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Katiuscia Armanni, una vita dedicata al teatro e, nel suo caso, non è solo un modo di dire.
Donna di teatro a tutto tondo, per descriverla con una definizione non certo originale ma mai, come in questo caso, perfettamente calzante alla persona e al personaggio.
Insomma, senza timore di esagerare, mi sento di affermare che dall’alba di questo terzo millennio (anche se mi rendo conto che detto così può sembrare un po’ ridondante) Katiuscia sta al teatro bresciano meritevole di emersione come una zolletta di zucchero al caffellatte (o come il peperoncino agli spaghetti all’arrabbiata, per chi preferisce questa similitudine all’altra).
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Ed è per questo che non avrei mai potuto (e soprattutto voluto) esimermi dal farvela conoscere meglio e più da vicino attraverso l’intervista che segue.
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Katiuscia, rompiamo il ghiaccio con una domanda semplice e diretta: te la senti di raccontare da cosa è nata questa tua passione per palcoscenici, sipari, camerini e platee?
Sono nata 46 anni fa, era un caldo pomeriggio d’agosto. I racconti di mia madre, narrano che una piccola me, rallegrava la famiglia, nonni compresi, durante le fredde serate d’inverno con piccoli spettacoli ideati dalla sottoscritta.
Mia nonna Francesca (nonna paterna) mi diceva sempre che il mio era un dono, ed è per questo motivo che Dio mi ha voluta in questo mondo.
Sono ormai più di vent’anni che il teatro e anche in piccola parte il cinema, mi accompagnano nella mia vita! Quest’arte, mi ha salvata da molti dolori, mi ha coccolata come sa fare una mamma protettiva.
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Scendendo più nel dettaglio delle innumerevoli “tappe” che hanno segnato il tuo percorso artistico e professionale?
Da attrice ho avuto molte soddisfazioni e successi, difatti nel 2009 ho vinto un premio come miglior attrice nel concorso internazionale di cortometraggi:” Arnaldo in corto”. Mi hanno diretta molti registi tra questi: Maddalena Ischiale, ( mia indiscussa maestra, è per merito suo se so recitare.) Franco Bertan, Valentina Salerno, Luca Rossi, e ultimo ma non per importanza voglio citare un mio carissimo amico regista, scrittore, un artista a tutto tondo Carlo Alberto Biazzi. Dal 2007 al 2010 ho lavorato professionalmente come attrice all’interno della compagnia teatrale Telaio, questo periodo lo ricordo con immenso piacere e calore nel cuore, perché ho avuto modo di esprimermi in parecchi ruoli e in parecchie spettacoli da professionista, e con professionisti di alto livello. Io, però, che sono una sempre disposta a mettersi in gioco e in discussione, non mi fermo mai, nel 2010, dopo una profonda riflessione e con immensa difficoltà, decisi di mettere da parte la mia carriera da attrice, per dedicarmi alla regia e…
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Aspetta. Fermati un momento qui, perché voglio infilarci una domanda che, immagino, ti abbiano già fatto in tanti, probabilmente in troppi. Facendo un bilancio, ti senti più attrice o regista?
Non c’è problema anche perché non posso fare altro che ripetere anche a te la stessa identica risposta già fornita nelle precedenti occasioni: si tratta di due momenti diversi della stessa inclinazione verso tutto ciò che riguarda il teatro. È stato meraviglioso recitare (e quando capita una valida occasione non mi tiro certo indietro) ma mi piace moltissimo anche creare con altri e per altri, perché creare esprime appieno la mia personalità, e farlo, anche restando nascosta dietro le quinte, mi appaga tantissimo.
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Torniamo al 2010, allora.
Il 2010, già. È l’anno in cui fondai la mia compagnia teatrale Teatranti che, a dieci anni dalla nascita, gode tuttora di buonissima salute. Ho scritto e diretto molti spettacoli e due cortometraggi che mi hanno regalato anche nel settore della celluloide gioie e consensisia da parte del pubblico che della critica. Inoltre insegno anche recitazione teatrale e cinematografica. Non è stato affatto semplice per me, purtroppo spesso il successo provoca invidie e risentimenti, e qualcuno, inevitabilmente, ha cercato di mettermi i classici bastoni fra le ruote, ma sono sempre andata avanti con la schiena dritta e sono riuscita a prendermi non poche soddisfazioni.
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n questo momento di cosa ti stai occupando? Si dice in giro che tu sia impegnata in un progetto importante, puoi accennarcene qualcosa?
Oggi sto lavorando a un testo di Patrizio Pacioni, uno scrittore e drammaturgo, nonché caro amico, molto conosciuto sul territorio nazionale. Ci siamo “annusati e sfiorati” artisticamente da tempo, ma ora è arrivato il momento di lavorare a qualcosa d’importante, e non posso che esserne felice: un progetto affascinante, ambizioso e sfidante che mi tocca profondamente, forse perché individua e approfondisce tematiche sociali a me a cuore, che io definisco e identifico come piaghe sociali.
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«Christine Lea – le serve», così si intitola lo spettacolo di cui Pacioni mi ha chiesto di curare la regia, è destinato ad avere successo, non ne ho il minimo dubbio.. È una pièce ispirata a una terribile storia di soprusi, di violenza e di sangue realmente accaduta in Francia negli anni 30, un dramma un thriller, un giallo, un colpo allo stomaco e al cuore che lascerà gli spettatori con il fiato sospeso.
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Che dire? Hai saputo stuzzicare quanto basta la mia curiosità, al punto che debbo confessare che non vedo l’ora che vada in scena. È già stata scelta una data?
Contiamo di fissare l’anteprima a fine febbraio al Teatro Pax di Provaglio d’Iseo, sempre che l’evoluzione della situazione sanitaria ce lo permetta, naturalmente. Sono ottimista per natura, quindi tenetevi tutti pronti per quella data.
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A questo punto, però, io (e scommetto non soltanto io) vorrei conoscere anche com’è composto il cast.
Tutto qui? Ti rispondo molto ma molto volentieri, perché quello con il quale sto lavorando è un gruppo davvero eccezionale.
Dunque, cominciamo con il nominare Giuseppina Vivolo, che mi assiste nella regia ed Elide Torri che collabora attivamente per le esigenze operative e logistiche… e come insostituibile supporto morale e psicologico. Per quanto riguarda gli attori, bravissimi ed entusiasti, eccoli qui, in ordine strettamente alfabetico: Stefano Comini, Paola Danieli, Erika Fappani, Federica Foresti e Corinne Zanelli, freschissima new entry in sostituzione di Maria Angela Sagona (che ringrazio moltissimo per lo straordinario impegno profuso e per l’appassionata collaborazione) costretta al forfai per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
Ti viene in mente una frase, un motto, per concludere al meglio la bella intervista che hai avuto la disponibilità e la cortesia di rilasciare?
Ho qualcosa di più, la mia frase guida: “Finché l’arte non morirà, la bellezza il mondo pervaderà”
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E noi Katiuscia Armanni vogliamo salutarla con l’immagine augurale di uno dei suoi tanti successi, con la regia di “La città dei matti“
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GuittoMatto
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