Quando una realtà è talmente disgustosa, vergognosa e disumana come quella dell’eversione fascista degli anni ’70, per darne una rappresentazione calzante non c’è di meglio che raccontarne in modo per quanto possibile neutrale, limitando cioè al massimo ogni partecipazione emotiva, lasciando che siano i fatti stessi a suscitare in chi legge quel doveroso sconcerto e quel salutare disgusto che deve provare ogni cittadino che s’ispiri a concetti forse passati (purtroppo!) di moda, ma mai erosi dal trascorrere del tempo come “democrazia”, “libero confronto delle idee”, “rispetto dell’avversario politico” ed “eguaglianza”.
Ed è esattamente ciò che fa Paola Castriota nel suo (bel) libro intitolato «Fascisti 70» (Storie di vite estreme) pubblicato lo scorso anno da quell’autentico gioiello della piccola/media editoria nazionale che è Liberedizioni di Brescia.
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Il Libro:
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Con la leggerezza di scrittura permessa da un argomento che di leggero non ha proprio niente, l’autrice tratteggia una serie di ritratti in nero che restano appesi alle pareti della narrazione come i ritratti di famiglia che fanno bella mostra di sé nella casa del tetro protagonista di un film horror.
Sì, perché Giancarlo Esposti, Gianni Nardi, Ermanno Buzzi, Pierluigi Pagliai, Stefano Delle Chiaie e gli altri personaggi minori di questa tragica saga, a pensarci bene, pure se i cognomi sono diversi fanno parte della stessa famiglia, visto che padre e madre comuni sono l’odio e la violenza.
È brava, Paola Castriota. Non solo perché dimostra di possedere una tecnica di scrittura solida quanto fluida, ma anche e soprattutto per l’abilità dimostrata a tessere tra loro, senza che il lettore perda mai la prospettiva globale del racconto, trame diverse ma, inevitabilmente, intrecciate tra loro.
È brava, ancora di più, a trasmettere al lettore, pur con la visione asettica che ne caratterizza il lavoro, il senso complessivo di questo affresco di morte che, sotto le superficiali pennellate a base di deliranti ideali politici, svela la vera natura dei suoi protagonisti, alla ricerca di qualcosa che possa colmare il loro desolante vuoto di vita e una disperante solitudine interiore.
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L’Autore:
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Paola Castriota , laureata in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano, è nata a Brescia nel 1981. Dal 2007 svolge la professione di giornalista, occupandosi in particolare e prevalentemente di cronaca giudiziaria. Ha seguito da vicino l’ultimo processo relativo alla strage di Piazza Loggia (Brescia, 28 maggio 1974). Nel solco del suo costante impegno nei temi relativi a storia, diritti e politica, si è inoltre cimentata nella ricostruzione cinematografica dell’intero processo seguito al tragico attentato e durato complessivamente oltre quarant’anni, firmando la regia del documentario Nero Piombo.
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