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La notizia è di quelle ghiotte: il temerario giornalista Costanzo Gatta si propone come mattatore della Festa delle Donne con una duplice presentazione del suo ultimo libro, rischiando il mattarello delle fiere Fómne maltrattate da secoli di detti e proverbi malevoli che l’incauto giornalista è andato a ripescare dal passato maschilista di Brescia e circondario.
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Si è cominciato, il giorno 6 marzo, in Loggia, più precisamente nella prestigiosa quanto opulenta Sala Giudici.
L’introduzione è di Laura Cottarelli, neo vice-presidente della Fondazione Civiltà Bresciana.
«Ciò che più mi ha colpito è che tra i tanti detti coniati dalla tradizione maschilista bresciana e recuperati da Costanzo Gatta, non ce n’è uno d’intonazione positiva. Già lo sapevo, naturalmente, ma vederli uno dopo l’altro, per le cento pagine di questo quaderno… »
Passa poi a una diagnosi della situazione ai nostri giorni.
«Da allora molte cose sono cambiate in meglio, è innegabile, ma qualche problema è rimasto. Basta pensare ai pubblicitari che, per promuovere il marchio di uno sciroppo per la tosse o di una lavatrice (per non parlare delle automobili) non trovano di meglio che attingere all’immagine di una donna sminuita a mero oggetto di desiderio e di conquista».
Perché le parole sono sassi, il cui impatto, una volta lanciati, non può essere reso meno dannoso con una risata compiaciuta.
«Le parole violente sono capaci di rendere violenta la più pacifica delle comunità» sottolinea, per non lasciare dubbi residui prima della conclusione.
«In una vera democrazia le donne devono partecipare, e solo un’effettiva partecipazione femminile può fondare e costruire una vera democrazia»
Potrebbe sembrare una ripetizione o, perlomeno un’inutile ridondanza, ma non lo è affatto.
Per l’assessore Roberta Morelli «Forse persino in questi orribili detti c’è qualcosa da salvare: per esempio il fatto che certe battute (che sarebbe riduttivo definire di cattivo gusto) i signori uomini si permettevano di dirle quando erano tutti insieme all’osteria, non certo in casa, in presenza della moglie».
La realtà è che, nel periodo dell’800 e della prima metà del ‘900, prima che si avviasse il pur difficile e faticoso processo dell’emancipazione femminile, sulla base della mancata indipendenza economica e sociale della donna, l’uomo reputava se stesso al centro dell’universo.
Daniela Mena, organizzatrice del Festival della Microeditoria di Chiari, spiega le motivazioni che hanno portato la sua casa editrice, la GAM di Rudiano, a effettuare questa scelta di pubblicazione.
«Non appena ho letto il testo ho accettato la proposta di Gatta. Si tratta di una raccolta di proverbi misogini, certo, ma anche del recupero e della tracciatura di un’importante aspetto della tradizione. Un check letterario utile come pietra di paragone dei cambiamenti e dei progressi intervenuti con il trascorrere degli anni, impreziosito dalle belle e suggestive illustrazioni opera dell’artista Micio Gatti»,
Di grande impatto le letture degli “obbrobri maschilisti” curate da un Daniele Squassina elegante e sornione dicitore, insomma in gran forma, come sempre.
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Il secondo round, per così dire, si è disputato il giorno dopo in un’altra sede di grande prestigio, non solo architettonico: la sede della Fondazione Civiltà Bresciana nell’antico palazzo di Vicolo S. Giuseppe.
Lì, coordinate da Elvira Cassetti Pasini, sono il consigliere del quartiere Centro Storico Nord Tina Venturelli, la giornalista Magda Biglia e la docente universitaria Carla Boroni, a dibattere del libro di Costanzo Gatta, sempre con Daniele Squassina a farsi carico delle letture.
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Titolo: Fómne
Autore: Costanzo Gatta
Editore: GAM
Collana: I lügarì
Genere: Stortia e cultura locale
Anno: 2018
Pagine: 104
Prezzo: 12 €
ISBN: 9788898288670
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Quaderno della collana I Lugarì, dedicato alle donne. “Alle signore di ogni età suggerisco di leggere questo libretto con bonomia e leggerezza e con la consapevolezza che la pretesa superiorità dell’uomo è, in realtà, una gentile concessione… e ai signori uomini useremo la cortesia di non svelarlo”. Dalla prefazione di Laura Cottarelli. Corredato dai disegni di Micio Gatti.
Le margherite sè le sfòia, le röse sè le nasa e le fómne sè le basa – Le fómne e le vache bune le resta ‘n paés – Sè tè öt viver quét, resta pöt. – Chi gha moér, gha pensér – Chi öl tacà a tribulà èl töe moér – La fómna che pipa, che nasa o che cica, dèi diaol l’è cara amica. – Èl piö gran mèret dè la fómna, l’è ‘l saì tàser – Siète dè picinine, mai bune spusine – Chi öl la fiöla basa la mama – Sè ’l-òm èl gha ’l bigaröl e la fómna lebraghe.
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Bonera.2