Che sia stato un feroce omicidio o un drammatico suicidio poco cambia: il fatto è che la Morte, stanotte, ha fatto una passeggiata in città, mietendo una vita nel più sanguinoso dei modi.
Un volo giù dalla sommità delle scale, un capo staccato di netto dal corpo, una pioggia di sangue a imbrattare, come rossa rugiada sui prati, il pavimento di un androne di uno dei palazzi simbolo di Brescia, la torre di Piazza Vittoria.
Della vittima, una donna di 56 anni, si dice che fosse un’anima inquieta, una senzatetto entrata furtivamente nel palazzo per ripararsi dal freddo gelido che impera in questi giorni e, soprattutto, in queste notti.
Una ringhiera tagliente come una ghigliottina che avrebbe separato la testa (ritrovata al secondo piano) dal corpo, rinvenuto esanime nell’androne?
Una povera donna che cerca di tutelare la propria vita per sfuggire all’assideramento e poi decide di togliersela, quella stessa vita, nel più crudele dei modi?
Certo che di questa cosa si parlerà dovunque e a lungo. Se ne parlerà molto, se ne parlerà troppo.
Solo una cosa, al momento, appare certa: un assassino c’è, sia esso un essere umano oppure l’indifferenza di fronte alla solitudine e alla disperazione di chi ci passa accanto. Di capire come e perché si occuperanno gli inquirenti: medico legale, polizia, carabinieri, magistrati.
Chissà se (più o meno è la sua ora, quella in cui si sarebbe verificato il dramma) il fantasma senza pace di Marlene Dietrich che infesta piazze e vie nel cuore di Brescia, di cui recentemente si è avuto modo di parlare proprio su queste pagine, abbia avuto modo, nel suo inquieto girovagare, di assistere personalmente a quanto stava accadendo. E, magari, di mormorare a fiore delle pallide labbre, una parola di pietà.
Bonera. 2