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Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.
Stavolta l’argomento presenta talmente tanti spunti di riflessione, coinvolge personaggi di spicco, è così importante e mi appassiona a tal punto, che non so proprio da chi e da cosa cominciare. Sì, ok, forse avrei potuto risparmiarmi questa ovvietà, per di più chiaramente percepibile, ma davvero nel momento in cui scrivo sono davvero colto da una severa crisi di “sovrabbondanza comunicativa”.
Va bene, andiamo per ordine e cerchiamo intanto di circoscrivere gli argomenti di cui si parlerà, cominciando lì da dove è sempre meglio cominciare: cioè dall’inizio. Cioè da Marotta e Cafiero.
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Quei pazzi visionari (in senso buono) li incontrai per la prima volta al Salone del Libro di Torino del 2019, in occasione della pubblicazione del mio dramma «Amaranto – Amaro amianto» da parte de Il Convivio Editore. Ero con l’amico Lettore che, da quello e da altri incontri avvenuti in Fiera, non mancò di trarre un articolo per questo blog. Esattamente questo (che invito tutti ad andare a riprendere prima di proseguire con la lettura di questo articolo):
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Immaginate la sorpresa, a due anni di distanza, dopo avere acquistato «Guns», uno dei libri usciti recentemente in Italia a firma di Stephen King, mi sono reso conto che in quel libro c’era qualcosa di diverso. Dalla coppia dal nome con il suono straniero Sperling & Kupfer (o da Pickwick in tascabile), inopinatamente, almeno in questa occasione, infatti, si è passati a un’altra coppia di cognomi dall’eco italianissima, anzi decisamente meridionale: Marotta & Cafiero. Proprio così, difficile da credere, ma la casa editrice che lo aveva messo in commercio erano proprio loro.
«Accidenti, ma perché?», mi sono chiesto. «Come si è resa possibile un’operazione del genere?»
Non mi ci è voluto molto, a capirlo.
Intanto «Guns» non è né un romanzo né una raccolta di racconti. Si tratta di un libro “etico”, di un’opera di impegno civile, di un saggio indignato e appassionato contro la lobby dei fabbricanti di armi made in U.S.A. e la potente N.R.A. (National Rifle Association of America).
Venendo alla casa editrice del libro, invece, potremmo definirla un’azienda etica (eccolo il collegamento con con«Guns»!) che, oltre a fare… il suo mestiere, gestisce la originale libreria-bottega-bazar, piazza di spaccio… creativa La scugnizzeria (via Circumvallazione Esterna 20 A, Melito di Napoli).
Melito, Scampia… un territorio senz’altro caratterizzato da gravi problematiche sociali e dall’opera malsana di fazioni malavitose ben radicate e in mano a famiglie criminali potenti quanto prive di scrupoli, ma non certo coincidente con quello mono-narrato (non certo in positivo) da una certa fiction cialtrona diffusa da cinema e TV.
Un territorio abitato da una popolazione sofferente ma non rassegnata le cui parti sane, che ne costituiscono la maggioranza, si stanno battendo anche in questo momento per una rinascita morale e culturale, della quale anche questa (ex) piccola casa editrice capitanata dal cavalier Esposito La Rossa che è riuscita ad aggiudicarsi la traduzione in italiano nientemeno che di un’opera di Stephen King Autore da trecentocinquanta milioni di copie vendute), non è da considerarsi parte secondaria.
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Se a questo (necessario) presupposto si aggiunge la vocazione di Marotta e Cafiero per tematiche che (come abbiamo avuto modo di anticipare) riguardino da vicino il contrasto alla violenza di ogni tipo e di ogni genere, si capirà immediatamente e senza possibilità alcuna di equivoco il senso e lo scopo di questa coraggiosa (avventura) operazione editoriale.
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Arrivato a questo punto, che lo si voglia o no, mi trovo costretto, come sempre accade negli appuntamenti di questa rubrica, a spiegare (sempre che non l’abbiate già capito, cosa di cui dubito fortemente) quale sia l’ovvietà non percepita di oggi.
Il concetto espresso dal Re del Maine (secondo me sin troppo timidamente, per gli occhi di un europeo) è piuttosto semplice: meno armi saranno in circolazione, meno elevata sarà la potenza e la rapidità di fuoco delle armi il cui possesso sarà “consentito”, più sarà facile, in occasione di episodi come la strage di Columbine e altri simili massacri di innocenti (spesso giovanissimi) meno vittime si piangeranno.
«Le automatiche e le semiautomatiche sono armi di distruzione di massa.» è la perentoria opinione di King. «Quando un folle decide di dichiarare guerra ai deboli e ai disarmati, finisce sempre per sceglierle.»
Talmente semplice da capire e condividere che il nostro Cristoforo Colombo potrebbe considerarlo un “uovo cubico” che chiunque (se animato da buona volontà) non farebbe fatica alcuna a tenere in piedi.
Patrizio Pacioni (*)
(*) Scrittore, drammaturgo e blogger