Le Uova di Colombo (36) – Il triste campionato degli affogati

Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.

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In un web che rassomiglia sempre più a una rete fognaria che a una rete informatica si rivelano sempre più numerosi e tracotanti i cosiddetti leoni da tastiera che, trovandosi a confrontare con un ragionamento pacato e razionale reagiscono con la composta pacatezza di un toro quando gli si agita un panno rosso davanti al muso.

D’altronde, rimanendo sempre in termini da bestiario (o bestiarium, vale a dire un testo che descrive animali o bestie e che, nel Medioevo, identificava una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali -reali o immaginari-, accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia), spesso accade che tali esemplari si trasformino in iene che, com’è noto, preferiscono muoversi e cacciare in branco.

Questa volta l’argomento (che in questa rubrica alla fine è sempre e comunque attinente alle nostre amate ovvietà non percepite) riguarda molto da vicino, se non tragicamente da dentro, il mare. Mi riferisco in particolare a due notizie battute con grande risonanza dai media, abbastanza ravvicinate nel tempo: l’affondamento di un barcone carico di migranti al largo della Grecia e la scomparsa di un piccolo sommergibile nelle acque dell’Oceano Atlantico.

Inutile dire che nella già nominata Rete (fognaria) si è subito scatenata la rabbia suscitata dalle (costose) ricerce del sommergibile scomparso, al ritornello di: « È mai possibile che per cinque miliardari annoiati (ma non sono tutti miliardari – NDR) si mobiliti mezzo mondo con spiegamento di mezzi e  della più avanzata tecnologia mentre per il barcone non si sia fatto niente di simile?»

Così, su due piedi, potrebbe apparire un appunto fondato, se non sacrosanto, se non fosse che anche in questo caso c’è un”ovvietà non percepita (eccola!): possibile che non si comprenda che due notizie diverse e tra esse non collegate, se non dall’acqua salata, vadano valutate e affrontate in modo diverso?

Vediamole dunque, singolarmente, in quest’ottica.

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Per quanto riguarda il primo episodio, nessun dubbio che gran parte della responsabilità della strage (si parla di oltre seicento vittime tra uomini, donne e bambini) vada attribuita alla condotta pigra e sciatta, se non criminalmente omissiva (termine forte, ma come sapete in questa rubrica piace chiamare ogni cosa per quello che è), di alcune “autorità” che ha permesso, se non, in alcuni casi in qualche modo favorito) la morte per annegamento dei migranti. Altri migranti, che si vanno ad aggiungheread altre svariate migliaia prima di loro finite a fare da pastura ai pesci nelle acque del Mediterraneo.

Nessuno, se non persone in mala fede, è c’è ne sono fin troppe, in effetti, può negate che per salvare QUESTE vite umane si sarebbero dovute impegnare più adeguate risorse economiche e operative. Non è stato fatto? Allora, invece di ululare alla luna o di frignare, ciò che si deve pretendere con decisione è che chi ci governa profonda in futuro ogni energia disponibile per evitare che in futuro si perpetuino simili stragi d’innocenti. Prima di ogni altra cosa soccorrendo con prontezza, cioè senza esitazioni e senza se o ma, chi versa in pericolo imminente di vita.

Quanto all’altra angosciosa notizia di cronaca, invece, è tutt’altra faccenda.

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Nell’oceano Atlantico un mini sommergibile battezzato Titan (ironia della sorte, considerando i fatti) con cinque persone a bordo è andato disperso. Mentre sto scrivendo questo articolo le riserve di ossigeno a disposizione degli occupanti dello scafo si stanno per esaurire riservando agli stessi una morte orribile. Cosa c’è di sbagliato nel cercare in qualche modo di soccorrere un manipolo di naviganti in difficoltà? Il loro benessere? La loro ricchezza? Che c’è qualcuno che si può permettere tra altri sfizi quello talmente costoso da essere negato alla stragrande maggioranza del genere umano di andare a sbirciare da vicino la carcassa dello stramaledetto transatlantico Titanic?

È dunque ovvio, ancora una volta, che l’approccio, anche in questo caso, debba essere più meditato di un movimento di pancia.

Dunque, qualora si riuscisse a salvare questi naufraghi degli abissi, sarà giusto e doveroso chiedere loro conto, euro per euro, dollaro per dollaro, delle spese che la comunità ha dovuto sostenere per porre rimedio agli imprevisti esiti del loro capriccio. Ma prima bisogna almeno tentare di recuperarli vivi, costi quel che costi…

O c’è qualcuno che ha il coraggio di affermare apertamente il contrario?

Insomma, siamo in presenza dell’ennesimo frutto avvelenato di un populismo acritico quanto irrazionale.

Un classismo alla rovescia che è qualcosa di ignobile. E di pericoloso. Che non pone rimedio all’altro comportamento, omissivo e altrettanto ignobile, di chi lascia andare a fondo un numero impressionante di poveri cristi che come principale colpa hanno quella di essere nati nella parte sbagliata del mondo, ma che a esso si aggiunge in un disgustoso campionato (o supercoppa) degli annegati, con tanto di fazioni di tifosi contrapposte e beceramente vocianti sugli spalti

.o un’ala notissima citazione (ancora più valida ai nostri giorni e nella specifica contingenza) che, a torto o ragione, viene attribuita niente meno che al Padre Dante: «Un bel tacer non fu mai scritto».

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Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è PatRosso.jpg   Patrizio Pacioni (*)

(*)  Scrittore, drammaturgo e blogger