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Mi raccomando: non entrate mai da «Tostato» (più precisamente Tostato Specialty Coffees), la caffetteria al numero 28 di Via Fratelli Porcellaga, per chiedere un decaffeinato, oppure un caffè d’orzo o un ginseng: mettereste in imbarazzo i baristi e, quanto a voi, fareste una clamorosa brutta figura: in questo accogliente ritrovo, aperto nel centro di Brescia dal settembre 2017 a pochi passi dalle suggestioni arcaico-nostalgiche di piazza Vittoria , in cui dominano i colori del caffè in tutte le loro morbide e tiepide sfumature, si degusta caffè e solo caffè, di qualità garantita e certificata, proveniente da tutto il mondo e preparato secondo metodologie e procedimenti della più rigorososa tradizione.
Così, dopo avere gustato un ottimo caffè colombiano, prodotto nelLe piantagioni di Leyder Miguel, chiedo al titolare, il giovane, determinato e preparatissimo Alberto Nevola, rampollo di terza generazione di una famiglia che con il caffè e per il caffè lavora già da moltissimi anni, di scambiare quattro chiacchiere. Di seguito ciò che ne è venuto fuori.
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Chi è Alberto Nevola?
Alberto Nevola è un figlio d’arte, uno che si occupa di caffè da quando aveva quindici anni, che nel corso degli anni ha frequentato corsi di formazione su tutta la filiera SCA (Specialty Coffee Association – l’ente più riconosciuto a livello globale per la tutela, l’informazione e la promozione del caffè di qualità) e che continua a studiare e a tenersi informato su tutto ciò che riguarda il settore.
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Che tipo di consumatore di caffè è il bresciano? Quali sono state le reazioni della città a questo tipo d’iniziativa?
I bresciani non possono essere consideratiintrisi di quella viscerale “cultura del caffè” propria, per esempio dei partenopei, ma stanno dimostrando ogni giorno di più di potere e sapere apprezzare la qualità del prodotto consumato, con la disponibilità di pagare una tazzina “particolare”, se necessario, anche qualcosa di più. Aggiungo che, in fatto di gusti, a Brescia e, più in generale, nel nord Italia, prevale la preferenza per la sola “Arabica”, un gusto meno corposo e amaro, più vicino a un gusto eurpeo.
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Qualcosa di più sulla “filosofia” che ispira l’attività di «Tostato» .
Ciò che mi ha ispirato a intraprendere questa avventura è stata la constatazione che il gusto dei consumatori si stava pericolosamente standardizzando, confuso dall’offerta promiscua di altri derivati e surrogati. Occorreva (e occorre) promuovere una nuova e più alta cultura di prodotto attraverso una pratica di spirito “slow food”, l’offerta di caffè provenienti da tutto il mondo (sono circa 150 i paesi produttori) scelti secondo logiche stagionali (che ne garantiscano la freschezza) di rigorosa tracciabilità e di sostenibilità ambientale. Voglio sottolineare, però, di non essere né il primo né tantomeno il solo ad avere effettuato una scelta del genere: ci sono in tutta Italia circa altri trenta esercizi che si muovono e operano secondo le nostre stedsse logiche commerciali.
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Quali sono le prospettive e i progetti del vostro futuro?
In primo luogo l’ulteriore razionalizzazione delle fonti di approvvigionamento e e dei cicli. Un cambio evolutivo di ruolo che ci porti a rivestire, oltre che la figura di semplici importatori, anche quella di produttori diretti. La prosecuzione e l’intensificazione della nostra crescita da ottenere non (o non solo) attraverso campagne pubblicitarie tradizionali ma anche e soprattutto attraverso il mantenimento di un’elevata qualità di offerta del prodotto e di accoglienza nel locale che stimoli un positivo e vivace passaparola tra i bresciani. Insomma, far capire che il nostro caffè, rispetto a quello più “commerciale” degustabile nei normali bar cittadini, è più “fresco” e più differenziato nel gusto su alti livelli qualitativi; a questo si aggiunge l’attività di consulenza per la “formazione al gusto” di cui, qui dentro, i consumatori potranno sempre usufruire a loro piacimento e con la nostra più completa disponibilità.
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Beh, mi sembra proprio che abbiamo finito. Adesso me lo offre un caffè? Se possibile gradirei una tazzina di Kopi Luvak (il caffè più costoso al mondo – NDR): ne avete?
Se anche ce l’avessi mi rifiutere di servirlo: si tratta di uno dei più clamorosi bluff alimentari della storia mondiale: lasciando perdere le assai poco attraenti modalità di produzione (le bacche vengono fatte ingerire da un animaletto chiamato zibetto comune delle palme e recuperate dalle sue feci dopo una parziale digestione) si tratta di un prodotto il cui prezzo è stato gonfiato artificiosamente e in modo spropositato al suo reale valore, senza peraltro che ci sia nessuna garanzia sulla qualità dei chicchi che vengono fatti inghiottire al povero animale. No, piuttosto gradisca questo Panama Gesha” e vedrà ceh non le dispiacerà affatto.
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Sapete che vi dico? Aveva ragione lui. Il Panama Gesha è davvero squisito. Una per volta, però, le specialità di Tostato Specialty Coffees intendo assaggiarle tutte: Etiopia, Brasile, El Salvador… sto arrivando!
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