Le Uova di Colombo (17) – I famelici famosi dell’isola

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Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.

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Smunti, sofferenti, l’abbronzatura tropicale a travisare quel pallore malato che solo i morsi dell’indigenza sanno pittare così bene sul volto dei poveri e degli emarginati, uomini e donne maturi sempre vissuti nell’agio, insieme a giovani rampolli della spcietà dei consumi e del benessere, giocano a fare i naufraghi.

Ecco, «L’Isola dei famosi», reality (ovviamente di produzione Mediaset, pienamente nello stile della casa) stancamente condotto da una Ilary Blasi che vorrebbe sembrare convinta del proprio ruolo, senza peraltro riuscirci, è questo: uno spettacolo francamente sconfortante, le cui regole appaiono ispirate a un cinismo intollerabile: al punto di prevedere che chi compia un elementare gesto di solidarietà verso uno o più dei compagni che, soccombendo in una gara hanno perso anche il diritto al cibo per uno o più giorni, venga a sua volta punito con una drastica riduzione di fornitura alimentare. In questo caso sembra che l’armadel delitto sia stata individuata (niente meno!) in un boccone di lasagna.

Roba che non verrebbe forse in mente neanche agli aguzzioni di un campo di prigionia militare.

Il tutto, ovviamente, in una parodia di “modello didattico di educazione al rigore e al sacrificio”, che perde ogni validità nel momento in cui ciascuno dei partecipanti sa che ha la possibilità di tornare al caldo e ai comodi certamente non spartani della vita di tutti i giorni non appena sente che il pancino comincia a brontolare un po’ troppo.

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Il format ideale, a mio avviso (è solo un sospettoi, intendiamoci, ma non credo di essere troppo lontano dalla realtà) per sollecitare gli istinti pruriginosi e alquanto gretti di quei telespettatori che, esclusi loro malgrado dai privilegi e dallo status della vippità, si consolano vedendo soffrire personaggi che ne fanno parte

Lasciando da parte, tra l’altro, che la parola famosi risulta piuttosto ridondante se riferita alla effettiva notorietà di molti dei personaggi che vengono chiamati a far parte del circo…

Al punto che il titolo giusto di questa trash-trasmissione dovrebbe essere piuttosto «L’Isola di chi è stato o intenderebbe diventare famoso».

Ma questa è tutta un’altra storia. .

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Ed eccoci arrivati a un’ovvietà che davvero mi stupisce non essere stata ancora percepita e che voglio riassumere in un accorato invito: per favore, su argomenti drammatici come quello della povertà e della fame nel mondo, cerchiamo almeno di agire da persone serie.

No, non si scherza con la sofferenza vera. Non è etico, non è morale, non dovrebbe essere consentito lanciare al pubblico, in specie quello più giovane ed esposto a certe suggestioni, messaggi distrattamente vuoti e fuorvianti come quelli che promanano da ogni minuto di trasmissioni come «L’Isola dei famosi» (Ops, chiedo scusa! Mi accorgo di avere distrattamente ripetuto per la seconda volta il titolo di una trasmissione che non meriterebbe neanche di essere menzionata).

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Perché gli affamati di cui noi tutti dovremmo interessarci davvero… sono solo questi.

 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è PatCdSott20Rid.jpg   Patrizio Pacioni (*)

(*)  Scrittore, drammaturgo e blogger

Un commento su “Le Uova di Colombo (17) – I famelici famosi dell’isola

  1. Grazie di averci regalato questa ovvietà che sottolinea come spesso, per amore di odiens, oltre che nel cattivo gusto, si scivoli nell’eticamente vergognoso. Mi si conceda anche un commento “più leggero”: il neologismo vippità è mitico!

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