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Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.
Si è parlato a lungo (e in modo molto contrastato) della c.d. “Buona scuola”. Quello che avete appena cominciato a leggere, invece, è un articolo nel quale si vuole parlare di una “Scuola buona”, e non è sempre detto che cambiando l’ordine degli addendi (in questo caso delle parole) la somma finale non cambi. Per quanto riguarda l’attinenza con le nostre ormai care Uova di Colombo, invece, vi rimandiamo come spesso accade in questa rubrica, al paragrafo finale.
Cominciamo, intanto, dall’individuare la scuola che ci ha fornito lo spunto di questo articolo.
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Si tratta della Scuola secondaria 1° grado J.F. Kennedy, diretta dalla Dottoressa Paola Buffoli.
In particolare, della classe 3^ D, nello scorso novembre, allorché ci si è trovati ad affrontare in modo parallelo l’approccio (attivo e passivo) al testo narrativo, la storia del periodo risorgimentale e il romanticismo.
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Il progetto è nato quasi spontaneamente in novembre, quando è stato affrontato il testo narrativo e, in parallelo, si è trattato in storia il periodo risorgimentale e in letteratura il romanticismo. Tutto è nato da un tema assegnato come “compito a casa” con questo titolo:
«Abbiamo visto insieme che la prima metà dell’800 è un periodo drammatico ed intenso, in cui l’anelito per la libertà, per l’affermazione dei diritti dell’uomo porta al sacrificio di tante vite umane; lotte fisiche e lotte interiori. Chissà quante storie si sono intrecciate… Sta a voi raccontarne una, seguendo lo schema del testo narrativo.»
Il riscontro ricevuto dagli studenti è risultato talmente valido, per le diffuse caratteristiche di invenzione, originalità, stile e approfondimento storico, che la profe ha pensato bene di dare un seguito al lavoro.
Si è partiti intanto dalla valutazione dei racconti, affrontata in comune attraverso un circostanziato schema di riferimento, sulla base del quale ciascun alunno si è trovato ad analizzare uno o due lavori portati a termine dai compagni.
Sulla base delle osservazioni effettuate dagli studenti e le correzioni (puramente e volutamente formali, dunque non invasive né sotto i profili di contenuto e stile di scrittura) suggerite dalla docente, ogni alunno ha attentamente revisionato il proprio testo e tutti i brani, alla fine, sono stati riuniti in un unico file, con l’intenzione di comporre un libro “firmato” dall’intera classe.
L’esperienza, tuttavia, sarebbe stata completa solo approfondendo anche la fase della revisione del testo. Anche qui, la sensibilità della docente non ha mancato di cogliere lo stupore sorto nei ragazzi allorché, parlando di Alessandro Manzoni, hanno appreso del lungo periodo di gestazione de I Promessi Sposi, dovuto (appunto!) proprio a una lunga revisione legata più che ai contenuti, all’aspetto linguistico.
Ma non è finita qui.
A questo punto la profe (entusiasticamente appoggiata dall’intera classe) ha realizzato come e quanto sarebbe potuto risultare stimolante l’intervento di un “professionista” che si soffermasse proprio sul processo della scrittura: lo sviluppo dell’idea, la stesura del testo e il suo perfezionamento, fino alla pubblicazione.
«La scelta è caduta sullo scrittore/blogger/drammaturgo, Patrizio Pacioni, da me conosciuto da tempo personalmente sia per le qualità narrative che per le finalità sociali e civili perseguite con una importante parte delle sue opere, nonché per la particolare attenzione prestata alle nuove generazioni.»
(parole dell’insegnante, ovviamente, da me qui riportate con piacere ma anche con un certo imbarazzo, visto che Pacioni sono io!)
Letti di buon grado i testi elaborati dai ragazzi e ricevuti in forma anonima, ho accettato l’invito di intervenire in DAD (appuntamento con gli studenti della 3^ D mercoledì 31 marzo dalle 9 alle 11) per interagire con la classe sui temi della scrittura. Da ciò potrebbe eventualmente prendere il via un’ultima revisione dei racconti e, in collaborazione con la docente di tecnologia, la realizzazione di un libro digitale, per il quale ho già dato la mia più ampia disponibilità a scrivere la prefazione.
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Tutto ciò premesso, però, mi sembra che sia giunto il momento di chiedere direttamente a messer Cristoforo Colombo (che è sempre stato persona avveduta e lungimirante) se questo articolo sia pertinente o meno allo spirito della rubrica.
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La risposta (traduco da un genovese un po’ arcaico, misto con note di portoghese e spagnolo) è: «Senz’altro sì. L’ovvietà non percepita, in questa occasione, io la chiamerei quella “dell’albero e dei suoi frutti”.» mi dice annuendo gravemente,con quel fuggevole ma vivido bagliore di luce negli occhi tipico dei marinai di lungo corso: un riflesso della saggezza che solo una lunga pratica del mare può instillare nella mente e nell’anima.
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«Potrebbe essere più chiaro, Capitano?» lo sollecito, curioso e desideroso di interpretare correttamente il messaggio.
«Eppure non è difficile da capire: i pomi non saranno mai dolci e prelibati se il melo che li partorisce non è sano e vigoroso. E, viceversa, la buona qualità di una pianta è garanzia, anno dopo anno, della bontà del raccolto da essa generato.»
Più Uovo di Colombo di così…
Patrizio Pacioni (*)
(*) Scrittore, drammaturgo e blogger
È fonte di grande gioia scoprire l’esistenza nel nostro Paese di “Scuole buone” con insegnanti che non disdegnano di sperimentare nuove vie per il futuro dei propri alunni. Perché scuola e famiglia sono la base per la formazione di ottimi cittadini per il domani. Detto ciò, domanda all’esimio autore di questo ovo: sarebbe possibile assistere o vedere l’eventuale registrazione dell’incontro del 31 marzo? Sono certa che farebbe bene non solo agli alunni della III D!