui si farà cenno anche più avanti, nel testo dell’intervista. La prima domanda, però, è d’obbligo: non farci cercare tue notizie in Rete, per favore, e racconta qualcosa di te e su di te..

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La passione per la creatività a tutto tondo, che tra le mie passioni è assolutamente al primo posto, credo di averla ereditata da mio padre Salvatore, pittore. Di teatro ne ha masticato poco, ma faceva il presentatore di diverse tv private, allora per lo più ancora artigianali ma attivissime sul territorio… e tanto basta: la già nominata creatività non ha vestiti né divise, è tale e basta, e bisogna accettarla e apprezzarla in tutte le sue declinazioni. Quanto a me, ricordo che all’oratorio del mio quartiere nel corso delle recite volevo sempre fare il protagonista. Alle medie entrai a fare parte della compagnia della Parrocchia Sant’Oliva e lì mi potetti cimentare anche con alcuni classici soprattutto di Eduardo. Proseguendo negli studi entrai nella Compagnia Teatrale Universitaria dove fu messo in scena Liolà, ed è perfettamente inutile rivelarvi chi fu in palcoscenico a indossare i panni del contadino Neli Schillaci, detto Liolà.Sempre a Palermi frequentai il primo corso “serio” di recitazione, gestito da professionisti, presso il Teatro Libero.

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Dopo di che ti trasferisti a Brescia…

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Esattamente. Il viaggio l’intrapresi dopo la laurea (2010) e, appena arrivato in città, mi fiondai immediatamente al C.U.T. dove frequentai il corso di mimo tenuto da Elena Serra (assistente del grande Marcel Marceau e scusta se è poco) e dove entrai in contatto, tramite la direttrice artistica Candida Toaldo di autentici maestri della commedia dell’Arte come Carlo Boso ed Enrico Bonavera. E fu proprio con una ragazza del CUT che risponde al nome di Mariangela Sagona, che mettemmo in piedi la compagnia dei Clown-Destini, nata per esibirsi in teatri, in ritrovi, in strada e in ogni spazio utile per fare ridere ma anche per toccare argomenti di un certo spessore e gravità che facessero da spunti di riflessione, spesso dolciamari, per il nostro pubblico. Da qualche anno conduco laboratori teatrali nelle scuole medie e nelle superiori e, attualmente ho intrapreso e continuo a percorrere la strada della stand up comedy.

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E con il passato siamo a posto, dunque, è venuto il momento dell’attualità. Anche perché, in questo momento, io sto parlando con il “regista” Marco Passarello. O sbaglio?

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Non sbagli affatto. Diciamo che alla regia ci sono arrivato per caso (ma anche con grande gratificazione personale e profesisonale), spinto dalla necessità di dirigere la messa in scena di una recita scolastica. Un cambiamento di prospettiva che inizialmente ho affrontato con cautela e con molta umiltà ma che, con il passare del tempo, si è trasformato in un lavoro che apprezzo moltissimo. Questo non vuol dire naturalmente che la recitazione sia mai passata o possa passare in futuro, in secondo piano.

Ed esattamente cos’è che stai dirigendo in questo momento?

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Prima di entrare nel dettaglio, premetto che se c’era qualcosa che non avrei mai potuto immaginare è che un palermitano 100% come me si dovesse trovare a curare la regia di una o più commedie dialettali: con la Compagnia del Gabbiano l’anno scorso è stata messa in scena «Gh’è pjö religiù» e quest’’anno, ormai nell’imminenza del debutto tocca a «Schèrs de la fürtüna» una pièce brillante che in qualche modo si ispira a una celeberrima opera di Eduardo.

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Parlaci allora della Compagnia del Gabbano e fornisci ai nostri affezionati followers bresciani i riferimenti per chi volessero venire a vedere lo spettacolo e sorridere con voi.

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Si tratta della compagnia storica del quartiere Borgo Trento che lavora nel Teatro di Cristo Re di via Fabio Filzi, rinnovato e ristrutturato di recente grazie alla collaborazione tra il parroco don Renato Baldussi e l’Assessora alle Politiche Giovanili e Pari Opportunità del Comune di Brescia Roberta Morelli. Un gruppo dall’età media forse un po’ elevata ma con una passione per la recitazione da giovincelli: e ti assicuro che, se mettessimo le due cose sulla bilancia la seconda peserebbe molto più della prima. Mi piace nominarli tutti, uno per uno: Francesco Mazzocchi, Susi Provezza, Tina Ascione, Enzo Merlini, Angela Boldini, Carlo Mercanti, Tiziana Tomasi, Raffaella Gavazzi, Claudio Isoli, Franco Bertoni e ultimo ma non ulgtimo, l’infaticabile Vito Ronchi.

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Tutto chiaro, ma mi sembra che tu abbia dimenticato di precisare l’orario e le modalità di accesso al teatro.

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Spettacolo sabato 17 dicembre alle ore 20,45 e domenica 18 alle ore 15,45  presso il Teatro Cristo Re come si è detto. Posto unico al prezzo popolare di 5 €. Vi aspetto, anzi, vi aspettiamo!

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